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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Habemus deficit

Il bilancio 2010 della parrocchia di Santa Maria in Colle si chiude in perdita di quasi 100mila euro. Ormai “insostenibili” le spese straordinarie per il restauro e la manutenzione delle chiese. Ma c'è ancora spazio per la carità ai bisognosi

Pubblicato il 29-05-2011
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Da una parte spese insostenibili, dall'altra la conferma dell'attenzione e della carità verso i poveri. E' una medaglia a due facce il bilancio 2010 della Parrocchia di Santa Maria in Colle di Bassano del Grappa, presentato in un intervento dell'arciprete abate mons. Renato Tomasi pubblicato sul bollettino “Vita parrocchiale” distribuito oggi ai fedeli in occasione della Messa domenicale.
Un documento che, al di là delle percentuali e delle cifre, è un interessante indicatore dei fenomeni e delle tendenze sociali - in questi tempi ancora di crisi per moltissime famiglie - nell'incontro e nei rapporti tra la comunità cristiana e la struttura parrocchiale.
Tendenze che - dati alla mano - rivelano una lenta ma crescente disaffezione della comunità rispetto all'istituzione ecclesiastica alla quale, tuttavia, la città continua a rivolgersi attraverso una pressante richiesta di spazi e di occasioni di incontro.

Rilievi fotografici sulla copertura della chiesa di S. Giovanni (foto Alessandro Tich)

Il bilancio 2010 della parrocchia si chiude in perdita: 746.764 euro di uscite a fronte di 647.061 euro di entrate, per una differenza in negativo di 99.703 euro.
Sotto il profilo del bilancio ordinario, si registra comunque un sostanziale equilibrio.
I conti delle spese e delle entrate correnti sono stati fatti quadrare grazie a una netta diminuzione delle spese. E' stato ridotto l'uso delle chiese e anche l'utilizzo del Centro Giovanile è stato improntato al risparmio: con il risultato di una diminuzione del 32% delle spese per acqua e gas negli edifici sacri e del 27% al Centro Giovanile. Per entrambe le realtà, tuttavia, sono aumentati i costi dell'energia elettrica. Per questo motivo, annuncia don Tomasi, “ci vorranno dei tagli ulteriori, mentre non tutti sanno capire la difficoltà oggettive della parrocchia, e c'è chi continua ad avanzare richieste che non si possono soddisfare.”
A poco aiutano - per portare avanti l'ordinaria amministrazione - le offerte dei fedeli durante le celebrazioni, che registrano “ancora una lieve diminuzione”, segno
anche “della riduzione lenta ma continua delle presenze”.
Ma ci sono anche voci in positivo: aumentate notevolmente le offerte per le celebrazioni dei sacramenti (+54%) e dei funerali (+ 75%), anche se il volume complessivo delle offerte raccolte, che non raggiunge i 9mila euro, rimane limitato.
E anche se i cordoni della borsa sono stretti, la parrocchia è riuscita ad aumentare del 13% i rimborsi “alle società sportive ecc. che vivono in Centro Giovanile” e anche la gestione delle sale cinematografiche Jacopo da Ponte e Martinovich, con diverse forme di utilizzo, presenta un lieve utile superando il deficit degli ultimi anni.
“Questo significa - sottolinea l'arciprete abate - che l'appello a contribuire alla vita parrocchiale sta trovando una risposta crescente, anche se molti continuano a ritenere la parrocchia come un erogatore di servizi religiosi, senza nessun impegno di collaborazione.”
“Ci troviamo in una reale povertà di risorse, compresa quella della presenza dei preti” - riconosce don Renato. Tuttavia, nonostante la situazione di deficit, la parrocchia ha “continuato a contribuire, con 15mila euro, al Fondo di solidarietà parrocchiale”, che nel corso del 2010 “ha raccolto e distribuito 64.967 euro a sostegno di forme diverse di povertà, presenti nel territorio e nel mondo”.
A ciò si aggiunge la cifra di oltre 23mila euro raccolta per le necessità della chiesa diocesana e universale (Missioni, Seminario, “Un pane per amor di Dio”...).
“Possiamo quindi dire - dichiara l'abate - che la nostra parrocchia non pensa solo a se stessa e ai propri bisogni, e non rimane estranea al lamento dei poveri.”
Ma è soprattutto sul fronte delle spese straordinarie che il bilancio di Santa Maria in Colle presenta “un esito fortemente negativo”.
Il “rosso” in bilancio deriva infatti “dai continui interventi straordinari per la manutenzione e il restauro delle strutture”. Il che, per le casse della parrocchia, rappresenta un salasso continuo, superiore ai 2 milioni di euro già nel 2009.
Nel 2010 è stato messo a norma il riscaldamento del Duomo e si sono conclusi i lavori per la copertura di S. Giovanni, costata 202.000 euro: somma coperta per circa la metà da contributi pubblici e dalle generose offerte di persone e famiglie (48mila euro in tutto) e per la restante parte dai fondi parrocchiali.
“In più - continua il parroco - si pone ancora la necessità di un intervento importante sulla chiesa di S. Giovanni, gravemente intaccata dall'umidità, con una spesa prevista di 1 milione e 800mila euro, ed è pensabile che in futuro ci saranno altre emergenze da affrontare”.
“La parrocchia - avverte il messaggio dell'arciprete - non ha più (e non può prevedere di avere) le risorse necessarie per questi impegni, che saranno affrontabili solo con una contribuzione straordinaria. Va pure ricordato che la chiesa di S. Giovanni non rientra più nelle esigenze celebrative della parrocchia, a motivo della riduzione delle messe e della sua collocazione. E dobbiamo comunque domandarci se la parrocchia debba continuare ad investire tutte le risorse nelle strutture materiali, quando le esigenze della formazione cristiana, e delle povertà locali e del mondo, diventano sempre più pressanti.”
“L'intervento su S. Giovanni - sottolinea ancora don Tomasi - sarà quindi possibile solo se ci sarà il contributo statale già richiesto e se sarà integrato da un intervento solidale della città: enti, associazioni, persone. Qualche anno fa si era sparsa la voce (incredibile!) che l'abate voleva “vendere S. Giovanni”, e ci sono stati molti interventi sui giornali a difesa di questo monumento. Ora è il momento di andare oltre le parole, e di assumersi le responsabilità necessarie.”

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