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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Politica

Vern-illo tempore

Intervista sulla Polizia Locale all’ex assessore alla Sicurezza Angelo Vernillo, sotto la cui gestione gli agenti, già convenzionati con l’Unione Montana, hanno raggiunto il picco di ore di servizio esterno sul territorio comunale di Bassano

Pubblicato il 24-10-2024
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Domanda da un milione di euro: ma che ci fa Angelo Vernillo sotto la pioggia nella Piazza degli Scacchi (Piazza Castello) di Marostica, come da foto correlata a questo articolo?
Non sia mai che stia progettando di diventare il nuovo Re Bianco della Partita a Scacchi a personaggi viventi, ma collocato tra i pezzi sulla scacchiera sempre e comunque al centro moderato? Di più: che stia forse architettando, conclusa la sua esperienza amministrativa bassanese, di fondare la nuova lista civica Marostica Passione Comune?
Niente di tutto ciò, tranquillizzo il sindaco Mozzo.

Angelo Vernillo (foto Alessandro Tich)

È solo il luogo in cui ci siamo dati appuntamento, arrivando lui per lavoro da Vicenza, per un’intervista che voglio fargli sul tema della Polizia Locale di Bassano, visto che lui ha ricoperto il ruolo di assessore alla Sicurezza - peraltro con ottimi riscontri - con l’amministrazione Poletto e ora che può permettersi di osservare la vita politica cittadina dall’esterno.
E nulla è più indicato che farla in campo neutro, lontani da occhi indiscreti bassanesi anche se i bassanesi, in qualsiasi parte del mondo, sono ovunque.

Lo spunto di questa intervista è un dato relativo alla Polizia Locale sotto la gestione amministrativa di quello che è stato il suo assessorato.
È accaduto infatti che illo tempore, anzi Vern-illo tempore, e precisamente nel 2018, gli agenti del Comando di via Vittorelli hanno raggiunto il picco del numero di ore di servizio verso l’esterno nel territorio del Comune di Bassano.
Quell’anno le ore di servizio esterno entro i limiti comunali bassanesi sono state ben 31.200, il top di performance dal 2017 ad oggi, ben al di sopra delle 24.800 ore di servizio riscontrate nel 2023.
Il dato di cui sopra non è stato reso noto dal Soviet Supremo ma dal sindaco Nicola Finco, in uno dei grafici da lui presentati in occasione della commissione congiunta dello scorso 14 ottobre sulla “verifica della gestione del servizio di Polizia Locale” prima e dopo il conferimento della funzione, nell’anno del Signore 2021, all’Unione Montana del Bassanese.
Una lettura superficiale di questo dato porterebbe a pensare che gli agenti “lavoravano di più” quando non erano in Unione Montana, visto che nel 2018 il Corpo di Polizia Locale stava ancora alle dipendenze dirette del Comune di Bassano.
Ma attenzione, attenzione: nell’anno-record 2018 il servizio di Polizia Locale era già in convenzione con l’Unione Montana, che allora si chiamava Unione Montana Valbrenta.
Il tutto grazie ad un accordo siglato nel 2015 tra il sindaco Riccardo Poletto e l’allora presidente dell’Unione Luca Ferazzoli che aveva fatto nascere il Corpo intercomunale di Polizia Locale del Bassanese, competente anche per gli altri Comuni aderenti all’ente sovracomunale.
Una conferma oggettiva che la funzione di Polizia Locale, se gestita in forma associata e gestita bene, funziona eccome, senza contraccolpi negativi e anzi con lusinghieri risultati di servizio sul proprio territorio per il Comune capofila che all’epoca era ovviamente Bassano. E oltretutto con una maggiore economicità di gestione per il servizio stesso.
E allora, viste le attuali spinte bassanesi tendenti alla “dissociazione” dal servizio associato in Unione Montana, come la mettiamo?

Angelo Vernillo: lei segue ancora le vicende della politica bassanese?
Le seguo nei limiti di quello che riesco a fare, compatibilmente col lavoro. Devo dire, e non lo dico perché c’è lei, che seguo Bassanonet, perché mi è molto più semplice seguirlo, non perché abbia qualcosa contro gli altri media. Però seguo e poi ovviamente c’è un rapporto di amicizia con tutte le persone che sono ancora dentro al consiglio comunale, sia di maggioranza che di minoranza, con cui mi sento saltuariamente.

Qual è in generale la sua impressione sui primi quattro mesi della nuova amministrazione di Bassano?
In generale credo che ci siano dei segnali che sono abbastanza preoccupanti, che sono quelli di una chiusura di Bassano in sé stessa. Non è stato lanciato nessun tipo di apertura o di collegamento. Io mi aspettavo che da un sindaco che comunque è stato per molti anni in Regione, come consigliere regionale della zona, ci fosse una facilità di collegamento con i sindaci del comprensorio, che tra l’altro per la maggior parte sono della stessa parte politica. Non sono state nemmeno prese in mano le questioni che erano in ballo prima della fine della vecchia legislatura, considerando che hanno tre assessori che erano già nella giunta precedente, altri due assessori che erano già nella maggioranza precedente e le uniche due figure nuove sono il tecnico dei Servizi Sociali, la dottoressa Busa, e il vicequestore Campagnolo. L’altra cosa è che le prime azioni sono state quelle di chiusura di dialogo nei confronti sia dei cittadini, vedi la questione delle ecopiazzole, e sia delle minoranze, vedi le ultime situazioni in cui viene tutto rimandato al mittente.

Ecco, tra queste “ultime situazioni” c’è la questione Polizia Locale-Unione Montana. Che idea si è fatto al riguardo?
Io sono molto sorpreso, per due ordini di motivi. Il primo perché è evidente che la convenzione, che ci era stata portata in consiglio comunale nel 2020, sia passata anche attraverso gli assessori dell’attuale giunta ma anche attraverso un avallo politico di Nicola Finco, che all’epoca era sicuramente la persona che aveva investito, all’interno del partito della Lega, in Elena Pavan. L’avevamo approvata segnalando alcune difficoltà, e ci sono i verbali che lo comprovano, soprattutto per quanto riguarda la gestione. Quello era il progetto Scarpellini e avevamo segnalato alcune criticità da un punto di vista di gestione economica. Però l’idea, che avevamo lanciato noi nel 2015 con Ferazzoli e Poletto, era ed è un’idea valida. Poi ho ascoltato e letto interviste che mi sorprendono da parte dell’assessore alla Sicurezza che è un uomo delle istituzioni e sa quali sono i compiti e i limiti di un assessore. Per cui questa cosa mi ha sorpreso, se non con una logica di fare Bassano sempre più piccola.

Da una fonte assolutamente neutra nei suoi confronti come il sindaco Finco, è stato presentato un grafico in cui abbiamo appreso che l’anno di maggiore performance di uscite sul territorio del Comune di Bassano della Polizia Locale è stato il 2018, quando l’assessore alla Sicurezza era lei. Come è stato possibile?
È stato possibile grazie ad un lavoro che avevamo fatto con il comandante Ruaro, che è stato sicuramente una persona importante, ed è stato fatto assieme ai quartieri e assieme anche ai Comuni dell’Unione Montana, perché all’epoca la convenzione con l’Unione Montana c’era già. Non era stata trasferita la funzione, ma la convenzione c’era. Ed è stato possibile perché avevamo messo il vigile di quartiere. Adesso i cittadini bassanesi forse se lo dimenticano, ma in quegli anni noi avevamo ogni giorno, in un quartiere diverso, l’unità mobile e cioè un comando mobile con dei vigili che al mattino stavano ad esempio nel quartiere di Angarano, a Santa Croce, nel centro storico, a Valrovina, a Sant’Eusebio eccetera. Parlavano con i cittadini, parlavano con il presidente di quartiere e verificavano se c’erano delle cose. Avevamo anche vigili in bicicletta, che intervenivano anche in maniera più semplice sui parchi e su altre situazioni cittadine. Facevamo i turni notturni, col Patto Civico. D’estate fino alle 6 del mattino, le notti tra il venerdì e il sabato e il sabato e la domenica. E avevamo esteso i turni di presenza della Polizia Locale fino alle 3 di notte durante il resto dell’anno. Questo ha portato molta più gente fuori, molte più ore di servizio, molta più vicinanza rispetto ai cittadini.

È quindi sostanzialmente un fatto di organizzazione?
Certamente. Queste cose le abbiamo potute portare avanti per l’organizzazione e il lavoro che è stato fatto con gli uomini e le donne della Polizia Locale, che io ringrazio perché si impegnano sempre molto. E abbiamo portato alla possibilità di fornire anche dei servizi all’Unione Montana. Perché io mi ricordo che organizzandoci con le Forze dell’Ordine si facevano dei passaggi in Vallata, anche durante il fine settimana, nelle prime ore delle sera del venerdì o del sabato, quando magari in centro a Bassano la situazione era presidiata dai Carabinieri, dalla Polizia di Stato o dalla Guardia di Finanza. C’erano delle riunioni, che noi facevamo con i rappresentanti delle Forze dell’Ordine almeno una volta ogni quindici giorni, che permettevano di fare una sinergia e di aiutarci reciprocamente in un territorio più vasto, in quella che io ho sempre definito la leadership di servizio che Bassano deve avere.

Senta, ma se c’erano tutte queste cose ed era già in atto la convenzione con l’Unione Montana, perché adesso che la Polizia Locale è “dentro” l’Unione Montana non ci sono più? È un problema l’Unione Montana oppure è un problema di gestione a prescindere dal cappello istituzionale e cioè dall’ente di cui gli agenti fanno parte?
Io credo che sia un problema di gestione a prescindere dal cappello istituzionale. Anzi, l’Unione Montana, da come la interpreto io, è una possibilità ulteriore per la nostra Polizia Locale perché permette ad esempio di andare fuori dai limiti delle assunzioni che ci sono nei vari Comuni e permette quindi di andare extra dotazione organica. Permette inoltre di partecipare a finanziamenti e a bandi ai quali noi avevamo già aderito, ma in maniera più forte. E poi mi risulta che in questo momento in Unione Montana l’assessore alla Sicurezza sia il sindaco di Bassano. Quindi io credo che come sempre ci voglia la capacità e la volontà di sedersi attorno a un tavolo, da parte dei responsabili - del sindaco di Bassano, dell’assessore alla Sicurezza di Bassano, del comandante della Polizia Locale dell’Unione Montana e dei sindaci dell’Unione Montana - per organizzare al meglio possibile gli uomini e le donne, i mezzi, e fare un passo in avanti, non un passo indietro. Perché abbiamo visto che Vicenza sta facendo la “Grande Vicenza” e noi non riusciamo a fare neanche una Bassano un po’ più grande. Sarebbe davvero triste non utilizzare questa possibilità.

Polizia Locale a parte, cosa pensa dell’Unione Montana?
Io ho sempre pensato all’Unione Montana come a un primo passaggio per costruire una Bassano che sia un faro per il territorio con la capacità di essere una guida a servizio e insieme a tutti i Comuni del territorio stesso. Mi è dispiaciuto molto vedere in commissione, quando mi hanno chiesto di assistere, il dispiacere nelle parole dei sindaci dell’Unione che sono intervenuti alla fine, a seduta conclusa, perché prima non potevano farlo. Chi rappresenta i cittadini, che sia una città grande o piccola, si assume una responsabilità importante e quindi deve essere rispettato, sia che sia il sindaco di Bassano e sia che sia il sindaco di Valbrenta, di Cassola o di Rosà. Credo che quello della commissione non sia stato un bel momento per Bassano, al di là di tutti gli arzigogoli che abbiamo visto.

Secondo lei dove sta andando Bassano, dunque?
Mah, io non vedo purtroppo un cammino, una visione, un orizzonte comune. Chi amministra dovrebbe avere la capacità di costruire relazioni con la comunità e coi Comuni vicini, ma di costruire anche relazioni con la comunità che amministra. E invece vedo diktat, vedo decisioni prese a prescindere, decisioni che vengono calate dall’alto, solo per il fatto che si è investiti di una vittoria elettorale che non è stata così ampia come quella di cinque anni fa della Pavan e che quindi dovrebbe rendere gli amministratori attuali un po’ più responsabili e un po’ più aperti all’ascolto e alla collaborazione.

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