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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Lo Sgarbo di Possagno
Rimosso dalla presidenza di Fondazione Canova, dimessosi da presidente del Comitato Nazionale per il Bicentenario Canoviano e oggi anche dimessosi da sottosegretario alla Cultura: il clamoroso tris alla rovescia di Vittorio Sgarbi
Pubblicato il 02-02-2024
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Accidenti: troppe cose in contemporanea!
Nella giornata di ieri sono stato totalmente preso dal summit in Valbrenta con il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi & Friends, evento impegnativo da seguire e da riportare.
Non ho avuto quindi il tempo di occuparmi della notizia battuta sempre ieri dalle agenzie. E cioè l’amaro sfogo dell’ex sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi nei confronti del Comitato Nazionale per il Bicentenario Canoviano e della Fondazione Canova Onlus di Possagno, di cui non è più il presidente. E ho scritto “ex sottosegretario” perché - ed è notizia fresca di oggi - lo stesso Vittorio Sgarbi ha comunicato le sue dimissioni dall’incarico di governo “con effetto immediato”.
Foto Alessandro Tich
È solo l’ultimo episodio di un periodo che per il critico d’arte, esponente politico, personaggio mediatico eccetera è alquanto movimentato, per usare un eufemismo.
Pressato dalla campagna mediatica de Il Fatto Quotidiano e dai servizi di Report, Sgarbi si è trovato dapprima nell’occhio del ciclone per le inchieste di stampa sui “cachet d’oro” per le conferenze da lui tenute, nonostante l'incarico di sottosegretario di Stato, in giro per l’Italia.
Poi l’attenzione, prima de Il Fatto e di Report e poi degli inquirenti, si è spostata sul complesso caso di un dipinto seicentesco del Manetti di sua proprietà, risultato rubato al Castello di Buriasco nel 2013. Circostanza per cui Sgarbi risulta indagato dalla Procura di Macerata per autoriciclaggio di beni culturali.
Nel frattempo, alla Camera, il Movimento 5 Stelle ha presentato una mozione di revoca da sottosegretario alla Cultura nei confronti di Sgarbi, sottoscritta anche da esponenti del PD e dell’Alleanza Verdi-Sinistra, dopo le inchieste del Fatto e di Report sulle sue attività incompatibili con l’incarico di governo e sul presunto riciclaggio del quadro del Seicento rubato.
Il voto sulla mozione era stato fatto slittare dalla maggioranza al prossimo 15 febbraio: le dimissioni annunciate oggi dallo stesso Sgarbi tagliano la testa al toro.
Ma l’episodio che rappresenta la svolta in negativo dell’intera vicenda è stata la scomposta e volgare reazione di Vittorio Sgarbi, tutta video registrata, nei confronti del giornalista di Report Manuel Bonaccorsi di Report a cui ha detto, dopo una sequela di insulti: “Se lei muore in un incidente stradale, io sono contento. Io le auguro che lei abbia un incidente e si schianti, perché fa schifo.”
Era lo scorso 29 gennaio. Tempesta social contro il critico d’arte.
Poco dopo l’annuncio del sindaco di Possagno Valerio Favero della mancata riconferma di Sgarbi alla presidenza della Fondazione Canova, ripreso per primo dal Gazzettino.
Nulla accade mai per caso.
Che qualcosa non stesse andando per il verso giusto a Possagno, lo avevo sospettato ancora lo scorso dicembre.
Il 21 dicembre avevo ricevuto in redazione un invito “del presidente Vittorio Sgarbi e del consiglio di amministrazione di Fondazione Canova Onlus” all’inaugurazione della nuova sezione del Museo Canova “La Gypsotheca e la Grande Guerra” che racconta i danni subiti dal Museo canoviano durante il primo conflitto mondiale, dal momento precedente al bombardamento di Natale del 1917 fino al restauro del 1922.
L’evento inaugurale era previsto il 29 dicembre. Poi però il 29 dicembre è stata giornata di lutto regionale per il funerale di Vanessa Ballan, la giovane vittima di femminicidio di Riese Pio X, e l’inaugurazione è stata posticipata “a data da definirsi”.
Da allora non se ne è avuta più notizia, la data da definirsi è ancora da definire e se questo non è stato il segno di un disagio all’interno della Fondazione, ditemi che cos’è.
Poi, nelle scorse ore, il sindaco di Possagno e vicepresidente di Fondazione Canova Valerio Favero ha dichiarato a mezzo stampa che già lo scorso ottobre, a conclusione delle manifestazioni per il Bicentenario Canoviano, si era deciso di rinnovare il CdA della Fondazione possagnese (che era in scadenza nel 2022 ma è stato prorogato proprio per le celebrazioni canoviane) e che aveva comunicato già a dicembre a Sgarbi la decisione di non procedere al rinnovo del suo incarico.
I tempi, dunque, combaciano.
Per un mese il cambio della guardia è rimasto sotto silenzio, poi l’annuncio del sindaco in risposta alle reazioni social contro Sgarbi per gli insulti e gli improperi registrati da Report.
“La scelta è maturata prima dell’inchiesta - ha precisato Favero al Gazzettino -, ma senza dubbio quanto visto in televisione è tutt’altro che edificante.”
È di ieri invece la contromossa sgarbiana nei confronti di Possagno.
Con un comunicato diffuso alle agenzie, l’ancora sottosegretario alla Cultura ha annunciato “di dimettersi, con effetto immediato, dalla presidenza del Comitato Nazionale per le celebrazioni del Bicentenario della morte di Antonio Canova”.
“Mi scuso - ha dichiarato - di aver promosso centinaia di iniziative e di aver favorito contributi e restauri, e rimetto il mio mandato nelle mani del Capo di Gabinetto della Cultura, Francesco Giglioli.”
Sgarbi ha così comunicato il suo addio alla presidenza del Comitato Nazionale “che ha portato all’elaborazione di mostre e convegni in ogni parte d’Italia e all’estero: Roma, Milano, Napoli, Possagno, Bassano, Treviso, Washington, Chicago, Lucca e a convegni nei quali è stato valorizzato il patrimonio della Fondazione Museo Gypsotheca di Possagno”.
Ed è proprio a Possagno, dove ha dichiarato che “non metterà più piede”, che è indirizzato il suo intervento.
“Le mie dimissioni sono irrevocabili - ha affermato Sgarbi nella nota - e annunciano in futuro nell’ombra per la Fondazione Canova, di cui è confermato vicepresidente il sindaco di Possagno, Valerio Favero. Addio Canova.”
Col “licenziamento” del critico d’arte e non più sottosegretario dalla presidenza di Fondazione Canova, finisce ufficialmente un’epoca: quella delle periodiche incursioni di Vittorio Sgarbi, proprio in veste di presidente dell’istituto canoviano, a Possagno e a Bassano del Grappa.
Basta cliccare il tag “Vittorio Sgarbi” alla lettera V del menù degli argomenti di Bassanonet per ripercorrere tutte le vicende e tutti gli articoli che gli abbiamo dedicato, in particolare dal 2019 al 2023.
Un quadriennio contraddistinto dal conto alla rovescia verso il Bicentenario Canoviano e quindi dalle celebrazioni del Bicentenario stesso, in cui il sempre imprevedibile professore ha dapprima fomentato ripetutamente la contrapposizione tra Possagno e Bassano per poi annunciarne alla fine il “matrimonio” in occasione della mostra di Canova al Museo Civico di Bassano del Grappa.
Battute, attacchi, provocazioni, smentite: davvero oro colato per un giornalista.
Ed è nato così il singolare rapporto di chi vi scrive col mediatico studioso d’arte che, come sanno bene i nostri lettori, nelle conferenze stampa e inaugurazioni varie mi ha sempre chiamato “Tic” e io non ho mai osato correggergli l’esatta pronuncia del mio cognome.
E per fortuna - visto quello che ha detto nei confronti del giornalista di Report - che gli sono stato simpatico.
Il tutto è iniziato ai tempi dei miei articoli sulla Chiara Casarin una e bina, vale a dire sulla allora direttrice dei Musei Civici di Bassano che aveva annunciato sulla stampa che sarebbe diventata anche la direttrice del Museo e Gypsotheca Canova di Possagno, suscitando le ire dello Sgarbi medesimo e generando così l’esito contrario.
E si può ben dire che il tutto è finito, per quanto riguarda le frequentazioni istituzionali dell’ormai ex sottosegretario alla Cultura a Bassano, lo scorso 26 ottobre con il suo intervento alla cerimonia di inaugurazione del riallestimento del Museo Civico e della mostra fotografica di Dorothea Lange.
Già allora nei suoi riguardi giravano le notizie de Il Fatto Quotidiano sui compensi e rimborsi dell’allora esponente di governo per la sua attività di conferenziere.
Poi le inchieste, sia giornalistiche che giudiziarie, hanno continuato incessantemente a girare la vite e adesso la situazione è precipitata nel giro di pochi giorni, fino al clamoroso Sgarbo di Possagno, a cui il presidente rimosso ha replicato con sdegno.
Al netto delle altre vicende che lo riguardano, le tre defezioni del professore - una subìta alla Fondazione di Possagno e le altre due, riguardanti il Comitato Canoviano prima e l’incarico di governo poi, prese di sua volontà - costituiscono un clamoroso tris alla rovescia.
Il non più presidente e non più sottosegretario non l’ha presa bene e questa volta il “Tic” nervoso è saltato a lui.
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