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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Liberté, Acidité, Fraternité
Originale lettera di Luca Maria Chenet sui comportamenti delle varie “tipologie di autisti” che si incrociano sulla deviazione stradale per viale Aldo Moro - Ponte della Fratellanza imposta dalla chiusura del Ponte Nuovo
Pubblicato il 24-08-2023
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La donna è mobile. L’uomo altrettanto.
Sono gli esponenti del genere umano che si siedono al volante della loro auto e si comportano di conseguenza, di fronte agli imprevisti e ai disagi lungo la strada e anche ai comportamenti degli altri: un tema che, da solo, meriterebbe un corposo trattato di sociologia.
Ci pensa comunque Luca Maria Chenet, a modo suo, a tracciarne un breve e originale identikit.
Foto Alessandro Tich
Chenet, volto notissimo di Bassano nonché vicepresidente del consiglio di quartiere Angarano, è “costretto” a percorrere quotidianamente in macchina il percorso di deviazione lungo viale Aldo Moro - rotatoria del Famila, imposto dal blocco della circolazione sul Ponte Nuovo per i lavori di riqualificazione.
E passa oggi, passa domani, durante i “forzati transiti” ha raccolto una “collezione” di comportamenti degli automobilisti obbligati, come lui, a compiere l’inevitabile giro dell’oca.
Ne è scaturito un simpatico, ma per alcuni versi anche amaro affresco delle varie “tipologie di autisti” che si incrociano tra di loro sulla deviazione e sulle deviazioni/scorciatoie della deviazione stessa, nella forma di un “piccolo racconto della quotidianità che stiamo vivendo in questa calda, sotto tutti gli aspetti, estate bassanese”.
Così è se vi pare: in quanto al giro dell’oca in salsa bassanese dobbiamo farcene una ragione, fino alla conclusione della chiusura del Ponte Nuovo per lavori, annunciata nella prima settimana di settembre e comunque con la riapertura di una sola corsia di marcia a senso unico. Sempre che non metta i bastoni tra le ruote il solito signor Salvo Imprevisti.
Fino ad allora i collegamenti est-ovest della città dovranno sottostare alla rivoluzione: la temporanea rivoluzione viaria che per andare da una riva all’altra del Brenta obbliga alla circumnavigazione da viale De Gasperi a viale Vicenza e viceversa.
Ed ecco quindi il mio motto - ispirato dai comportamenti al volante descritti dalla lettera di Chenet che poi leggerete - dell’era rivoluzionaria dell’assessore giacobino Zontaspierre: “Liberté, Acidité, Fraternité”.
Dove “Liberté” è la facoltà di interpretare liberamente il ruolo di conducente di auto privata a seconda della propria indole.
Dove “Acidité” indica l’atteggiamento di molti automobilisti non propriamente concilianti, per usare un eufemismo, nei confronti degli altri.
E dove “Fraternité” non può che riferirsi al punto nodale di tutto questo traffico di varia umanità in deviazione stradale obbligata: il Ponte della Fratellanza, alias Terzo Ponte.
LETTERA A BASSANONET
BASTASSERO I NOMI!
Con la chiusura del “Ponte della Vittoria”, per tutti “Ponte Nuovo”, obbligatoriamente tutto il traffico viene convogliato verso il “Ponte della Fratellanza”, per tutti “Terzo Ponte”.
Tutto questo, sta mettendo a dura prova la ricerca di strade, vie e viette alternative, alla ricerca di nuovi percorsi, per evitare di affrontare le file “mangiatempo” che si formano attorno alla famosa “Rotonda del Famila”.
Ho scelto di riportare il nome “in chiaro”, perché aiuta tutti a collocare geograficamente il luogo di cui stiamo parlando. Parlare della rotonda di Viale Vicenza che collega Viale Palladio e Viale Aldo Moro, potrebbe distrarre l’attento lettore.
La situazione “traffico intenso”, la si può “assaporare” ai massimi livelli nel dedalo di vie attorno a “Villa Angaran San Giuseppe”, nomi di vie per niente famose come via Cavallare, via Golini, via Padre Zanuso, via Cà Morosini e tutte le vie e viette che si trovano in questa zona, e che sono diventate scorciatoie gettonatissime, dove le auto dai primi del mese di luglio sfrecciano a velocità anche molto sostenute.
Si tratta di vie molto strette che hanno un limite di velocità di 30 km/h.
Le vie, spesso e volentieri, fanno incrociare auto nei due sensi di marcia, ed essendo le carreggiate molto strette, non consentono il transito contemporaneo nei due sensi di marcia. Capita quindi che una delle due auto debba accostare in piccole aree di sosta improvvisate e momentanee, come ingressi di abitazioni, prati e spazi alla bell’e meglio, quando ci sono.
Quando due auto si incontrano nella stessa via è come assistere alle scene del film “Sfida all'O.K. Corral”. I due pistoleri, ops autisti, iniziano a guardarsi già da lontano e a mano a mano che le auto si avvicinano, la sfida diventa sempre più intensa.
E qui si scopre un “microcosmo di autisti”, perché giorno dopo giorno emergono varie tipologie di persone.
Andiamo per ordine.
La prima tipologia racchiude persone che vanno perennemente di fretta, hanno sempre e costantemente fretta, viaggiano a velocità molto elevate per il tipo di vie e viette, naturalmente non rispettando il limite dei 30 km/h.
Queste vie sono frequentate, anzi vissute, da bambini che giocano a palla in strada, da biciclette, da pedoni con animali spesso senza guinzaglio. Il transito dei “veloci” mette in pericolo i residenti e quanti transitano magari in bicicletta in tutte queste vie.
La seconda è quella dei “rispettosi”, sono quelli che non corrono ma vogliono che siano gli altri a dare a loro il diritto di transito, questo non sempre accade.
Ne nascono dei “duelli di sguardi” che Sergio Leone invidierebbe.
Ed arriviamo alla terza categoria, quella dei “docili”. Quando incontrano un’auto in senso contrario cercano di non essere d’intralcio, e cercano il primo spazio dove poter accostare per far transitare l’auto che gli viene incontro.
A sua volta, quelli a cui danno spazio si divide in: quelli che fanno un cenno di ringraziamento con la mano e quelli che tirano diritto come se fosse proprio un “loro diritto”.
Immagino che anche in altre zone attorno al “terzo ponte” ci saranno situazioni molto simili.
Il top però dove ognuno manifesta il proprio stile lo si raggiunge nell'immissione, da via Cavallare e da via della Ceramica, nell’immettersi in Viale Aldo Moro.
Per taluni diventa un esercizio di prepotenza, e non ti fanno entrare nemmeno se avessi una mamma prossima al parto, poi per fortuna ci sono quelli che con lo sguardo sembra ti dicano “non preoccuparti, siamo tutti sulla stessa barca, immettiti pure che ti lascio lo spazio”.
Sembra strano, ma pur avendo l’area interessata da tre nomi importanti come: “Ponte della Fratellanza” ma se ne vede poca, “Rotonda del Famila” (da famiglia) ma di senso della famiglia ci sono poche tracce, ed il “Viale Aldo Moro”, una persona che di certo ha sempre cercato il dialogo e la conciliazione, questi tre nomi dovrebbero stimolare tutti a delle “buone azioni” in pieno stile scout. Così sempre non è!
Il mio è solo un piccolo racconto della quotidianità che stiamo vivendo in questa calda, sotto tutti gli aspetti, estate bassanese.
Arriverà l’autunno, ma la mia impressione è che sarà anche questo un autunno molto caldo.
Luca Maria Chenet
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