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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Stile Farfalla
A proposito di alcuni giudizi “in positivo” sulle centinaia di farfalle nere stampate da ignoti sull’ex Teatro Astra
Pubblicato il 29-05-2023
Visto 10.164 volte
“Non è arte astratta.”
Così ha scritto oggi in un gruppo WhatsApp, al quale sono iscritto anch’io, un noto artista ed esperto di arte contemporanea del nostro territorio, riferendosi alle centinaia di farfalle nere che nella notte tra giovedì e venerdì scorsi sono state stampate da ignoti sulle superfici a livello strada dell’ex teatro Astra in viale dei Martiri.
E riferendosi anche e soprattutto al mio articolo che si è occupato della cosa e che ho intitolato Arte Astratta.

Foto Alessandro Tich
Lo so benissimo che non è arte astratta. Non sono un fine conoscitore dei movimenti e delle tendenze artistiche degli ultimi decenni, ma fino a lì ci arrivo. Non può neppure chiamarsi propriamente arte figurativa, semmai sfigurativa.
Il nostro lettore-artista non ha colto l’ironia e la sottigliezza linguistica del titolo Arte Astratta, in cui l’aggettivo ingloba il nome dell’ex teatro e cioè Astra.
È vero: avrei potuto intitolare l’articolo Arte Astra-tta o Arte Astra…tta, ma non sarebbe la stessa cosa. Mai usare i puntini per le frasi ad effetto, insegnava il grande Umberto Eco nel suo epocale saggio, che mi servì a suo tempo e che conservo ancora religiosamente nella libreria di casa, “Come si fa una tesi di laurea”.
La cosa interessante è l’interpretazione che viene data sulle farfalle murali e pavimentali da chi ne sa più di me in materia di linguaggi artistici della contemporaneità.
Secondo il nostro lettore esperto nel campo, quella che è comparsa sui muri e dintorni dell’ex Astra è nientemeno che una “installazione site specific concettuale”.
Vale a dire un intervento che è stato pensato e si inserisce in un preciso luogo (site specific). E il “concetto” qual è? Nell’autorevole giudizio dell’artista-critico, l’assembramento di farfalle rappresenta “l’andare umano socializzante in un luogo ove la condivisione è manifesta”.
La qual cosa costituisce un “ottimo lavoro di denuncia”, vista la perdurante situazione di stallo della chiusura dell’immobile dell’ex cinema e teatro, realizzato da un “artista che non è un imbrattatore ma un cittadino pensante e indignato”.
Da cui il giudizio definitivo: “Ottimo lavoro da non cancellare.”
Penso che l’assessore Claudio Mazzocco, dopo aver letto queste mie righe, bloccherà le indagini della Polizia Locale sulle farfalle all’Astra e l’intervento di pulizia della strada e del marciapiede (settori di competenza del Comune), sensibile come dev’essere un uomo d’ordine e di sicurezza come lui alla tutela delle opere d’arte.
A prescindere da ciò che chiunque può liberamente pensare su questa presunta installazione concettuale, degna dell’artista giapponese di mia invenzione Hirigoro Sumuri, quella che ho riportato sopra è una chiave di lettura degna di nota.
Apre cioè nuovi scenari di decifrazione di quanto accaduto. E a farmi ulteriormente riflettere al riguardo è stato il messaggio che ho ricevuto distintamente da un’altra persona, che sembra quasi essersi messa d’accordo con quella precedente.
Sto parlando di un nostro lettore davvero affezionato, e oltretutto molto sensibile e attento alle questioni del decoro urbano del centro storico di Bassano, che dopo aver letto il mio articolo Arte Astratta mi ha scritto testualmente così: “Però non lo classificherei come un
semplice imbrattamento. Come scrivi tu è troppo specifico…”.
Anche qui, anche se espresso in modo diverso e da non addetto ai lavori, emerge il concetto di “site specific”.
Ovvero: dopo che io stesso ho osservato nel mio articolo che “le centinaia di farfalle nere non sembrano essere state stampigliate a caso, ma apparentemente secondo uno schema precostituito”, stride il fatto che abbia inserito la sfarfallata by night nella categoria degli imbrattamenti, forse per comoda etichettatura giornalistica.
Che si sia trattato per davvero di una performance di arte contemporanea, di quelle che vanno di moda in questi tempi come ci ha insegnato la recente mostra Messe di Dif.fusione88 nella chiesa di San Giovanni?
Un’eventualità che mi costringe a fare un corso accelerato di farfallismo artistico.
Grazie a internet, e digitando le opportune parole chiave su Google, puoi arrivare dappertutto in pochi secondi.
E scopro così ben presto che l’invasione di farfalle nere sui muri e sui pavimenti di edifici di pregio (per quanto dell’attuale ex Astra, nelle condizioni in cui versa, di pregio rimane solamente il nome) non è una novità.
A riempire pareti e scale di oscuri lepidotteri ci ha già pensato un artista messicano residente da anni in Olanda: Carlos Amorales.
Ancora nel 2014, Amorales ha inondato le pareti e il soffitto del Phoenix Art Museum negli Stati Uniti con l’installazione Black Cloud (“Nuvola Nera”): uno “sciame” di 30.000 falene nere, di carta ritagliata, attaccate a mano, per quella che è stata definita “un’installazione mentale e fisica che si trasforma in esperienza sensoriale”.
Assai più recentemente (dal 19 febbraio 2022 all’8 gennaio 2023) le farfalle nere di Amorales sono riapparse nella mostra CRAZY. La follia nell’arte contemporanea, prodotta e allestita da Dart nel Chiostro del Bramante a Roma.
Per l’occasione, l’artista messicano ha collocato 15.000 falene nere di carta sui muri della scalinata per la sua opera intitolata Black Cloud Fashion.
Non posso pubblicare su Bassanonet le foto delle farfalle nere di Amorales perché sono tutelate dal copyright ma posso girarvi i link a due articoli online che ne parlano (per l’installazione di Phoenix: www.art-vibes.com/art/carlos-amorales-butterfly-effect/ - per la mostra nel Chiostro del Bramante: www.arte.it/notizie/roma/al-chiostro-del-bramante-viaggio-nella-follia-tra-i-sentieri-del-contemporaneo-19135).
Riguardo inoltre a un’altra sfarfallata “black” di Amorales, allestita alla Fondazione Adolfo Pini di Milano nel 2019:
www.artbooms.com/blog/carlos-amorales-fondazione-adolfo-pini-mostra-l-ora-dannata.
Non so se l’ancora ignoto autore (o gli ancora ignoti autori) dell’incursione notturna all’ex teatro Astra si sia ispirato (o si siano ispirati) a questi significativi precedenti artistici.
Ma se lo ha fatto (o lo hanno fatto), allora ci troviamo davanti a una citazione culturale di altissimo livello e oltre all’assessore Mazzocco, che non farà più ripulire la strada e il marciapiede per l’elevato valore di denuncia espressiva dell’opera, non potrà non prenderne atto anche l’assessore alla Cultura Giovannella Cabion.
E allora: che tipo di arte - se di arte si tratta - potrà mai essere quella che ha reso possibile l’invasione delle falene oscure sulle pareti, colonne, scalini, pavimento esterno, marciapiede e strada dell’ex cinema teatro Astra?
Come chiamarla? Come definirla? Arte relazionale? Spazialismo entomologico?
O installazione site specific concettuale, come suggerisce il nostro lettore-artista?
Io preferisco il linguaggio semplice e diretto e per spiegarla in due parole mi viene incontro la terminologia del nuoto: Stile Farfalla.
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