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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Politica

Spokemon

Angelo Vernillo, del coordinamento consiglieri comunali di Area Vasta, replica al nostro editoriale “Rischiatutto”. “Una sanità che non funziona è una sanità che non esiste. Non sarà il “silenzio” che salverà la qualità del nostro ospedale”

Pubblicato il 01-06-2022
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Come volevasi dimostrare.
Appena pubblicato, il mio precedente editoriale “Rischiatutto” ha subito agitato le acque della politica locale, già consistentemente mosse per le questioni riguardanti l’Ulss 7 Pedemontana.
L’articolo sale costantemente in letture e so per certo che è già stato condiviso da diversi telefonini “istituzionali”. Va benissimo così. Il compito precipuo di Bassanonet non è solo quello di dare notizie ma anche e soprattutto di analizzare il presente, porre questioni, suscitare interesse, stimolare un dibattito.

Foto: Dario V.

Tra i primi a reagire alle considerazioni espresse nell’editoriale è stato Angelo Vernillo, capogruppo consiliare di opposizione a Bassano e di fatto portavoce del coordinamento consiglieri comunali e gruppi politici e civici di Area Vasta, gruppo promotore dell’ormai nota e partecipata raccolta firme ai gazebo in merito al “declino della sanità bassanese”.
Con risposta velocissima, quasi in tempo reale (sono io che la pubblico solamente adesso perché nel frattempo ho fatto una breve pausa nel luogo dove mi vedono poco e cioè a casa), Vernillo ha scritto e trasmesso le sue osservazioni a quanto sostenuto nell’editoriale di cui all’oggetto.
Il suo è un intervento ricco di spunti a loro volta portatori di riflessione, stimolati dal rischio da me profetizzato di perdere in prospettiva l’Ulss 7 Pedemontana.
“Per il rischio di perdere l’ASL 7 - è un passo della replica di Vernillo - dobbiamo accettare de facto di avere sempre meno servizi o avere servizi pessimi?”
“A quel punto - continua - che differenza c'è tra l'avere la ASL 7 Pedemontana e non averla? Che peggioramento avremo dal diventare ospedale Spoke (periferico) e non più Hub (centrale) se già adesso l'ospedale San Bassiano è trattato da Spoke?”
Hub e Spoke: era da tempo che non ne sentivo più parlare.
Nel replicare alle mie affermazioni, il consigliere di opposizione chiede caldamente al mondo istituzionale di “rimettere al centro del nostro agire politico ed amministrativo le persone o la disgregazione delle nostre comunità sarà ben più grave del “rischiatutto” che dice lei col rischio di perdere la ASL 7”.
Da qui l’invito a tutti “a non avere paura di parlare, di chiedere, di capire e di partecipare”.
Solo così - concludo io prima di lasciarvi alla Lettera al Direttore di Vernillo - si possono evitare scenari come quelli da me preconizzati, che vedrebbero l’Ulss 7 “sparire” all’improvviso, come i personaggi di un nuovo videogioco che ribattezzo Spokemon.

Lettera al Direttore

UNA SANITÀ CHE NON FUNZIONA È UNA SANITA CHE NON ESISTE.

Gentile Direttore,

Lei lo sa che quando scrive articoli come “Rischiatutto” mi stuzzica e mi costringe, piacevolmente, a prendere carta penna e calamaio e a chiederle ospitalità nella sua testata on line e la ringrazio fin d’ora se vorrà ospitare queste mie parole.
Specie in un momento come questo dove, come ha dato ampiamente atto lei, mi trovo impegnato, con tanti amici e amiche di diversa estrazione e storia amministrativa e politica e di tutto il territorio dell’area bassanese, perché la voce dei cittadini e delle cittadine sia ascoltata da chi ha in mano la cosa più importante, la salute, fatico a tenere la penna chiusa.
La prima considerazione è sul silenzio assordante dell’assessore alla sanità della Regione Veneto, la rosatese Manuela Lanzarin, ad essere per me incredibile: migliaia di firme, oggettive situazioni di difficoltà per la sanità locale non trovano una parola che sia una, né di difesa della situazione né di volontà di porvi rimedio.
Tutte le persone che insieme a me si sono impegnate e si stanno impegnando nei gazebo (il prossimo a Bassano sarà il 4 giugno mattina ma si continua queste sere nel rosatese e la settimana prossima si ritornerà a Marostica) per la raccolta delle firme e l’ascolto rimangono davvero amareggiate dal sentire decine, centinaia di storie da parte delle persone su una sanità che stentano a riconoscere e che sono racconti davvero sconcertanti.
Problemi ce ne sono sempre stati ed una parte di questi sono inevitabili, fisiologici, ma è impressionante come l’aumento delle difficoltà dei ritardi delle liste di attesa, della mancanza di medici di base, degli spostamenti tra ospedali anche per visite di due minuti, siano aumentati negli ultimi due anni. E tutto questo al netto del Covid.
Ci sono problemi organizzativi specifici dei quali stiamo chiedendo conto e per i quali con colpevole ritardo anche qualche gruppo di maggioranza di qualche comune non può fare a meno di vedere.
Le racconto un aneddoto: quando ero assessore con il Sindaco Poletto siamo andati a Venezia presso la RFI per la situazione della nostra stazione dei treni che all’epoca non aveva ascensore né pensiline. Alle nostre pressanti richieste hanno subito accordato l’ascensore mentre per le pensiline ci dissero “dobbiamo valutare”.
Al che il sottoscritto, a cui non difettano né la memoria né (mi dicono) la “risposta” pronta, rispose “noi non vi stiamo chiedendo qualcosa di nuovo che non c’era ma solamente che ci ridiate (le pensiline che ci sono sempre state nella stazione) quello che ci avete tolto senza motivo alcuno”.
Questa mia frase ha fatto sì che le pensiline tornassero al loro posto. Ecco la stessa cosa si chiede per la ASL 7: si chiede che le cose tornino al loro posto. Come erano prima.
Con la speranza di migliorare non di costantemente peggiorare.
È questa una battaglia che non è partitica ma è Politica nel senso più alto del termine, quello del prendersi cura della comunità, per la comunità, con la comunità.
È un vero peccato e fonte di amarezza che tanti, per ordini di partito, valutazioni opportunistiche o di posizionamento non comprendano questo. Sono ancora in tempo però sindaci e amministratori insieme ai tanti cittadini che ancora non lo avessero fatto per venire a firmare la petizione.
Lei Direttore profetizza che se “si tira troppo la corda questa si rompe” e rischiamo di “perdere” la ASL 7. Le chiedo: allora per il rischio di perdere la ASL 7 dobbiamo accettare de facto di avere sempre meno servizi o avere servizi pessimi?
A quel punto che differenza c'è tra l'avere la ASL 7 Pedemontana e non averla?
Che peggioramento avremo dal diventare ospedale Spoke (periferico) e non più Hub (centrale) se già adesso l'ospedale San Bassiano è trattato da Spoke?
Non è stato il silenzio che ha “salvato” la ASL 7 ma l’azione politica di esponenti dell’attuale maggioranza regionale, la pressione dei media e anche, mi si consenta, una piccola petizione on line che il sottoscritto lanciò nel 2019 e che raccolse quasi 9000 sottoscrizioni.
Non sarà il “silenzio” che salverà la qualità del nostro ospedale.
Martin Luther King diceva che “Le nostre vite finiscono quando taciamo di fronte alle cose davvero importanti”.
E se continuiamo a tacere e a non pretendere che la sanità sia un diritto per tutti e non un privilegio per qualcuno, che le tasse che paghiamo garantiscano servizi anche per chi non ha “santi in paradiso”.
Lei Direttore sembra partire dall’assioma per il quale la riforma sanitaria regionale Zaia/Mantoan sia tutta buona e giusta. In realtà stiamo vedendo che questa organizzazione traballa, fa acqua da molte parti: specie se non ci sono servizi territoriali diffusi, mancano i medici di base, non ci sono le aggregazioni dei medici, etc.
Siamo davvero così sicuri che questo modello di Sanità sia la migliore per il nostro Veneto?
Per le nostre comunità?
Siamo davvero così sicuri che la distruzione progressiva del sistema Socio-Sanitario che per decenni ha fatto del Veneto un faro nazionale e che ha permesso una cosa fondamentale come la “prevenzione” sia la cosa migliore per il nostro Veneto?
Sa, Direttore, mi è capitato più volte di parlare o meglio di ascoltare, il Senatore Pietro Fabris, raccontare come in una delle prime legislazioni regionali negli anni ‘70 gli uomini e le donne che si trovavano allora in Consiglio Regionale ragionassero sulla sanità (che all’epoca aveva comunque spazi regionali di manovra molto inferiori rispetto ad adesso) e lo facevano, tutti, partendo dalle persone e dai loro bisogni. Dalle persone. Non solo dai libri contabili.
O rimettiamo al centro del nostro agire politico ed amministrativo le persone o la disgregazione delle nostre comunità sarà ben più grave del “rischiatutto” che dice lei col rischio di perdere la ASL 7.
Per questo, Direttore, io invito tutti a non avere paura di parlare, di chiedere, di capire e di partecipare specie in un ambito fondamentale come la sanità: ne va del futuro dei nostri figli e della dignità dei nostri anziani. Tutti insieme.

Angelo Vernillo

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