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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

A.A.A. territorio cercasi

Esattamente sette anni fa nasceva il Tavolo di Marketing Territoriale “Territori del Brenta” per il Marchio d'Area. Il cofondatore Andrea Cunico Jegary: "Fare turismo significa quell'innovazione nella governance che nel 2021 ancora non abbiamo"

Pubblicato il 31-01-2021
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Era il 31 gennaio 2014, un venerdì sera. Esattamente sette anni fa. In una ex sala Iat di Bassano del Grappa affollata in ogni ordine di posti, come poteva accadere nell'epoca pre-Covid, veniva ufficialmente presentato il progetto del Tavolo di Marketing Territoriale “Territori del Brenta”. A presentare l'iniziativa furono i suoi tre storici fondatori, in quella occasione da me ribattezzati “i Tre Tenori del Marketing Territoriale”. Vale a dire, in ordine alfabetico di cognome: Roberto Astuni, Andrea Cunico Jegary e Massimo Vallotto.
Gli obiettivi del progetto, come informava un comunicato stampa di presentazione, erano quelli di “implementare la qualità percepita dell’“Identità d'Area”, elevare la rilevanza della sua attrattività, promuovere l’attitudine al dialogo sulle politiche territoriali per lo sviluppo di un turismo sostenibile, favorire le condizioni perché sul territorio si faccia rete”.
Il tutto allo scopo di “dotare il territorio di una propria strategia condivisa di comunicazione, oggi assente, facendo squadra sotto un unico “brand” territoriale e avviando la costruzione di un'identità forte che meglio specifichi il sistema dell'attrattività dei “Territori del Brenta” e la visione del territorio come “marca” da promuovere sul mercato turistico”.

Uno scorcio di territorio: veduta dal Sentiero dei Borghi a Solagna (foto Alessandro Tich)


Su questo progetto e sui suoi sviluppi, da allora su questo portale ho scritto molti articoli.
Ne ho seguito tutte le fasi di evoluzione, che negli anni hanno poi portato alla nascita dell'associazione “Territori del Brenta” (aprile 2015), all'adesione istituzionale dell'IPA-Intesa Programmatica d'Area Pedemontana del Brenta (marzo 2016), alla nomina del nuovo direttivo del Tavolo di Marketing Territoriale (novembre 2017) e all'avvio ufficiale del progetto per la costituzione del Marchio d'Area (giugno 2018), in un continuo confronto tra la componente pubblica e quella degli operatori privati - i mitici stakeholders - portatori di interesse nel progetto. E non ho mai fatto mancare, al netto della buona volontà dei promotori e dei collaboratori del Tavolo, le mie osservazioni critiche su un'iniziativa che ha rullato sempre sulla pista di decollo senza mai prendere il volo.
Adesso, a sette anni esatti dalla sua presentazione, il proposito di “elevare l'attrattività d'area”, “dotare il territorio di una propria strategia condivisa di comunicazione” e “fare squadra sotto un unico “brand” territoriale” per “lo sviluppo di un turismo sostenibile” è ancora lungi dal decollare e i suoi sostenitori rimangono tutti immutabillmente legati alle cinture di sicurezza dei rispettivi posti sull'aereo.
È vero: l'ultimo anno è stato congelato dal Covid e in quanto tale ha bloccato ogni progetto di valorizzazione territoriale in ottica turistica. Ma dubito che - visti i pregressi e anche gli ultimi scarsi sviluppi - il percorso del Marchio d'Area potesse in qualche modo andare avanti anche in assenza di pandemia. L'IPA Pedemontana del Brenta, nel frattempo, è diventata infatti una scatola istituzionale assente all'appello e anche se l'attuale amministrazione di Bassano del Grappa ha affermato di voler “attuare una vera politica di Destination Marketing Organization (...) verso il nascente progetto di Marchio d’Area” nelle sue linee programmatiche, ciò non basta. Perchè il concetto di “Marchio d'Area” non riguarda solo la città di Bassano, ma è riferito all'intero comprensorio di riferimento, inteso come un'entità territoriale unica, senza Comuni capofila o Comuni più belli degli altri.

Proprio oggi, nel settimo anniversario della presentazione del progetto, sulla pagina Facebook dei “Territori del Brenta” è stato pubblicato un post di Andrea Cunico Jegary, l'unico dei Tre Tenori rimasto ancora ufficialmente attivo a sostegno della causa.
E dalle sue parole si evince come i dubbi e i distinguo ripetutamente espressi dal vostro scrivente osservatore esterno siano ormai condivisi anche da chi sta vivendo la questione “da dentro”. Nel post accompagnato da una grafica con la scritta “Sette anni, gennaio 2014-gennaio 2021 - C'è un territorio che chiede un cambiamento, c'è un sistema che non sa favorire l'innovazione”, Cunico Jegary prende atto della situazione di stallo della condivisione del progetto da parte delle amministrazioni pubbliche, che sembrano anzi remare ciascuna in una diversa direzione. E scrive: “Una regola semplice di marketing territoriale: non c'è innovazione di prodotto se non c'è innovazione di sistema.”
“Se alimentiamo ancora l'approccio spontaneo di ciascuna singola località, ovvero il “turismo del sindaco”, non possiamo pretendere altro - prosegue -. Solo una regia dell'industria turistica di tutto il territorio può essere il committente che fa gli interessi della comunità ospitante.” “Solo da qui, da un governo “sopra” lo spontaneismo localista, possono partire strategie di sviluppo sostenibile coadiuvate da esperti esterni, a tre/cinque anni - aggiunge -. Innovazione di sistema significa di governance della destinazione, dal nome commerciale all'architettura di marca, dal design del prodotto turistico a quello agroalimentare, dall'armatura culturale ad una narrazione del territorio.” “Fare turismo - conclude Andrea Cunico Jegary - significa marketing territoriale, significa quell'innovazione nella governance che nel 2021 ancora non abbiamo.”

Dalle parole del Tenore solista si capisce, quindi, una cosa: riguardo al progetto dei “Territori del Brenta” e all'idea del Marchio d'Area non c'è la consapevolezza istituzionale, né la volontà politica di dare continuità al percorso. Lo si capisce anche dagli aspetti più pratici. Ancora nello scorso mese di maggio, nell'euforico momento del post-lockdown, il sindaco di Bassano Elena Pavan, dopo un incontro con i portatori di interesse dedicato al Marchio d'Area, annunciava di “avere identificato un percorso che a breve ci permetterà di avere un ente adeguato e di formalizzare anche un incarico ad un esperto di marketing e turismo che ci permetterà di identificare i migliori strumenti e le giuste azioni da avviare”.
L'“ente adeguato” altro non è che l'Unione Montana del Bassanese, dove il futuro manager per il marketing e turismo dovrebbe operare, “coadiuvato dal direttivo del Marchio d'Area”.
Ma il “percorso” è ancora frenato dall'aspetto economico, dal momento che, per rendere operativa la cosa, servono delle risorse che “arriveranno dalle casse dei Comuni che vorranno aderire al progetto, tramite un passaggio formale nei consigli comunali degli enti locali interessati che preveda l'adesione ad una specifica convenzione e la messa a disposizione di fondi di bilancio”. Da allora - viste anche le priorità economiche di tutt'altro tipo imposte dall'emergenza Covid - non si è sentito e non se ne è fatto più nulla.
Affinché il territorio, e cioè i Comuni che ne fanno parte, comprenda l'utilità di “fare squadra” in questo senso serve appunto, come lamenta Cunico Jegary, “quell'innovazione nella governance che nel 2021 ancora non abbiamo”.
Insomma: A.A.A. territorio cercasi. Ma con la latitanza della politica da una reale presa in carico della questione, è di fatto impossibile che il territorio risponda.

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