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Giuseppe Nardini: “Torniamo ad amare la nostra città”
Incontro a ruota libera con il noto imprenditore. Dai progetti per la città alle "Torri" e dal turismo alla lotta all'alcol: considerazioni sul futuro di Bassano e non solo
Pubblicato il 02-04-2009
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E' il “re” della grappa e il grande capo dell'azienda di famiglia, la ditta Bortolo Nardini SpA, presente a Bassano dal 1779.
Il dottor Giuseppe Nardini, imprenditore e cavaliere del lavoro, lega il suo nome al marchio dell'acquavite di vinaccia più conosciuta nel mondo con due milioni e mezzo di bottiglie prodotte all'anno. Ci riceve nel suo elegante ufficio nel retrobottega della Grapperia, locale storico d'Italia, all'ingresso del Ponte Vecchio. Cordiale e disponibile come sempre, sulle grandi questioni che interessano la nostra città ha sempre avuto voce in capitolo. Un grande affetto per Bassano del Grappa e un'attenzione per i problemi della città che danno spunto alla nostra conversazione.
Il dottor Giuseppe Nardini: "Per Bassano non ci sono nuove idee"
Dottor Nardini, lei oggi come la vede, Bassano?
“La sensazione che ho è che non sia stato predisposto nessun progetto reale e concreto da realizzare ormai con la prossima amministrazione comunale. Siamo fermi, ci sono idee come l'area del Vecchio Ospedale che non hanno trovato ancora soluzione, non vedo uno sviluppo interessante per Bassano. Vedo invece che, purtroppo, gli ultimi interventi edilizi fatti, come ad esempio in Viale De Gasperi, hanno un basso valore. Sono state sprecate delle opportunità per usufruire meglio delle aree all'ingresso della città.”
Parlando di interventi edilizi, una domanda è inevitabile. Come giudica il progetto delle Torri di Portoghesi?
“Io, piuttosto di vedere tante brutte costruzioni preferisco che venga bonificata un'area, anche con le Torri, che rispetti l'ambiente e preveda del verde e aree per parcheggi. Negli ultimi tre anni, invece, tutto quello che è stato costruito a Bassano è molto brutto. Vicino al terzo ponte, ad esempio, sta nascendo un nuovo insediamento residenziale con dei caseggiati semi-popolari che non sono certamente di bell'aspetto. Abbiamo danneggiato la qualità degli interventi urbanistici nell'immediata periferia di Bassano.”
Bassano è ancora una città interessante per il turismo?
“Secondo me, sì. Bassano richiama sempre un certo tipo di turismo di passaggio, come del resto è sempre stato. Forse si potrebbe fare qualcosa di più per incentivare qualche manifestazione o qualche mostra importante, e non solo Operaestate.”
Anche un'azienda storica come la sua, in questi tempi difficili, sente la crisi
“Si sente un po' di crisi, inserita nella crisi più generale dei consumi correnti, aggravata tuttavia dalla continua lotta all'alcol, anche se giusta per alcuni aspetti.”
In che senso?
“Nel senso che la gente, ovviamente, non deve mettersi al volante dopo aver bevuto oltre un certo limite e non deve abusare di sostanze alcoliche. La lotta all'alcol, per altri versi, è sbagliata perché deve trovare altre valide soluzioni per fare prevenzione. Questo è un fenomeno che riguarda soprattutto i giovani e che non si combatte col proibizionismo, ma con l'educazione. Bisogna far capire che esiste un modo corretto di bere. Chi ha un limite di 0,5 non è ubriaco. Anche sulla stampa, su questo argomento, c'è una criminalizzazione.”
In definitiva, quale messaggio si sente di dare ai bassanesi?
“Mi sentirei di dire di tornare ad amare la nostra città come una volta, quando c'era più spirito di collaborazione con enti e istituzioni e un senso di appartenenza che adesso si sta un po' perdendo. Non è campanilismo, ma amore per la propria città”.
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