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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Santa (poco) Chiara

Revoca del contributo di Fondazione Cariverona e riprogettazione del Polo Museale Santa Chiara: vi sveliamo alcuni retroscena della vicenda

Pubblicato il 29-05-2020
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“Urgente”. Dal vocabolario online Treccani: “Che urge, pressante; che richiede pronta soluzione, o immediato interessamento, o che deve essere eseguito al più presto”.
Lo so che conoscete il significato di questo aggettivo, ma ho voluto controllare che la parola non avesse altre accezioni alla luce della conferenza stampa convocata d'urgenza in municipio a Bassano, l'altro ieri mercoledì 27 maggio alle ore 16, per “alcune comunicazioni del sindaco Pavan”. Come ben sapete, quella conferenza stampa convocata all'improvviso e solamente quattro ore prima ha avuto come oggetto la novità relativa al Polo Museale Santa Chiara.
Vale a dire la lettera con la quale Fondazione Cariverona ha comunicato al sindaco di Bassano la revoca del contributo per la realizzazione del primo stralcio del complesso museale e la conseguente decisione dell'amministrazione Pavan di pensare ad una “riprogettazione” del Santa Chiara, come richiesto dalla lettera medesima (per i dettagli emersi in conferenza stampa vi rimando al mio precedente articolo “Notte Chiara”).

Il cantiere-cratere, attualmente fermo, del Polo Museale Santa Chiara (archivio Bassanonet)

Quello che ha colpito tutti è stato appunto il carattere d'urgenza con il quale la notizia è stata diffusa agli organi di informazione, suscitando l'impressione che si trattasse di una novità dell'ultima ora. Sembrava quasi di sentire ancora il rumore dei passi del postino che aveva appena recapitato la lettera della Fondazione all'ufficio protocollo del Comune. E invece no. Perché il postino aveva bussato alla porta del Comune già un mese prima.

La lettera di Fondazione Cariverona che ha scatenato l'operazione fretta-e-furia, firmata dal direttore generale dell'istituzione bancaria Giacomo Marino e indirizzata al sindaco Elena Pavan, è datata infatti 29 aprile 2020. Quindi la cosa andava avanti già da un mese.
Ma andava avanti, in realtà, ancora da prima. Per il semplice motivo che la lettera al sindaco è stata scritta “in relazione alla Sua richiesta del 30 marzo u.s.”. Scrive il direttore generale Marino: “Comunichiamo che il Consiglio di Amministrazione della Fondazione, in considerazione delle difficoltà conseguenti alle misure contenitive richiamate nella Sua lettera, ha disposto una proroga di 3 mesi, fino al 31 luglio 2020, per la presentazione della nuova progettazione.” “Quest'ultima - prosegue il testo - verrà valutata per l'eventuale concessione di un contributo per la realizzazione dell'opera in oggetto, in sostituzione di quello precedentemente deliberato (nei termini previsti nella nostra lettera del 10 settembre 2010) di cui è già stata comunicata e viene qui confermata la revoca (per la parte non erogata, al netto della rendicontazione recentemente pervenuta).”
La revoca del contributo è motivata tecnicamente dal “superamento del suo termine di validità (originariamente fissato in 24 mesi dalla data di accettazione del contributo, i.e. 12 novembre 2012), più volte prorogato a seguito delle richieste di codesto Ente”. Fondazione Cariverona mette però in guardia: “Nella nuova valutazione questa Fondazione dovrà d’altronde considerare le priorità e le esigenze erogative imposte dalla crisi emergenziale.”

Ricapitolando: la lettera della Fondazione del 29 aprile è solo l'ultimo atto di una serie di comunicazioni tra Comune e istituzione bancaria sugli ultimi sviluppi della vicenda.
Il penultimo atto è stata invece la “richiesta” del 30 marzo del sindaco Pavan.
Richiesta di che cosa? “Il 30 marzo - mi spiega oggi su mia specifica domanda il vicesindaco e assessore al Patrimonio Roberto Marin - l'amministrazione ha richiesto alla Fondazione una proroga dei termini per la presentazione della nuova progettazione, in relazione alla questione Covid-19.” Quindi la vicenda apparentemente “urgente” (revoca del contributo e nuova progettazione) si sta trascinando in realtà da alcuni mesi, con tutto un pregresso che nella conferenza stampa last minute dell'altro ieri non è emerso alla luce del sole.
“Noi ci siamo mossi per il Santa Chiara subito dopo l'inizio del mandato, a settembre - spiega Marin -. La Fondazione ci ha chiesto di cambiare il progetto e noi abbiamo chiesto un'ulteriore proroga del contributo, che è stata aggiornata al 30 aprile. A gennaio abbiamo iniziato a lavorare sulla questione e abbiamo anche stanziato 150.000 euro per la nuova progettazione. Poi a febbraio è arrivata l'emergenza Covid e tutto è slittato.”

Da qui la richiesta del sindaco alla Fondazione, datata 30 marzo, di un'ulteriore proroga dei termini di presentazione del nuovo progetto, in considerazione delle difficoltà correlate al coronavirus. Proroga che nella lettera di Fondazione Cariverona del 29 aprile è stata appunto concessa: 31 luglio 2020. Da allora è passato un mese e mancano solo due mesi alla nuova scadenza oramai improrogabile, ma la “nuova progettazione” è ancora tra le nuvole.
Il vicesindaco dichiara comunque che entro il 31 luglio la cosa sarà fatta: “Dobbiamo farlo.” Deve essere però ancora individuato “il gruppo di lavoro”. L'emergenza Covid ha anche interrotto i contatti col direttore del MuSe di Trento Michele Lanzinger, che peraltro in questo periodo è molto impegnato con la ripartenza del Museo delle Scienze da lui diretto.
Ammesso e non concesso che nelle stanze dei bottoni di Verona arrivi la “riprogettazione” del Polo bassanese nei termini previsti, rimane aperto l'interrogativo dell'“eventuale contributo per la realizzazione dell'opera in oggetto”, in sostituzione del contributo revocato.
Fondazione ha già fatto intendere che “l'eventuale contributo” sostitutivo è subordinato “alle priorità erogative imposte dalla crisi emergenziale”. Come dire che le possibilità di riallocare soldi per il Polo non sono poi così tante. Un messaggio che deve essere arrivato in via Matteotti a tempo debito, avendo già nei mesi scorsi l'amministrazione Pavan incaricato uno studio legale di Padova di compiere un “servizio di analisi in merito alla legittimità e opportunità di ricorrere a un Partenariato Pubblico Privato” per la prosecuzione dell'opera.
Ma questa, egregi lettori, è un'altra storia che mi riservo di trattare prossimamente.

Infine, per le tempistiche di questa Polonovela, sottolineo un altro passo della lettera del 29 aprile della Fondazione: e cioè la conferma “della revoca del contributo” che era “già stata comunicata”. Quando? “Ancora con l'amministrazione Poletto”, dichiara il vicesindaco Marin.
È vero, ma il sindaco Poletto, con una lettera alla Fondazione del 2018, non aveva accettato il principio della cancellazione del finanziamento, riuscendo ad ottenere una proroga dei termini al 31 ottobre 2019, poi ereditata dall'amministrazione successiva.
Il resto è quello che abbiamo riportato nelle righe precedenti e che arriva ai giorni nostri. Perché, dunque, tanta fretta e tanta improvvisa urgenza, visto che non si tratta di una novità dell'ultimo minuto? Voci di Palazzo riferiscono che le minoranze sono entrate in possesso dell'ultima lettera di Fondazione Cariverona tramite accesso agli atti e la giunta Pavan sia stata costretta a giocare d'anticipo affinché la notizia venisse resa pubblica dal suo punto di vista.
Chissà, magari è stato proprio così. Ciò non toglie che il Polo Museale di Santa (poco) Chiara è al centro da mesi di una trattativa a rischio fallimento tra la Fondazione e il Comune di Bassano, che deve adesso correre per “riprogettare” il complesso in soli due mesi.
Sempre che la Fondazione voglia rifinanziarlo. Sempre che, in alternativa, si trovino gli investitori privati disposti a cacciare fior di milioni dopo aver sottoscritto col Comune un accordo di Partenariato Pubblico Privato. Sempre che di questo Partenariato risulti la “legittimità e opportunità”. Sempre che.

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