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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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A loro insaputa

Minoranze “tenute all'oscuro” sulla vicenda Polo Museale Santa Chiara e sull'ipotesi teatro. Oggi le opposizioni hanno protocollato una richiesta di convocazione urgente di una commissione congiunta per essere informate della questione

Pubblicato il 15-10-2015
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A loro insaputa. Sette esponenti di minoranza del consiglio comunale di Bassano (dei gruppi Lega Nord, Centrodestra-Impegno per Bassano e Movimento 5 Stelle) hanno presentato e protocollato oggi in Comune una richiesta all'Amministrazione di convocazione urgente di una “commissione congiunta” relativamente al tema dei destini del Polo Museale Santa Chiara e dell'ipotesi alternativa di dirottare il contributo di 10 milioni della Fondazione Cariverona alla realizzazione di un teatro cittadino, in vista della deadline del 30 novembre imposta dall'istituto finanziatore del progetto prima del rinnovo delle cariche in seno al medesimo.
Il tutto mentre sulla questione da giorni - a puntate quotidiane - assistiamo a una incalzante stampa-novela sulle pagine bassanesi del “Giornale di Vicenza”, con continui colpi di scena che fanno presagire tutto e il contrario di tutto.
Una soap opera politico-amministrativa che comunque sembra collocarsi in una prospettiva che dalle stanze dei bottoni di via Matteotti fa apparire l'ipotesi del teatro comunale - al netto degli strascichi giudiziari che conseguirebbero d'ufficio all'eventuale abbandono del già avviato progetto del Polo Museale - come la soluzione più gradita.

Un rendering del progetto del Polo Museale Santa Chiara (fonte immagine: lageardarchitettura.it)

Ce n'è davvero, su questa vicenda, per tutti i gusti.
A partire dal fonte “pro Santa Chiara” - guidato dalla Fondazione Museo dell'Automobile Bonfanti-Vimar - che incalza l'Amministrazione comunale sostenendo la bontà del piano di gestione manageriale, in termini di attrattività turistica e di marketing territoriale, previsto per le esposizioni di sua competenza nel costruendo (?) Polo Museale all'ex monastero nonché ex caserma Cimberle-Ferrari, sul modello del MuSe nella vicina Trento e in sinergia con il medesimo.
C'è poi il fronte “parrocchiale”, corroborato dalla notizia che l'Amministrazione Poletto starebbe seriamente valutando il suo “colpo di teatro”: e cioè l'acquisizione della sala Da Ponte del centro giovanile, di proprietà della parrocchia di Santa Maria in Colle, per trasformarla con gli opportuni adeguamenti nel nuovo teatro di Bassano da 800-1000 posti a sedere.
C'è infine il neonato fronte “ci siamo anche noi”. Il quale è rappresentato dalla proprietà privata del fu Teatro Astra, che dopo anni di silenzio, e dopo non aver concretizzato né monetizzato alcunché rispetto all'eventuale nuova destinazione urbanistica dello storico immobile di viale dei Martiri, spunta all'improvviso - per voce di un intermediario - sempre sulle pagine del già citato quotidiano, dichiarando la sua disponibilità a trattare la riacquisizione degli spazi del già Teatro Sociale da parte del Comune ad un prezzo, per così dire, calmierato.
Ebbene: a fronte di cotanto tourbillon di rivelazioni mediatiche, riprese anche da qualche televisione locale con interviste al sindaco, le opposizioni contestano al governo cittadino - su una questione così cruciale per la cosa pubblica bassanese - di non essere state fino ad oggi coinvolte né tantomeno direttamente informate, come da prassi istituzionale.
Il serio rischio è che si arrivi in consiglio comunale, in prossimità della vicinissima scadenza del 30 novembre, con una soluzione predigerita da discutere e da votare in fretta, senza avere avuto il tempo e il modo - da parte di chi per ruolo è chiamato a controllare l'operato di giunta e maggioranza - di compiere gli opportuni approfondimenti.
Quello che le minoranze contestano in sostanza al sindaco Poletto e alla sua squadra è un grave deficit di programmazione partecipata.
Lo scorso settembre, poco dopo la famosa visita conoscitiva al MuSe promossa dal Museo dell'Automobile, il primo cittadino aveva rivelato in sede di commissione che sulla soluzione del nodo Santa Chiara “sono aperte tre ipotesi”, compresa la fattibilità di una particolare operazione in seguito rivelatasi come la possibile acquisizione della sala Da Ponte. Poi, più nulla. Almeno in sede di confronto istituzionale. Da qui la richiesta urgente di convocazione di una commissione congiunta, per consentire ai “decisori eletti” - perché tali sono anche i consiglieri di opposizione - di decidere, quando sarà il momento, con cognizione di causa.
Una corsa alla acquisizione di informazioni nella quale si innesta anche l'iniziativa del presidente della Fondazione Museo dell'Automobile Bonfanti-Vimar Massimo Vallotto, che ha promosso per sabato 7 novembre alla sala Chilesotti del Museo Civico un pubblico confronto sulla questione Santa Chiara - con i giornalisti da una parte e gli amministratori comunali e gli altri “attori” interessati dall'altra - secondo la formula del “question time”.
“L'architetto Vallotto ci chiede di fare il “question time” su questo argomento - sbotta la capogruppo della Lega Nord Tamara Bizzotto -. Che cosa andiamo a dire, finché non sappiamo niente su quello che sta succedendo?”

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