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L'ultimo ciak
Il grande regista Ermanno Olmi si è spento a 86 anni all'ospedale di Asiago. Negli anni '80 fondò a Bassano “Ipotesi Cinema”, laboratorio e fucina di nuovi registi
Pubblicato il 07-05-2018
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Grave lutto nel mondo dell'arte e della cultura: il regista Ermanno Olmi è morto all'età di 86 anni all'ospedale di Asiago, dov'era ricoverato da alcuni giorni. Bergamasco di origine (era nato a Treviglio nel 1931), padre ferroviere e madre operaia, protagonista già dagli anni '60 del cinema italiano (il suo primo lungometraggio, “Il tempo si è fermato”, è del 1959), malato da tempo, Olmi si è spento attorniato dall'affetto della moglie e dei figli.
Non è questa la sede per ripercorrerne la lunga e luminosa carriera, che in queste ore, dopo la notizia della sua morte, è al centro degli approfondimenti dei recensori e critici cinematografici di tutte le testate nazionali online.
Basterà ricordare, e non in ordine cronologico, i momenti che ne sintetizzano il prestigio di autore della settima arte: il Leone d'Oro alla carriera del 2008 a Venezia, il Leone d'Oro per “La leggenda del Santo bevitore” (1988) e il Leone d'Argento per “Lunga vita alla signora!” (1987): film, quest'ultimo, per le cui scenografie Olmi aveva richiesto gli arazzi e tessuti di Renata Bonfanti, la signora dei telai, tra gli ultimi grandi artisti bassanesi del '900, pure scomparsa nello scorso mese di marzo. E poi i suoi titoli più famosi: dalla favola contadina “L'albero degli zoccoli” (1978, Palma d'Oro al Festival di Cannes), recitata da attori non professionisti in dialetto bergamasco e considerata il suo capolavoro, passando per “Il mestiere delle armi” (2001), fino alla sua opera conclusiva “Torneranno i prati” (2014), ambientata sul fronte dell'Altopiano di Asiago nella Prima Guerra Mondiale.
Ermanno Olmi (fonte immagine: panorama.it)
Originale, visionario, spirituale, sperimentatore: così è stato Ermanno Olmi sino all'ultimo. Un maestro del quale, al di là dei meriti e delle vette artistiche, va sottolineato il legame con il nostro territorio. Negli anni '80, all'apice della fama internazionale, si era trasferito ad Asiago, dove aveva instaurato un grande rapporto di amicizia con Mario Rigoni Stern, suo vicino di casa. Il suo nome è legato anche a Bassano del Grappa, dove nel 1982 fondò la scuola di cinema “Ipotesi Cinema”: “laboratorio per le idee e le immagini” e fucina creativa che avrebbe collaborato con Paolo Valmarana della Rai formando nuovi talenti.
“Il Veneto perde un eccezionale cantore della sua gente e della sua terra - commenta oggi il governatore Luca Zaia -. Ermanno Olmi ci ha lasciato proprio nell’anno conclusivo del centenario della Grande Guerra, abbandonando quei verdi prati dell’Altopiano di Asiago che aveva scelto come ‘buen retiro’ e come luogo e immagine-simbolo per siglare, con il suo “Torneranno i prati”, tutto il dolore e la disumanità della guerra e la speranza nell’avvento della pace.”
“Lo voglio ricordare - aggiunge il presidente della Regione - come un vero maestro del cinema e della vita, sempre attento e proteso verso i giovani. Quei giovani che ha coltivato come amici ed eredi della sua arte e della sua poetica, e ai quali ha continuato sin alla fine, con la scuola di cinema, ad affidare il suo credo nell’uomo, la capacità di leggere la profonda umanità delle piccole cose quotidiane, e lo sguardo attento al valore della storia e della memoria. Ai quali ha continuato a insegnare che fare cinema è mostrare quello che spesso è invisibile ai più.”
Premiato dalla celebrità e da una vita ricca di affetti e di amicizie ma condotta sempre in modo riservato, Ermanno Olmi sarà salutato secondo il suo stile: i funerali del grande regista si svolgeranno in forma strettamente privata.
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