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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Attualità

Ma Varda che storie

Oggi l'incontro tra i tecnici del Comune di Bassano e della Nico Vardanega Costruzioni per concordare le modalità di partenza del cantiere di restauro del Ponte. Con un nulla di fatto: già previsto un ulteriore incontro

Pubblicato il 26-01-2017
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È insolitamente conciso (solamente sei righe) il nuovo ed ennesimo comunicato stampa sui lavori di restauro del Ponte degli Alpini trasmesso questo pomeriggio alle redazioni dall'Amministrazione comunale di Bassano del Grappa.
“Oggi - informa la nota - c’è stato un incontro tra i tecnici della Ditta Vardanega ed i tecnici del Comune di Bassano del Grappa, alla presenza del sindaco Riccardo Poletto e dell’assessore Roberto Campagnolo, per approfondire le modalità di inizio dell’intervento relativo al progetto di consolidamento e restauro conservativo del Ponte degli Alpini.” “Ci sarà un ulteriore incontro - afferma nel comunicato il sindaco Poletto - non appena si saranno valutate le diverse possibilità di cantierizzazione.”
Stop. Passo e chiudo. Niente di meno e soprattutto niente di più.

Foto Alessandro Tich

Questo è quanto rende noto la sintetica comunicazione, di cui si segnala alla nostra attenzione l'aggettivo “ulteriore”. Il che significa che tra l'Amministrazione comunale e l'impresa appaltatrice Nico Vardanega Costruzioni Srl di Possagno, ad appena dieci giorni dalla firma del contratto d'appalto, non è stato ancora raggiunto l'accordo tecnico sui tempi e quindi anche sui modi di realizzazione dell'attesissimo intervento.
“Dopo un incontro fissato per venerdì con il Genio civile di Vicenza - dichiarava lo scorso 17 gennaio un altro comunicato stampa del Comune di Bassano a contratto siglato -, già dalla prossima settimana potrà iniziare la predisposizione del cantiere.” E invece no. La predisposizione del cantiere - dopo oltre un anno perso tra le carte legali della controversia Vardanega versus Inco e Comune - deve ancora aspettare. E il rapporto tra Comune di Bassano e Vardanega (un tempo avversari giudiziari e oggi forzatamente alleati a seguito di pronunciamento del TAR) deve ancora trovare la quadratura del cerchio. Perché proprio a seguito dell'incontro di venerdì scorso col Genio civile, che è l'organo istituzionale deputato alla difesa del suolo e all'attività di polizia idraulica relativamente al Brenta, è sorto l'improvviso nodo che non è stato ancora sciolto.
Le cose, succintamente, stanno così: secondo le disposizioni del Genio civile, i lavori di restauro che prevedono anche importanti operazioni in alveo possono essere effettuati in due “finestre” annuali, ovvero nei due periodi del calendario (pre-primaverile e estivo-autunnale) nei quali è statisticamente ridotto il rischio di piene del fiume. Una prescrizione addotta per evidenti motivi di sicurezza. Mentre la Vardanega, diversamente da quanto stabilito dalle direttive del Genio, sarebbe intenzionata a lavorare di fatto a ciclo continuo.
Non si tratta certo di una questione da poco. Anche perché il Genio civile - in quanto organo periferico dello Stato, e in quanto tale detentore delle opportune autorizzazioni a intervenire sulle acque del fiume - ha sempre il coltello dalla parte del manico. Comunque la si veda e comunque la si racconti, si tratta di un nuovo (speriamo) temporaneo impasse che non era stato previsto dalle sfere di cristallo e che attende ora una necessaria soluzione.
Per motivi tecnici, ma anche politici. Come noto, l'aggiornato cronoprogramma dei lavori per il ripristino e consolidamento statico del Ponte di Bassano è stato calcolato in circa due anni e mezzo. Grossomodo lo stesso periodo di tempo che rimane all'Amministrazione Poletto per concludere il proprio mandato e appuntarsi sul petto la medaglia del restauro eseguito, o in via di ultimazione, a metà del 2019. Ogni giorno di ritardo nella partenza dei lavori, pertanto, è un giorno perso per il recupero del malandato simbolo universale della città ma anche per la rincorsa al consenso di fine legislatura.

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