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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Marco PoloMarco Polo
Giornalista
Bassanonet.it

Attualità

Torri Portoghesi. Intervista esclusiva a Domenico Patassini

L’attuale Preside della Facoltà di Pianificazione del Territorio di Venezia, bassanese doc, interviene nel dibattito innescato dall’approvazione delle “vele”.

Pubblicato il 02-11-2008
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Venezia. Il via libera del Consiglio Comunale alle Torri Portoghesi a Bassano del Grappa ha innescato, in città, un dibattito molto acceso tra favorevoli e contrari. In esclusiva per i lettori di bassanonet abbiamo raccolto le dichiarazioni di un illustre cittadino della città del Grappa: Domenico Patassini, preside della Facoltà di Pianificazione del Territorio di Venezia. L’incontro, con una delle più autorevoli voci in materia di Urbanistica a livello nazionale, è avvenuto nell’ufficio presidenziale presso la sede IUAV di Cà Tròn nel cuore del capoluogo veneto.

“Il progetto presentato da Paolo Portoghesi – spiega il docente universitario – cerca di dare una risposta a problemi irrisolti, da alcuni decenni, in un’area critica e, per molti versi, strategica del comune di Bassano del Grappa. Il criterio utilizzato è, però, a mio modo di vedere, abbastanza discutibile, per varie ragioni. In primo luogo: non si fa riferimento ad una riorganizzazione a scala più ampia. Ci spieghiamo: mentre sarebbe assolutamente necessario un ragionamento in termini di accessibilità interna, di attraversamento, di rapporti tra il centro storico e le periferie, questo approccio progettuale ha una prospettiva eminentemente puntuale, architettonica ed edilizia, non tiene, cioè, in considerazione il contesto nel quale viene collocato e su cui andrà ad incidere. L’intervento che mi sarei auspicato di vedere, invece, avrebbe dovuto prendere in esame tutto quel settore di città, considerando i collegamenti tra i due lati della linea ferroviaria e tutte le aree contigue, vecchio ospedale compreso”.

Domenico Patassini è autore e curatore di vari testi in materia di Urbanistica.


La collocazione delle Torri potrebbe, però, avere l’importante funzione di stimolo, impulso benefico. Ridare dignità ad un’area centrale ma fortemente degradata rivitalizzandola e conferendo maggiore dinamicità a tutto il centro urbano bassanese: -“Questo è un discorso sensato da condividere appieno. Però vale anche il ragionamento inverso. Paradossalmente si potrebbero avere degli edifici di un grande pregio architettonico, anche se nutro dei forti dubbi pure al riguardo, che producono degli effetti negativi. Questo non possiamo saperlo a priori senza un adeguato studio nel merito. Mi riferisco alla vicinanza al centro storico, agli impatti sul traffico, al carattere morfologico del tessuto urbano nel quale vengono collocati. Il problema che intendo sottolineare è, proprio, che il progetto di Portoghesi non è stato accompagnato da un’opportuna valutazione degli effetti che andrà a produrre”.

Nella sua disamina Patassini si sofferma su molteplici punti ma gli sta particolarmente a cuore la questione del paesaggio: -“Il landscape di cui possiamo godere noi bassanesi è di grande pregio. L’impatto delle torri non è da poco: potrebbe modificare per sempre la percezione che i cittadini hanno del luogo in cui vivono e che trasmette loro delle emozioni. Vorrei ricordare che la via della costruzione di un edificio “colossale” è già stata intrapresa negli anni scorsi a Bassano e mi riferisco all’ospedale nuovo, il San Bassiano. Dal punto di vista architettonico, urbanistico e territoriale non è il massimo, anzi. Questo almeno a patto di non volerlo trasformare in un simbolo”.

L’ultimo pensiero di Patassini è riferito alla mancanza di soluzioni alternative messe nel piatto: “Probabilmente ci si poteva muovere meglio. Si poteva tentare una strada diversa, magari ragionando anche sulla rinegoziazione dei diritti edificatori tramite gli strumenti previsti dalla nuova legge urbanistica regionale. Insisto, è il territorio che deve chiamare il progetto, non viceversa. Basarsi solo sul prestigio di una firma è riduttivo, soprattutto quando si parla di un’opera che interessa il bene comune per eccellenza di cui disponiamo: la città in cui viviamo”.

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