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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Energia pulita dal letame
La Conferenza dei Servizi regionale approva il progetto dell'impianto di produzione elettrica da biogas di Schiavon, promosso da Etra. Un investimento di 9,5 milioni per creare energia pulita e abbattere i nitrati pericolosi per la falda
Pubblicato il 27-09-2012
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In tempi di vacche magre, ci pensano le mucche a dare una mano al consumo sostenibile di energia. E si tratta di energia pulita, benché prodotta dagli scarti zootecnici e agricoli.
Il progetto Ebs (Etra Biogas Schiavon) sta infatti avanzando con l’avallo della Regione. L'iniziativa, promossa da Etra, prevede la realizzazione in Comune di Schiavon di un impianto di produzione di energia elettrica ricavata dal biogas di trasformazione anaerobica dei reflui bovini.
In questi giorni la Conferenza dei Servizi regionale ha approvato il progetto che mira a produrre, con metodi naturali (analoghi a quelli che regolano la digestione nello stomaco dei mammiferi), energia elettrica dal letame e dai liquami delle stalle: questi "materiali" creano infatti nelle zone agricole grossi problemi di odori, smaltimento e inquinamento della falda.

Il presidente di Etra Stefano Svegliado, il sindaco di Schiavon Mirella Cogo e il presidente del Consiglio di sorveglianza di Etra Manuela Lanzarin (foto: archivio Bassanonet)
Risolvere una criticità ambientale valorizzando un sottoprodotto a perdere: è questa la filosofia virtuosa di Etra, che ora attende la delibera della Regione Veneto per avviare l’iniziativa, fortemente voluta da Manuela Lanzarin, presidente del Consiglio di sorveglianza di Etra e membro della Commissione Ambiente della Camera.
“Da ormai tre anni - spiega la Lanzarin - la nostra società è impegnata nel settore energetico, come testimonia l’iniziativa condotta a beneficio dei Comuni soci per installare oltre 50 impianti fotovoltaici su edifici pubblici, o come le centraline idroelettriche progettate assieme al Consorzio di bonifica. Complessivamente Etra produce da fonti rinnovabili, soprattutto grazie al digestore di Bassano che tratta il rifiuto umido, il 21% del proprio fabbisogno energetico, un risultato che anticipa di anni gli obiettivi fissati dalla normativa. E ora con questo impianto di Schiavon produrremo energia elettrica in quantità sufficiente al consumo annuo di 1.800 famiglie.”
L’impianto, che costa circa 9,5 milioni di euro, sarà situato lungo via Bassanese superiore (SP 52) in zona agricola, su un’area di 22 mila metri quadrati che Etra ha acquisito da privati.
“La direttiva europea sui nitrati - osserva Manuela Lanzarin - ha ridotto fortemente la carica di azoto ammessa per ettaro, ragion per cui Etra, gestore del servizio idrico integrato, ha sentito il dovere di intervenire ulteriormente a tutela dell’ambiente. L’impianto è del tutto sicuro perché si basa sulla biologia e non sulla chimica: i batteri operano in ambiente chiuso e in assenza di ossigeno mangiando la biomassa e producendo metano. Dal biogas, attraverso un motore, si ricava l’energia. A regime saremo in grado di trattare circa 25 mila tonnellate all’anno di letami-liquami bovini e di altri materiali poco nobili di origine agricola (come vinacce e sottoprodotti della molitura), opportunamente miscelati.”
“Oltre a risolvere la questione dei nitrati - aggiunge Mirella Cogo, sindaco di Schiavon - ci proponiamo di eliminare gli odori e di regolamentare lo smaltimento dei reflui. L’impianto sarà innovativo anche sotto il profilo giuridico: per gestirlo è stata costituita una società agricola in cui sono entrati come soci gli allevatori, dieci in tutto, selezionati tramite bando pubblico. Un modo per rendere protagonisti e responsabilizzare i diretti interessati.”
“Il ricavo che otterremo cedendo l’energia all’Enel - conclude Stefano Svegliado, presidente del Consiglio di gestione di Etra - servirà a coprire i costi di trattamento dell’azoto, causa di possibile inquinamento della falda. Si pensi che nel territorio servito da Etra, a fronte di circa 600 mila persone, vivono 1 milione e 800 mila capi bovini, tre pro capite; e che i nostri terreni sono particolarmente vulnerabili per la permeabilità e la ricca presenza di risorgive. Dal momento dell’approvazione definitiva da parte della giunta regionale, che speriamo arrivi entro un mese, costruiremo l’impianto nel giro di sei mesi, dando così risposta ai bisogni del territorio senza creare il minimo disagio, neppure indiretto.”
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