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Immaginare il futuro (del Veneto)

Daniele Marini riunisce a Monastier “menti nuove” per governare la ripartenza.

Pubblicato il 17-09-2021
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Elena Pavan

Il fine estate è tradizionalmente tempo di convegni.
Si va da quelli notissimi e di scala nazionale, come il Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini e l’esclusivo Forum Ambrosetti di Cernobbio, fino agli appuntamenti delle categorie economiche e del mondo della politica. Tutte kermesse “coperte” fino all’ultimo minuto dai media nazionali. Sabato a Monastier di Treviso, nella splendida cornice dell’Abbazia di Santa Maria di Pero, va in scena invece un evento tutto “local” da seguire con attenzione.

Daniele Marini

Un pomeriggio di seminari sul futuro del Veneto alla prova della ripartenza organizzato da Daniele Marini, sociologo dell’Università di Padova, uno dei più acuti osservatori delle trasformazioni della società nordestina. Marini da anni mette in collegamento i cambiamenti che attraversano la pancia dei distretti produttivi e che inevitabilmente si ripercuotono negli ingranaggi della società veneta. Va segnalato che il pomeriggio di riflessioni, una sorta di “evento zero” propedeutico a costruire in futuro qualcosa di più stabile, non è stato volutamente pubblicizzato. A maggior ragione, dunque, si deve scandagliare tra le righe dei titoli dei diversi interventi e tra le biografie degli ospiti per capire cosa si sta muovendo nel corpaccione social-economico-culturale del Veneto.

Tre sessioni parallele di seminari si interrogheranno sul domani che verrà o che è già arrivato (“I-mmaginare il futuro. Leggerezza e speranza in tempi di incertezza” il titolo della locandina”). Non ci sarà politica, si parlerà a 360 gradi di come ricominciare a riconnettere i tasselli del post-policentrismo veneto congelati da due anni di pandemia. Marini con l’altro organizzatore Guiberto Ninni Riva, proprietario dell’Abbazia di Santa Maria di Pero, cercherà di fornire qualche mappa concettuale per immaginare il prossimo futuro. Lo spunto per mettere assieme i “cervelli” della nuova élite veneta è arrivato propria dalla lettura dell’ultima fatica di Daniele Marini, “Lessico del nuovo mondo. Una lettura dei mutamenti sociali ed economici” (Marsilio).

Agile pubblicazione che mette in ordine una serie riflessioni smart per orientarsi in questa fase di straordinari e sfuggenti cambiamenti che interessano soprattutto i giovanissmi. Abbiamo detto che non si parlerà direttamente di politica, anche se il titolo di un panel farà convergere giocoforza qualche ragionamento sul tema. L’economista Lorenzo Ciapetti intratterrà infatti i quasi 200 ospiti sugli sviluppi della quarta rivoluzione industriale in corso in Emilia Romagna, tra “vecchie” fabbriche e la costruzione di nuovi ecosistemi. Il raffronto con quello che succede in Veneto sarà inevitabile, visto che da tempo è in atto una competizione tra il modello veneto e quello emiliano per aggiudicarsi la leadership della macroarea del Nordest allargato.

A moderare il panel conclusivo arriverà Dario Di Vico, giornalista economico del Corriere della Sera da sempre attentissimo alle news che affiorano dai capannoni veneti. In ordine sparso: a parlare di innovazione, inclusione e istruzione ci saranno poi Giampiero Lupatelli (economista), Alessandro Garofalo (innovatore), Paola Goppion (Goppion Caffè), Daniela Galante (Confcooperative Veneto), Mirko Sossai (Comunità di S. Egidio), Leopoldo Destro (Assindustria Venetocentro), Silvia Oliva (Fondazione Nordest) e don Giorgio Scatto (priore del monastero di Marango).

Nell’abbazia benedettina gli organizzatori si cimenteranno dunque in un primo laboratorio territoriale dove poter ricominciare fisicamente a parlare di comunità dopo due anni di algidi incontri virtuali (non ci sarà ovviamente nessun streaming dell’evento). Monastier è un luogo strategico, crocevia laborioso lungo l’asse Treviso-Venezia-Padova, simbolo di quel Veneto che resiste sulle filiere lunghe dei mercati globali grazie a gioielli industriali come la Texa o l’Arper di Claudio Feltrin. Stando agli obiettivi fatti trapelare dagli organizzatori, in questo processo di “rethinking” del Veneto giovani e donne dovranno avere un ruolo di primo piano.
Vedremo nei prossimi mesi l’evoluzione di questa kermesse di imprenditori, sindacalisti, innovatori, cooperatori, accademici e monaci.

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