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La lotta di classe va aggiornata al green pass. Dietro le quinte non ci sono più i possenti blocchi culturali di un tempo, non ci sono Toni Negri e Potere Operaio da un lato e lo Stato e la borghesia dall’altro. Intorno all’obbligo vaccinale si cela comunque una interessante contrapposizione sociale da osservare, anche a livello localissimo: vede da una parte la social-galassia protestante del Paese, posizionata generalmente su fronti antiscientifici, quasi sempre para-complottista, e dall’altro la maggioranza della popolazione che cerca, pur tra mille dubbi, di chiudere i conti con la pandemia. Lotta di classe (ma solo social) perché tra istituzioni, imprese e fronti No-vax vari la questione è destinata a farsi comunque molta seria adesso che si dovrà decidere concretamente l’impatto delle limitazioni sulla popolazione che non vuole accedere al green pass. Ha già fatto notizia in questi giorni il botta e risposta tra i sindacati e i vertici della OTB-Diesel sul possesso del green pass per la fruizione dei servizi della mensa aziendale.
Va da sé che anche nel distretto economico bassanese si discuterà sempre di più sulle limitazioni pratiche che colpiranno i lavoratori che non dispongono della carta verde. La questione è complessa: in ballo ci sono libertà costituzionali, diritto alla salute, diritto del lavoro, eccetera, eccetera. Per farla breve, sul green pass in azienda si potrebbe profilare una lotta di classe sanitaria tra imprenditori, in larghissima misura favorevoli al green pass, e quella parte di lavoratori che non vogliono vaccinarsi.

Francesca Masiero (PBA), Sandro Venzo (Confartigianato), Diego Caron (Caron A&D)
Ha una posizione molto netta Francesca Masiero, a capo della PBA, imprenditrice ed accademica, bassanese inserita in importanti network culturali a livello nazionale.
«Il green pass, se mi è consentita una metafora con l’economia reale, è il prototipo per il prodotto più strategico e prezioso per l’economia globale: l’obbligo vaccinale. Una società, ne va della sua sopravvivenza, deve agire avendo come faro il bene comune. Ha il dovere e il diritto di agire per proteggere se stessa, tutto il resto è propaganda che fa perdere tempo prezioso».
Non ci sarebbe tempo e spazio dunque per dare corda alle interpretazioni del fronte No vax-anti green pass che soprattutto sui social, anche bassanesi, sta dando battaglia.
«Chi è contro il green pass, chi è contro il vaccino, è uno scandalo pericoloso, una pericolosa pietra d’inciampo. E dal momento che è impossibile far cambiare idea agli egoisti, è necessario per il bene comune isolarli».
Si colloca invece su una posizione più sfumata Sandro Venzo, da sempre anima battagliera della piccola e media industria artigiana bassanese. Favorevole in linea generale ai vaccini ma assolutamente contrario all’imposizione del green pass da parte delle aziende.
«Al primo posto va la sicurezza, non ci passa sopra nulla in termini di priorità. Come Confartigianato abbiamo stipulato convenzioni per tamponi a costi contenuti a carico delle imprese, siamo in prima linea per rendere il più sicuro possibile le nostre aziende. Ma assolutamente non me la sentirei di imporre ai miei dipendenti il vaccino e di conseguenza il green pass. Non è giusto scaricare sugli imprenditori una responsabilità che deve prendersi lo Stato. Non dobbiamo essere noi a consigliare o meno il vaccino, l’obbligo vaccinale se vuole lo può imporre solo il Governo».
Chiudiamo la panoramica con Diego Caron, già presidente del raggruppamento degli industriali bassanesi, alla guida di un’azienda che conta un centinaio di dipendenti.
«Dopo due mesi dall’inizio della pandemia avevamo già messo in piedi un sistema di protezione per i lavoratori più stringente di quello previsto dalle regole pubbliche. Personalmente sono un Sì-vax convinto, mi affido a quello che dice la scienza. Sono anche favorevole al green pass obbligatorio, è l’unico modo per uscire dalla pandemia, ma deve essere assolutamente meglio dettagliato. Ci sono molti casi di singoli che devono essere esonerati dal vaccino per tanti motivi. Sia perché hanno già avuto il Covid e hanno una carica di anticorpi altissima sia per altre importanti questioni di salute. Così come è concepito ora il green pass si presta a tanti, troppi paradossi. In azienda abbiamo più del 90% dei lavoratori vaccinati, i non vaccinati hanno tutti dei motivi specifici. Per questo dico che vanno le migliorate le lacune del green pass».
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