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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Magazine

Una via di fuga dai luoghi comuni

Vitaliano Trevisan e Luigi Romolo Carrino inaugurano gli incontri al Piccolo Festival

Pubblicato il 19-06-2010
Visto 2.986 volte

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Rinascimento in bianco e nero

Il luogo comune parla della realtà, ma non è la realtà. Uno spiraglio di speranza in una frase sola. Forse è qui il cancello aperto, l’uscita dal labirinto dei “Tristissimi giardini” perlustrati da Vitaliano Trevisan. La sua lettura tratta dall’ultimo libro appena uscito per Laterza ha inaugurato l’intensa parentesi dedicata alla letteratura del Piccolo Festival. In sottofondo il bel canto dei Tenori che proveniva dalla piazza accanto, il chiostro del Museo Civico un piccolo scrigno di pensieri e di parole, anch’esse lapidarie a volte, la serata ha avuto inizio con un aperitivo letterario al gusto di nuovo di non ancora detto e sentito, uno di quelli senza olivette e patatine. L’artista vicentino ha ipnotizzato tutti con una narrazione dettata da una perlustrazione della realtà che ci sta accanto/vicino/dentro a volte crudele, certamente e volutamente priva di “gentil sguardo”, ma probabilmente sempre più urgente e necessaria. La provincia di Treviso “se la vedi ti innamori” indagata nel guasto dallo sguardo acuto di Trevisan, stranamente è sembrata a tutti familiare, riconoscibile; curioso anche come ci si sia orientati facilmente nei discorsi in viaggio nel Bel Paese, su rotte che tirano dritto all’incrocio tra “l’arroganza della destra e l’ipocrisia di sinistra” e seguendo gli spostamenti di baricentri sociali, economici ed etici causati dalle migrazioni di denaro tra nord e sud, da sud a nord. Luigi Romolo Carrino cui Trevisan ha passato il testimone, ha poi proposto ai lettori un giro nei labirinti noir, non noir, sicuramente oscuri perché profondi, dei suoi racconti seguendo una sorta di filo rosso che lega le sue tre pubblicazioni, “Acqua storta”, “Pozzoromolo” e “Istruzioni per un addio” l’ultima raccolta: ha parlato di omertà, di un non voler vedere che partendo dai sentimenti si riflette e amplifica nel sociale e nel civile. Bellissime le immagini proposte da AsoloArtFilmFestival e proiettate sullo sfondo del palco, una personificazione dell’irrequietezza dedicata a Gioia, la protagonista di Pozzoromolo. Anche Carrino crede nel ruolo attivo e modificante delle parole, e della letteratura “a Napoli (Napoli, Campania, Italia) la gran parte dell’opinione pubblica comune si sta rassegnando, gli scrittori no”.

a sinistra Luigi Romolo Carrino sul palco di Palomar

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