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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Incontri

La qualità del silenzio

Il suono dei passi sugli 8000 nel racconto di Simon Kehrer e Walter Nones

Pubblicato il 28-06-2009
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Ieri pomeriggio 27 giugno a Palazzo Roberti si è svolto l’incontro con Simon Kehrer e Walter Nones, gli uomini che hanno aperto una nuova via sul Nanga Parbat, la “montagna nuda”, sull’Himalaya, un percorso tracciato sull’inviolata parete Rakhiot. I due alpinisti hanno presentato il loro libro di recente pubblicazione “E' la montagna che chiama”, Edizioni Mondadori, e portato in dono al numeroso pubblico presente in sala un filmato-documento sulla loro impresa, un viaggio epico che ha pagato il tributo della morte del terzo componente della spedizione, l’alpinista di fama mondiale Karl Unterkircher. Subito dai primi commenti appare chiaro che non è un libro scritto per raccontare una tragedia, non solo: il momento della perdita di Karl a distanza di un anno è ancora negli occhi e nella voce commossa dei due amici, ma le parole dette e la qualità dei silenzi narrati dalle immagini sono forse di più la testimonianza del fatto che spesso dietro a scelte così rischiose non si nasconde un desiderio di affermazione, di sfida arrogante alla montagna e alle forze della Natura, ma un sentimento forte e del tutto estraneo a chi non conosce la magia dell’esplorazione. Simon e Walter durante l’incontro hanno narrato con serenità e gioia momenti vissuti al limite, hanno cercato di spiegare le motivazioni di comportamenti dettati da un codice imposto agli uomini dalla montagna, raccontato attimi di scelte coraggiose, parlato sottovoce, con pudore, di gesti nobili. I due alpinisti non hanno voluto soffermarsi a lungo sulle polemiche mediatiche che li hanno aggrediti, accuse che parlavano di spese per i soccorsi, di eccessi di temerarietà, di impreparazione: hanno pagato la quota richiesta e dimostrato aprendo la via che il loro non era un atto incosciente, non sono saliti in vetta per rispetto, perché avrebbero voluto filmare quel momento con un abbraccio a tre. Simon è altoatesino, parla benissimo l’italiano, ma raccontando dice “la morale” invece che “il morale”, forse non se ne rende conto, ma scambiando le due parole il significato dei discorsi assume una connotazione davvero etica e profonda, “la morale” è importante, fornisce la chiave delle loro risposte alla voce della montagna.

Walter Nones e Simon Kehrer foto di L. Vicenzi

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