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Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Arte

Con Brint, arte contemporanea, territorio e partecipazione

Domenica 26 ottobre, la chiusura del progetto artistico dedicato al fiume Brenta allestito a Villa Angaran San Giuseppe

Pubblicato il 23-10-2025
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Elena Pavan

Domenica 26 ottobre sarà la serata di chiusura del progetto intitolato Brint, dedicato al fiume Brenta, ospitato nel giardino esterno e nei locali di Villa Angaran San Giuseppe.
Si conclude questa fase, ma non l’intero percorso, per un’iniziativa realizzata da Elephant’s Events, associazione indipendente specializzata nella progettazione e produzione di esperienze artistiche contemporanee dedicate al sostegno di creativi emergenti. Il lavoro del gruppo, una realtà giovane che ha mosso i suoi primi passi da alcuni anni tra Regno Unito e Bassano — quest’ultima terra d’origine a cui tornare in un’ottica di valorizzazione del senso di appartenenza e delle proprie radici — si concentra su progetti espositivi, performativi e multidisciplinari concepiti come spazi di ricerca, dialogo e sperimentazione.

installazione di Riccardo Rizzetto, per Brint, a Villa Angaran San Giuseppe

Un’iniziativa dunque che ha tessuto insieme arte contemporanea, territorio e partecipazione. Ultima tappa di Brint, domenica sera, con la proiezione di cortometraggi dedicati all’acqua e al fiume, a cura del collettivo Kinomad, per un progetto che ha preso avvio lo scorso 9 settembre e che ha visto realizzati uno spazio e un tempo abitati dalla narrazione e da installazioni permanenti, da momenti di approfondimento, performance e percorsi naturalistici.
Inaugurato con la performance della danzatrice Anna Kushnirenko, Brint ha ospitato negli incontri correlati Roberto (Popi) Frison, Guglielmo Zanella, Francesca Bottari e Matteo Cabion, il gruppo Sbittarte, Nadir Stringa e Brando Calmonte, ciascuno a restituire una propria visione del fiume e delle attività umane che si svolgono grazie a esso attraversando vari linguaggi: tradizioni e leggende, la poesia, suoni e musica, l’artigianato.

Al centro del progetto c’è una riflessione sul fiume Brenta inteso non come semplice elemento paesaggistico, ma come protagonista attivo, presenza viva, memoria di trasformazioni, portatore di narrazioni. «Il rapporto con la natura non può più essere interpretato come una relazione tra soggetto e oggetto, ma come un intreccio di forze in continua evoluzione. Riconoscere la natura non solo come risorsa, ma come interlocutrice — viva, mutevole, talvolta resistente — significa rivedere le categorie stesse con cui pensiamo il mondo. Significa anche accettare la necessità di un nuovo equilibrio, in cui l’agire umano si misuri non più sulla logica del possesso, ma su quella della coesistenza» ha spiegato Anna Fiore, tra gli organizzatori.
Il nome “Brint” – in lingua cimbra – significa “scorrere dell’acqua”: un richiamo essenziale al fluire continuo. Un flusso di incontri con prospettive ideate ad arte sul fiume ha connotato la proposta espositiva, che ha preso forma nel giardino esterno della Villa e negli spazi verdi che la attorniano con annesso un invito a gettare un nuovo sguardo all’acqua che corre a fianco di strade intasate e pedemontane.
Tra gli artisti coinvolti: l’architetto e artista curatore post-disciplinare Riccardo Rizzetto, attivo tra Londra e l’Italia, autore di hydraulic mythologies, e LinkHg, il cui lavoro tra due esseri viventi, si tendono tre superfici leggere trae dal dialogo tra stelle e fiume la propria ispirazione.
Fra gli elementi principali componenti le altre istallazioni allestite nel verde, diverse battezzate con appellativi che riguardano la Brenta, ovvero “Brunnen” (fontana), Brentella (antico nome del Brenta), Brentana, Medoacus, e una denominata “No-kill zone”, pietre e sassi raccolti lungo le rive, frammenti del trasporto fluviale e testimoni di processi geologici e sedimentari, ma anche custodi di leggende locali; lastre metalliche, materiali industriali di scarto che evocano la storia recente del fiume, segnata dall’estrazione e dall’uso dell’acqua come forza motrice; teli bianchi come vele, tinozze e reti da pesca — il colore argento un richiamo comune al brillio dell’acqua.
Nessun ponte-cartolina, anzi, anche un richiamo sotteso alla Mala del Brenta e al suo malo-sfruttamento del fiume, frammenti di memoria spesso volutamente accantonati.
Messo in luce dal progetto è il suo corso intero, una tappa tra altre quella bassanese, dove però il Brenta si è fermato a raccontare, quest’estate col progetto Bestiario Idrico, di Marco Paolini, realizzato proprio in Villa, e poi all’interno di Brint.
Per informazioni: elephantsevents.com

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