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Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Incontri

Walkabout: tra le mappe della letteratura

Villa Angaran San Giuseppe: all'interno degli Stati generali della letteratura in Veneto, in cammino fra le parole di tre scrittori. La nostra intervista a Enrico Zarpellon

Pubblicato il 24-06-2025
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Elena Pavan

Venerdì 19 giugno, l’appuntamento della sera degli Stati generali della Letteratura in Veneto, rassegna che abbiamo presentato qui shorturl.at/YVxr5, ha avuto come protagonista un Walkabout allestito appositamente e dedicato a tre scrittori che, all’interno della loro opera, hanno steso vere e proprie mappe del territorio: Andrea Zanzotto (Pieve di Soligo, 1921 - Conegliano, 2011), che ha cantato il paesaggio mutevole nella poesia; Ferdinando Camon (Urbana, 1935), al centro della sua narrazione le grandi trasformazioni sociali che hanno attraversato il Veneto e il suo variegato popolo; Vitaliano Trevisan (Sandrigo, 1960 - Crespadoro, 2022) che ha catturato l’essenza di tempi e luoghi, con il suo sguardo lucido e spietato.
Lo spettacolo, che nella formula chiamata “Walkabout” è stata ideata da Enrico Zarpellon e che intreccia narrazione, letture e musica, è stato intitolato Par vardar–Trittico veneto, da una poesia di Giacomo Noventa.
La serata sarà replicata il 25 giugno a Vicenza, appuntamento di chiusura della rassegna “InChiostro. Un’ora con… “, storico ciclo di appuntamenti dedicato ad autori veneti.

Walkabout a Villa Angaran San Giuseppe (foto Francesco Dal Pian)

Tornando in città, a Villa Angaran San Giuseppe i prossimi appuntamenti di “Walkabout-Perdersi e trovarsi nei libri” sono in programma giovedì 17 e il 31 luglio. Gli incontri sono organizzati in collaborazione con la Villa, la Libreria Palazzo Roberti e la Biblioteca di Bassano.
Walkabout significa “cammina in giro e a tema”, si riferisce a una pratica di origini australiane perfettamente calzante al tema degli Stati generali, in questa edizione dedicati all’attività di mappare.
Par vardar è stato anche il titolo di uno spettacolo fatto di poesie dialettali che portò sui palchi Marco Paolini, protagonista con il suo progetto “Fabbrica del mondo” di attività volte all’esplorazione e alla creazione che si sono svolte nei giorni scorsi in Villa.
Parliamo della serata, forma e contenuti, direttamente con Enrico Zarpellon, sul palco dell’orangerie della Villa con Chiara Volpato, regia tecnica a cura di Francesco Maroso e Ludovico Dal Ponte.

Un appuntamento molto seguito. Certa buona letteratura, che ha insita una parte visionaria, legge non solo un territorio ma il suo paesaggio nel suo divenire. C’è bisogno di ascoltare “insieme”?
Noi crediamo di sì, e il pubblico sempre più numeroso ci conferma nella scelta di provare a dire e ascoltare insieme la grande letteratura. I libri servono in mezzo alle persone, e così con Walkabout è come radunarsi intorno a un fuoco, la sera, per ascoltare pagine, storie, versi… E sì: per leggere un territorio in perenne trasformazione è importante ascoltare anche la letteratura. Viviamo in mezzo a molte spinte e sommovimenti, crepe che scrivono la terra. C’è bisogno di artisti e scrittori capaci di muoversi come rabdomanti tra le crepe, tastarne il rilievo per intuire il propagarsi futuro di quell’energia che rompe o ricompone. Capaci magari di gettare semi dentro alle fessurazioni.

Quali tipi di sguardo, nei tre scrittori scelti, ha privilegiato la narrazione?
Nell’immensa opera di Andrea Zanzotto, che ha percorso l’intero paesaggio veneto ricreandolo nei suoi versi, abbiamo cercato qualche elemento di metodo per elaborare una mappa letteraria. Del romanzo d’esordio di Camon abbiamo esplorato la lingua straordinaria con cui riesce a raccontare il tracollo del mondo contadino, una faglia profonda nella nostra storia che in vari modi continua a riverberare. Di Vitaliano Trevisan abbiamo preso lo sguardo irrinunciabile e vertiginoso con cui ha saputo descrivere la periferia diffusa (il vero paesaggio del nostro presente) e le energie che governano il territorio in cui viviamo.

Un passo che le è restato fortemente impresso, nella fotografia della contemporaneità scattata da Trevisan, lo scrittore a noi per tanti versi più vicino?
Fra i testi da cui siamo passati, direi una breve scena contenuta in Tristissimi giardini (e poi ripresa dall’autore nel suo capolavoro Works), dove Trevisan riesce a raccontare moltissimo in poche righe: il modulo base della periferia veneta “casa-campo-capanon”; la figura quasi mitologia del vecchio padrone che emerge dalla terra e alla terra ritorna; il senso del tempo che governa i processi produttivi e di vita; un eterno presente produttivo dentro cui il passato non smette di crollare e che, al tempo stesso, fagocita ogni possibilità di futuro. Naturalmente andrebbe letta, più che rievocata.

Mappare una Regione ha anche un senso identitario: che rilevanza le pare assuma oggigiorno l’uso del dialetto (o della lingua veneta)? All’interno di un osservatorio privilegiato come quello della Villa, molto frequentato dai giovani, è praticato?
Direi che mappare un territorio ha soprattutto il senso di una comunitaria ricerca di sé, e che muove dal bisogno di autocomprensione in un tempo di grandi cambiamenti. Il rischio altrimenti è quello di cercare solo le “risposte” che conosciamo già e che confermano la nostra visione del mondo, e per farlo moltiplichiamo i paraocchi, mettiamo la testa sotto la sabbia come gli struzzi pur di non fare i conti con molte questioni e realtà… illudendoci di preservare una presunta identità statica, stabilita a priori da qualcun altro, intoccabile. Pare che alla maggioranza di noi continui a sembrare meglio così, ma dalla lettura possiamo reimparare anche quel gesto pieno di speranza che è voltare pagina.
Sul dialetto in sé non posso portare evidenze sociologiche, so che io lo parlo parecchio, e non solo in casa.
Da questo punto di vista, però, la lingua (inclusa quella dialettale) ci mostra che la realtà prevale sull’idea anche quando facciamo finta che non sia così. La lingua si evolve e adatta alla pratica d’uso quotidiano, si mescola e si ibrida, trova vie sorprendenti per sopravvivere mutando forma. Il dialetto è una lingua che insieme ad altre forma il plurilinguismo vivo in cui siamo immersi quotidianamente.

Di cosa tratteranno i prossimi Walkabout attesi quest’estate in Villa?
Il 17 luglio presentiamo “Le cose importanti sono le più difficili da dire”, e ci immergiamo nel piacere puro della narrazione portando in scena un unico grande racconto avventuroso ed emozionante (un po’ per gioco non vogliamo dire in anticipo qual è il racconto o chi l’ha scritto). Il 31 luglio arriva invece il terzo spettacolo inedito, “La vita nei dettagli”. Nella grande letteratura i dettagli custodiscono e rilasciano un eccesso di vita, e allora ci divertiremo a saltare fra epoche, provenienze e generi letterari per esplorare, più che un tema, il sublime gesto letterario di chi riesce a condensare in un piccolo frammento il massimo di vita possibile.

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