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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Magazine

Modalità lettura 4 - n.3

Questo numero esplora i regni dell'Intelligenza Artificiale e le sue applicazioni nella scrittura. La nostra intervista a Morgan Palmas

Pubblicato il 27-10-2024
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Brassaï. L’occhio di Parigi

La nostra rubrica dedicata alla lettura in questo numero rivolge la sua attenzione al futuro già presente che parla il linguaggio dell’Intelligenza Artificiale nella sua accezione generativa, in questo caso applicato al campo della scrittura. Lo spunto è dato da un incontro laboratoriale molto interessante svoltosi sabato 26 ottobre all’interno di un’importante rassegna culturale, ovvero CartaCarbone, il rinomato festival dedicato al tema dell’autobiografia che da anni anima Treviso.
L’undicesima edizione ha collocato il momento clou del suo fitto programma in questo fine settimana (quest’oggi, domenica 27 ottobre, compreso) ma l’orizzonte delle iniziative che fanno capo alla manifestazione è in realtà molto più vasto. Diretto da Bruna Graziani, CartaCarbone 2024 ha proposto, come fa di consueto, incontri con l’autore con ospiti di prestigio, laboratori, performance e contest letterari (questo il link: www.cartacarbone.it).

Morgan Palmas a CartaCarbone 2024

All’interno dell’edizione 2023 della rassegna, era stato inserito un laboratorio particolarmente accattivante dedicato a ChatGPT, condotto da Morgan Palmas.
Palmas, noto nel territorio del Vicentino come artefice e promotore di numerose iniziative culturali, fa da anni l’agente letterario e l’editor, ha fondato “Sul Romanzo” nel 2009; insegna scrittura creativa alla Scuola “Palomar” di Rovigo; si interessa di blockchain (registri digitali), Web3 e nuove tecnologie da applicare all’editoria.
ChatGPT, per i neofiti, è un sofisticato modello di lingua sviluppato dalla società OpenAI, e si tratta in estrema sintesi di uno strumento che in potenza è in grado di migliorare la creatività, l’efficienza e l’accuratezza in molti campi. L’incontro è stato dedicato a spiegare alcune applicazioni nel settore della scrittura, praticata in contesti amatoriali e professionali.

Sabato 26 ottobre, sempre condotto da Palmas, è seguito un approfondimento che ha rappresentato la prosecuzione e l’evoluzione del laboratorio precedente. L’incontro è stato ospitato al Bloom ed è stato seguito da un nutrito gruppo di partecipanti — chi scrive compresa. A testimoniare l’interesse della comunità degli scriventi e degli scrittori per il tema, nella prima mattinata il Bloom aveva accolto un altro laboratorio (entrambi sono stati realizzati in collaborazione con la scuola di scrittura “Il Portolano”) intitolato Digital Literacy. In esso, Davide Marcellan ha avuto il ruolo di traghettatore in un viaggio partito dalla caverna di Platone, sorvolati mari praticati da David Foster Wallace, l’approdo tra i verdi lidi della consapevolezza digitale.
Tornando a Il romanzo ai tempi dell'intelligenza artificiale, la riflessione messa “sul foglio” da Palmas è partita da un assunto necessario: l’IA generativa sta cambiando il lavoro delle scrittrici e degli scrittori. All’interno delle due ore di conversazione, l’esperto ha fornito in concreto numerose dimostrazioni di svariate nuove tendenze dedicando momenti privilegiati a principianti e professionisti del settore, nell’ottica che tutti possano beneficiare della rivoluzione in corso — il termine “rivoluzione” non utilizzato a caso.
Affrontiamo il tema direttamente con Palmas, consapevoli che il discorso avrà giocoforza molti buchi neri e tanti puntini di sospensione. (n.d.r.: il “tu”, anche in questo caso, perché la nostra è una conoscenza di lunga data).

Sui social, dove sei molto attivo, un creatore di comunità, hai affermato che siamo agli inizi di una nuova era, tutta da scoprire. Stai muovendo dei passi al suo interno dagli esordi, mai opponendo resistenze, senza inni accorati rivolti all’Umanesimo.
Sono il tipo di persona che ama mettere le mani nella pasta prima di parlare, dunque, con molta umiltà e al contempo con una buona dose di pragmatismo, ho cominciato due anni fa a utilizzare ChatGPT provando a sfruttare al massimo le sue potenzialità. Che cosa ho scoperto? Un nuovo modo di organizzare il mio lavoro, accogliendo i vantaggi dell’intelligenza artificiale generativa e mettendo in discussione i suoi limiti. Non c’è un punto di arrivo, ma so che la pratica quotidiana rappresenta la modalità che io sento più adeguata per affrontare la nuova rivoluzione in corso.

Hai anche annunciato pubblicamente che è possibile, la prova provata, scrivere un romanzo di buona qualità utilizzando l’ingegno unito a questi nuovi mezzi.
Sì, e diventerà sempre più frequente la produzione di testi grazie all’AI. Ho osservato le sue migliorie nel tempo e, se questo trend continuerà, non ho dubbi che gli scrittori potranno farsi affiancare per creare e modificare un romanzo sotto ogni punto di vista. Può sembrare paradossale che l’opera creativa di un essere umano sia prodotta da una macchina, ma era paradossale anche pensare ad auto che viaggiano senza autista. Poi, sulla buona qualità, bisogna intendersi, il mio occhio è da agente letterario, quindi non penso necessariamente a opere che rimarranno nella storia della letteratura, quanto a testi con una loro dignità editoriale.

Posti alcuni assiomi, in divenire o già divenuti, cosa accadrà al mondo editoriale nei prossimi 3-5 anni riguardo alla narrativa di intrattenimento?
Ci saranno testi frutto ‒ in parte o totalmente ‒ di AI e su questo si scateneranno i dibattiti dentro il settore libri. Io ho uno sguardo brutale su tale fronte: è una questione economica per l’editore. Potrà avere più testi di qualità da pubblicare e serviranno pochi scrittori in grado di utilizzare i nuovi strumenti. Perché dovrebbe osteggiare l’AI se potrà fare tutto con meno denaro? Bene inteso, conseguenze buone e meno buone, ma non sono un veggente, perciò vedremo.

La poesia, intesa come creazione del “veggente”, orbita ancora in altri mondi? Le va riservato un discorso a parte?
Non vedo ancora l’anima lirica nell’intelligenza artificiale generativa, ma è possibile che l’AGI possa averla. Su quando raggiungeremo l’AGI il dibattitto è aperto, anche se ho la sensazione che nei prossimi 5-6 anni ci arriveremo.

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