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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Mostre

Donne libere, magiche, sovversive

L'andar per mostre ci porta a Bologna, a visitare l'interessante e ricca esposizione sulle streghe curata da Luca Scarlini

Pubblicato il 25-04-2024
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Rinascimento in bianco e nero

Nel nostro andar per mostre, una tappa d’obbligo è l’interessante esposizione allestita a Bologna curata da Luca Scarlini, che porta il titolo: Stregherie. Iconografia, fatti e scandali sulle sovversive della storia.
Lo storyteller toscano, grande amico di Operaestate Festival, in questo caso in veste di studioso appassionato di esoterismo, si è occupato dell’allestimento di questa mostra ideata e prodotta da Vertigo Syndrome ospitata a Palazzo Pallavicini (sarà visitabile fino al 16 giugno) che segue a ruota un’analoga ma non identica esposizione di stanza per alcuni mesi al Belvedere della Villa Reale di Monza.
Un altro luogo molto suggestivo, un bellissimo palazzo quattrocentesco dai trascorsi fastosi, e un percorso progettato appositamente per le sue sale presenta al pubblico, anche in forme dai tratti immersivi e teatrali, senza disegnare pennellate pop, di un patrimonio di oggetti ricercati, di raffigurazioni e di narrazioni riferibili al personaggio della “strega”.

da Stregherie, mostra ospitata a Palazzo Pallavicini, a Bologna

Non una mostra con la testa rivolta all’indietro — anche nella nostra epoca ipertecnologica, i social stessi testimoniano un ritorno massiccio nella contemporaneità ai riti della Wicca e alla stregoneria bianca — ma di sicuro, come testimonia il catalogo, una raccolta di tutto rispetto di materiale storico riferibile alla “stregheria”: testi cinquecenteschi maledetti, trattati di magia occulta (molti libri rarissimi provengono dalla Biblioteca Teresiana di Mantova, tra questi il terribile Malleus Maleficarum), feticci, amuleti e poliamuleti, strumenti rituali, 300 opere d’arte prese in prestito da una collezione unica al mondo, quella di Guglielmo Invernizzi — con contributi anche di grandi estimatori come Emanuele Bardazzi, Edoardo Fontana e Luca Locati Luciani. Collocate in esposizione, testimonianze provenienti dal leggendario Museum of Witchcraft and Magic di Boscastle, in Cornovaglia e dal Museo delle Civiltà di Roma; opere-capolavoro di incisori dai toni cupi come Dürer e Goya; nudi ispirati al Faust eseguiti da Dalì, ma anche opere di artisti contemporanei che hanno rivisitato il tema, come Oppy De Bernardo, Franco Rasma e Mirando Haz.

La figura della strega evoca immagini minacciose, pregne di paura e di bruttezza, ma in realtà, come ricorda Scarlini nel filmato introduttivo, le madri di queste donne speciali sono di altra fattura: dalle Erinni a Circe, da Medea a Erodiade (la madre di Salomè) alla dea Aradia. Quest’ultima è un’antica divinità delle donne e dei boschi, la sua figura è stata recuperata a fine Ottocento dall’americano Charles Godfrey Leland, in un libro intitolato: Il vangelo delle streghe (1899). Questo ramo originario racconta di donne sapienti e sagge dalle infinite conoscenze in campo naturale e con poteri capaci di aprire finestre con poteri trasmigranti; figure che affondano le radici nel passato più lontano ma proiettate nel futuro; donne irriverenti, disobbedienti e sovversive, che non potevano e non possono non incutere timore per il portato di assoluta libertà che esprimono.

Nella ricca sezione figurativa, la mostra rievoca l'orrore contenuto nelle favole vere, non ancora assurdamente edulcorate a dosi letali di saccarina, ad esempio in Hänsel e Gretel; incanta con la raffigurazione di amplessi con il maligno; ci sono le streghe bianche di Henry Chapront e ci sono immagini di sabba da pandemonio, e streghe dalle pose scomposte a rovescio sul caprone; attorno rivivono i capricci di Goya e altrove le sale si popolano di streghe belle e inquietanti, ritratte o fotografate spesso a cavallo di una scopa, richiamo simbolicamente chiaro.
Fotoincisioni e litografie, acqueforti e fotografie a colori, Barbie assassine e immagini che illustrarono Les fleurs du Mal, fotogrammi enigmatici tratti dal cinema e dal teatro: tutto intorno parla il linguaggio dell’arcano, e a corredo si snoda un tappeto sonoro fatto di sussurri, parole e grida che contribuisce a rendere viva la narrazione.
Una sezione speciale della mostra è stata dedicata a Gentile Budrioli, astrologa, curatrice ed erborista, la “strega enormissima” di Bologna, protagonista anche di un nuovo libro illustrato: è presente la ricostruzione di uno stralcio del vero processo per stregoneria tenuto da un tribunale medievale a opera dei funzionari dell’Inquisizione che la poveretta, come tante altre donne dell’epoca, dovette subire: gli spettatori, seduti in cerchio intorno a una sorta di falò-rogo, al buio, grazie a un espediente di matrice scenografica per qualche istante si sentono addosso gli sguardi impietosi degli accusatori, e la sensazione non è delle più piacevoli. Un altro ambiente molto coinvolgente è la sala ovale piena di specchi con al centro il Libro delle Ombre, dove si viene invitati ad accogliere e ad ascoltare le voci che sanno di irrazionale che vivono dentro di noi, che a volte ci guidano, a pronunciare in segreto e a lasciare traccia sul libro del nostro personale incantesimo.

Molte donne in visita, indice di una certa sorellanza, ma anche uomini curiosi e in certi momenti anche gruppi di bambini delle scuole, ai quali sono riservati spazi con giochi e attività laboratoriali. Alla mostra si associa un fitto programma di eventi collaterali.
Orari di apertura: da martedì a domenica dalle ore 10 alle 20 (aperto giovedì 25 aprile, mercoledì 1 maggio, domenica 2 giugno).

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