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Le parole che curano
Sabato 12 dicembre, Cristina Bellemo sarà protagonista di un seminario in rete dove si afferma il valore importante delle parole, come accade sempre nei suoi libri. A tu per tu con la scrittrice bassanese

Cristina Bellemo
Sabato 12 dicembre la rete propone un seminario che invita a riunirsi intorno a temi preziosi, al suono di voci che si scambiano racconti, pensieri, esperienze, condotto da Cristina Bellemo. Suddiviso in due date e online, dopo essere stato ospitato dal vivo in due momenti nei mesi di settembre e ottobre a Villa Angaran San Giuseppe, il seminario è intitolato: «Le parole che curano». I posti risultano esauriti, segno di un vivo interesse per la proposta organizzata dalla libreria “Per fare un libro” di Mola, in Puglia, promotrice dell’evento. Parliamo di questa iniziativa e di molto altro con Cristina Bellemo, scrittrice bassanese che come molti autori sta sperimentando nuovi canali oltre alla carta stampata, agli appuntamenti ospitati nei luoghi della cultura e ai festival letterari per mettersi in comunicazione con i lettori.
Nei giorni scorsi Cristina Bellemo, insieme all’illustratrice Gioia Marchegiani, è stata protagonista di un appuntamento interessante, sempre online, per parlare del suo libro intitolato Tipi (Edizioni Gruppo Abele, 2019). Un bellissimo incontro: i canali social intesi e modellati come risorsa.
Come avviene un incontro alla pari tra due linguaggi diversi, quello di un autore e quello di un illustratore, di cui offri spesso degli esiti felici nei tuoi libri?
Questo è un caso particolare: Gioia è un’amica carissima da molti anni. Ci siamo conosciute proprio grazie ai libri. C’è una grande stima reciproca, e il dialogo è intenso anche oltre il lavoro. Abbiamo cominciato a tessere questo progetto diverso tempo fa, senza che ci fosse ancora un editore. Siamo entrambe molto curiose, e entrambe portiamo sempre con noi un taccuino nel quale scriviamo, annotiamo, disegniamo ciò che incontriamo. Il libro Tipi si presenta proprio come un quaderno di Luce, la protagonista. Con Gioia, lungo la strada, ci siamo costantemente scambiate spunti, parole, immagini, pensieri, che hanno formato via via un bagaglio di materiali da cui attingere per sviluppare il progetto. Poi Edizioni Gruppo Abele lo ha accolto volendogli un gran bene, e ci ha accompagnato con entusiasmo e fiducia.
In genere accade che sia l’editore a mettere insieme un autore e un illustratore: a volte i due non si conoscono neppure. E allora diventa fondamentale la sapienza dell’editore negli abbinamenti. Io sono stata sempre molto fortunata, per tutti i miei libri, e di questo sono grata: sono nate amicizie e altre collaborazioni.
In un albo illustrato parole e illustrazioni apportano un contributo di pari valore: diventano insieme, inscindibilmente, un unico racconto a più voci, a più sfumature.
In Tipi un grande protagonista è il condominio. Da un’innamorata dei condomini (e dei libri che ne parlano) a un’innamorata dei condomini (e dei libri che ne parlano): qualche autore che ti ha ispirato?
Più di tutto mi ha guidato la mia passione per le storie delle persone, soprattutto quelle piccole e nascoste, ma narrativamente interessantissime. Forse qui una parte la gioca anche il mio essere giornalista da venticinque anni ormai. Ma certo, i libri sono stati fonti preziose (ne ho letti e riletti molti, lavorando a Tipi), anche alcuni apparentemente non riconducibili a questa ambientazione specifica, ma che hanno offerto sguardi sui tipi vari e bizzarri che noi umani siamo: Vite di uomini non illustri, di Pontiggia; Le città invisibili, di Calvino; Antologia di Spoon River, di Lee Masters; La vita davanti a sé, di Romain Gary; Favole al telefono, di Gianni Rodari; perfino Tipi non comuni, di Tom Hanks e Moscerine, di Anna Marchesini. E le canzoni di Fabrizio De André.
Il microcosmo del condominio è un mondo che guardiamo con nuovi occhi in questo periodo in cui conduciamo una vita più ritirata. Paradossalmente può rappresentare l’incontro con la solitudine.
Nei condomini, anche quelli più popolati, abitano molte solitudini: dentro a Tipi ne racconto alcune in forma di metafora, anche feroci, se si guarda con attenzione. Nel vortice della fretta, che caratterizza normalmente la nostra vita, siamo così travolti dal fare che spesso non sappiamo neanche chi abita nel nostro stesso pianerottolo. Forse questo tempo, chiudendoci in casa, ci ha spinto a riscoprire le relazioni con chi ci vive accanto, le uniche possibili in certi momenti. O forse no, siamo rimasti distratti.
Le “parole che curano”, tra tante parole cattive che circolano in rete. Far rimare “curiosità” con “cura” è diventato così difficile?
Ho scoperto solo recentemente questa sfumatura etimologica della parola curiosità, come capacità di prendersi cura di ciò che si incontra. In questo senso è una delle forme più alte e autentiche di conoscenza. Io sono molto curiosa delle parole, e credo che scegliere le parole sia un gesto di rispetto, di cura, e d’amore. Con le parole si può fare bene, ma anche malissimo: ferire, ammutolire, annientare. Le parole che si decide di usare fanno accadere le cose, fanno prendere a ciò che accade una direzione invece di un’altra. Un rinnovamento passa anche, e soprattutto, attraverso le parole: l’impegno a usare parole nuove, o a rinnovarne i significati. A volte andando a recuperare quelli originari, che le hanno fatte sgorgare. Spesso mi rendo conto di quanto fosse pura, e luminosa, l’intenzione che ha fatto nascere una parola. Poi ce ne siamo appropriati, l’abbiamo distorta e sottomessa ai nostri scopi.
A cosa guardi con curiosità in questo momento? Un nuovo progetto in cantiere?
In questo anno difficile è accaduto incidentalmente che arrivassero a compimento tante storie, scritte magari anni fa: sono usciti, oltre a due piccoli libri di prime letture, Il Soldatino, con le illustrazioni di Veronica Ruffato, per Zoolibri; Pieno Vuoto, illustrato da Liuna Virardi, per Topipittori; Amelia, con le illustrazioni di Simona Mulazzani, per Il Castoro. E poi una raccolta di poesie, Casa Toracica, per AnimaMundi. Altri due albi sono pronti e usciranno nei prossimi mesi. Ho diversi progetti in lavorazione: un romanzo, un racconto lungo dai tratti autobiografici, degli albi, delle poesie. Ma in questo tempo difficile le parole arrivano con grande grande fatica (all’inizio, anzi, erano proprio sparite), bisogna avere pazienza e aspettarle.
Quanto alla curiosità, be’, direi che io sono curiosa di tutto.
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