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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Primo piano

Musica

Luci e ombre in musica e poesia

Ieri sera, domenica 7 maggio, si è conclusa la rassegna #uglysundays, ospitata al centro Cre-ta di Ca’ Baroncello, con il terzo e ultimo appuntamento, che ha avuto come protagonista Giulio Casale

Pubblicato il 08-05-2017
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Ieri sera, domenica 7 maggio, si è conclusa la rassegna #uglysundays, organizzata dall’associazione culturale Ugly Dogs in collaborazione con il centro Cre-ta di Ca’ Baroncello, con il terzo e ultimo appuntamento in calendario, che ha seguito − come ha ricordato Francesco Nicolli nell’introduzione all’incontro − quelli di marzo con il duo Emidio Clementi/Corrado Nuccini e con Massimo Zamboni.
Giulio Casale, dal palco sempre più solido di “Cre-ta”, ha dato vita a una serata speciale in parole e musica ad alto tasso di divertimento proponendo il suo nuovo spettacolo di teatro-canzone intitolato: Vino Canzoni e Illuminazioni. Andato in scena prima d’ora solo una volta, lo scorso autunno, all’interno del programma del festival tematico “Barbera e Champagne” di Agliano Terme, lo spettacolo ideato da Casale ha regalato un’immagine poetica e insieme disincantata di virtù e vizi legati al mondo del vino, tratteggiata ricordando la sua storia millenaria, ricca di aneddoti, e reinterpretando con originalità le parole di poeti, di pensatori e di cantautori che hanno fatto di questa bevanda un alimento per la loro arte.
A dare il via alla ricca scaletta dello spettacolo, la canzone Il vino, di Piero Ciampi, suonata, cantata e mimata con la consueta abilità di istrione da Casale. Tra le altre poi, in una mescita felice, una canzone di Francesco Guccini, che era solito salire sul palco con fiasco e bicchiere, ma anche la struggente A Whiter Shade of Pale, dei Procol Harum, cantata in italiano dai Dik Dik in una traduzione non proprio fedele che infastidisce Casale «perché le parole sono importanti, sempre», e poi Lilac Wine, bellissimo pezzo reinterpretato da molti artisti, tra i quali Jeff Buckley, alla cui storia Casale ha dedicato un libro. Tra canzoni, riflessioni argomentate sull’attualità rispetto al mondo della produzione e del commercio, narrazioni, citazioni d’autore e siparietti da sorriso, di quelli pieni di illuminazioni da bancone del bar, non poteva mancare un omaggio alla grande poesia che ha celebrato il vino, al ricordo di poeti come Baudelaire e Rimbaud, quest’ultimo autore della celebre raccolta Illuminations.

Giulio Casale sul palco del Centro Cre-ta (fonte Facebook)

Sulle “bollicine”, e si parla anche di Prosecco (o meglio, di quello che Prosecco certo non è, ça va sans dire), ci sarebbe di sicuro molto da dire − l’offesa dell’adulterazione, la frode dell’aggiunta di prodotti chimici − e Casale in un momento “informativo” della performance snocciola una serie di nomi-sostanza inquietanti, riferendo l’elenco degli “ingredienti” che la legislazione in vigore consente di introdurre nell’alimento-vino. A fare da contraltare a questi fantasmi pericolosi per la salute, la figura del vignaiolo innamorato della sua vigna, che emerge maestosa, maestra anche di vita.
Casale ha interpretato inoltre alcuni brani tratti dal repertorio degli Estra, gruppo musicale che fondò negli anni Novanta, e al termine dello spettacolo, applauditissimo, a grande richiesta ha regalato l’ascolto del suo nuovo singolo Resto io, inciso con i Norman, pezzo presentato in anteprima a Milano e venerdì scorso sul palco di “Rovigoracconta”: un nuovo inizio e un nuovo percorso per l’artista, e anche a Bassano ne è stata lasciata traccia.
Un brindisi amichevole ha degnamente, è il caso di dirlo, concluso la serata.

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