Ultimora
24 Apr 2024 14:20
Mostre: Music e l'orrore dei campi concentramento nazisti
24 Apr 2024 13:40
A Londra mostra su visita di Matteotti in Gb prima di omicidio
24 Apr 2024 13:22
'Se il fuoco ci desidera', storia del partigiano Renato Del Din
24 Apr 2024 13:22
Gli animali domestici saranno ammessi all'Università Iuav
24 Apr 2024 12:24
'Venice in Jakarta', i film della Mostra in Indonesia
24 Apr 2024 12:18
Anziana sbranata da cani, sequestrati 8 animali
24 Apr 2024 14:23
Def: la Camera approva la risoluzione di maggioranza, 197 sì
24 Apr 2024 14:08
Medicina, verso lo stop al numero chiuso. Protestano i camici bianchi
24 Apr 2024 14:01
Superbonus: Bankitalia, se dl non basta, stop prima scadenza
24 Apr 2024 13:48
Via libera alle prime norme Ue sulla violenza sulle donne
23 Apr 2024 19:37
Margherita Buy, sesso mai una priorità, da giovane quante canne
Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
¡Viva maria!
Alla libreria La Bassanese venerdì 30 marzo la serata inaugurale degli Incontri senza censura, ospiti Alessandro Zaltron e Stefano Zanchetta, autori del libro, e il critico Marco Cavalli
Pubblicato il 29-03-2012
Visto 4.671 volte
Il titolo in copertina fa subito pensare a una devozione un po’fanatica, e ci si aspetta di trovare all’interno del libro un’apologia dello sballo da cannabis o anche un inno all’insurrezione popolare, in questo caso rivolta contro il proibizionismo, se si guarda alla Storia. In effetti, in ¡Viva maria! Memorie di un coltivatore di marijuana, di questi temi si parla, ma né i cultori dello sballo a tutti i costi, né le numerosissime associazioni che in Italia chiedono, a vario titolo, la legalizzazione della coltivazione della canapa, potranno farne un manifesto. Nel libro, l’immagine raffigurata dalla foto di copertina appare stampata al contrario, l’uomo e il suo sguardo sono sempre in primo piano, la selva di foglie di marijuana è solo uno sfondo che sta dietro. ¡Viva Maria! contiene un monologo autobiografico di Stefano Zanchetta, un personaggio dal passato alquanto rocambolesco che ben si presta a una narrazione letteraria. Il racconto è stato raccolto e messo in prosa dal giornalista Alessandro Zaltron sulla base di una serie di interviste e di colloqui iniziati all’epoca della detenzione di Zanchetta – si parla del 2004 e il povese era stato imprigionato in seguito al ritrovamento da parte delle forze dell’ordine di una vasta coltivazione di piante di marijuana in un suo appezzamento sulle pendici del Monte Grappa. L’hombre marijuano, come lo ribattezzò una vecchia cubana, traducibile nel “lazzarone” qui da noi, va a memoria e racconta una vita avventurosa condotta sempre di corsa, a volte anche oltrepassando i limiti imposti dalla norma, di sicuro quelli della normalità. Dalla presentazione di copertina: “Ex chierichetto, parà della Folgore, guardiano di una miniera di rubini in Tanzania, turista non per caso in Centroamerica, bodyguard di giudici e politici italiani, testimone di alcuni misteri di Stato. E inoltre: mistico a Pantelleria, raffinato sommelier e ristoratore, e ora conduttore di una fattoria ecologica modello in Veneto”. La parabola è molto ampia per una vita sola, soprattutto se a tutte le esperienze raccontate si deve aggiungere poi anche un minimo sindacale di vita relazione, il matrimonio, le donne, i figli, e anche qui l’hombre che racconta non va al minimo. Quando Zanchetta vuole dare una definizione di sé spesso utilizza la parola “guerriero”, leggendo si intuisce che la sua guerra non ha per avversario la legge, o il potere, il nemico principale da sconfiggere sembra più la mediocrità. Lo dichiara tra le righe ad esempio nel racconto della costruzione della sua casa, una casa con l’anima progettata e realizzata con un fai da te ostinato e orgoglioso: lo avvilisce la resistenza degli artigiani a sperimentarsi in lavori inusuali, lo esaspera chi preferisce mettersi alla sega e alla pialla a produrre oggetti in serie perché gli provoca uno scompenso capire che cosa potrebbe fare con l’arte che ha in mano. Incuriosisce trovare nel libro di un narratore così – uno che ha rischiato di morire in Africa di malaria, che ha pescato corallo nero in acque infestate dagli squali, che ha girato il mondo cercando emozioni e anche rogne, che anche a Bassano non ha esitato a tirare fuori un machete per minacciare chi era andato a chiedere il pizzo nel suo ristorante – l'affermazione che ciò che gli fa davvero paura in realtà è la solitudine, e si capisce che non parla dei periodi di “isolamento” che ogni tanto trascorre a Pantelleria. Un’altra cosa che di sicuro non gli piace è la perdita di dignità, il disonore, lo dice chiaramente raccontando di un’avventura amorosa, ma è un tratto che emerge spesso in filigrana nel testo e che testimonia una lontananza viscerale dalla raffigurazione dello sballato. “Il problema non è quello di essere rifiutato, ma frainteso”, si legge nell’ultimo capitolo, una narrazione come questa allora può servire, per discutere e per lasciare a memoria.
Stefano Zanchetta
Il 24 aprile
- 24-04-2023Quartiere XXV Aprile
- 24-04-2023Schianto nella notte, muore noto esercente
- 24-04-2023Suap Maestà
- 24-04-2022Very Well
- 24-04-2021Due volti e due misure
- 24-04-2021Canone inverso
- 24-04-2020Bandiera bianca
- 24-04-2019Sono scacchi nostri
- 24-04-2019Territori del Voto
- 24-04-2018Sancta Sanctorum
- 24-04-2018Il chiodo nel legno
- 24-04-2017Passaggio di testimone
- 24-04-2016Vienna Calling
- 24-04-2016Attrazione turistica
- 24-04-2016Bernardi senza censura
- 24-04-2014Aria nuova al Museo
- 24-04-2014Patricia Zanco porta in scena il Vajont
- 24-04-2013Tamara for president
- 24-04-2013Filippin: “Letta, l'uomo giusto per rilanciare il dialogo”
- 24-04-2012“Le Politiche del Lavoro”: conferenza a Rosà con Donazzan e Martini
- 24-04-2012Un premio a Etra per la “rete informatica ecosostenibile”
- 24-04-2012Romano d'Ezzelino: oltre 1 milione e 300mila euro di avanzo di amministrazione
- 24-04-2012Tre ricette per l'economia di Rosà
- 24-04-2010A “La Bassanese” si parla del Diavolo
- 24-04-2009Incontro senza censura con Maurizio Pallante