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Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
Una società in esilio
Karim Metref ospite alla libreria La Bassanese racconta il difficile cammino d'incontro tra i popoli
Pubblicato il 12-02-2010
Visto 3.768 volte
La “Serata africana”, secondo appuntamento della rassegna “Incontri senza confine” organizzata dalla libreria La Bassanese, ha proposto un’intensa conversazione dialogata con il giornalista e scrittore berbero Karim Metref. Presentato da Giuseppe Stoppiglia e dagli organizzatori dell’Associazione Quarto Ponte, l’appuntamento si è subito rivelato uno spazio d’incontro tra popoli, uno dei tanti importanti crocevia illuminati che invitano a camminare sulla strada della conoscenza reciproca. E’ stato ribadito più volte dai relatori che la comunicazione diventa preludio ad ogni forma di relazione che non sia fondata sul preconcetto, sull’intolleranza buia. Stoppiglia ha lodato la volontà di Metref di esprimersi nei suoi libri in lingua italiana, e lui ha parlato dell’importanza di affondare le radici nella cultura in cui ci si immerge o con cui ci si confronta. Si è parlato dei temi affrontati nei suoi ultimi libri “Tagliato per l’esilio” e “Caravan to Bagdad” Traccediverse edizioni collana Mangrovie. Per esilio entrambi i relatori intendono una lontananza anche figurata, un senso di non appartenenza ad una comunità e l’incapacità di mettere se stessi nel rapporto creativo con gli altri. In questi termini l’esilio può essere percepito da tutti e anche molto vicino: si può avvertire in una piccola comunità come quella di Pove, come ha ricordato Stoppiglia, in un contesto sociale o in un ambiente di lavoro praticati quotidianamente. Riguardo i temi della multiculturalità, uno stato di fatto, e dell’intercultura, l’obiettivo primo di una società civile, Metref ha ricordato che l’immigrazione dovrebbe spaventare solo in quanto è indice e frutto di uno squilibrio, economico e sociale, mondiale. L’autore, anche in virtù della sua importante attività di educatore, di formatore e di mediatore culturale, attraverso i suoi scritti e le sue parole si fa veicolo di nuove forme di pedagogia contribuendo a diffondere un’educazione alla pace e alla nonviolenza. Marco Bernardi ha posto al suo ospite alcune domande su temi di attualità, anche riguardanti la scuola: Metref ha risposto da vero educatore, senza alcuna retorica, accusando una politica priva di progettualità che per anni ha lasciato andare in difficoltà la scuola. Sulla proposta delle “classi-ponte” ha detto che non è un’iniziativa da condannare in sé, che potrebbe essere una risorsa, che la sua preoccupazione è indirizzata piuttosto verso la prospettiva distorta con cui possono venire attuate. Lo stesso discorso vale per la proposta di stabilire un “tetto” alla presenza di alunni stranieri: in una realtà sociale una pianificazione di distribuzione è necessaria, basta che non si finisca per alimentare la politica del “ghetto”. Metref a questo proposito ha ricordato a tutti che le prime grandi diverse realtà sociali, categorie che ora passano in secondo piano di fronte all’idea di “altro” incarnata dallo “straniero”, sono in realtà due: uomini e donne, la coesistenza di diverse generazioni. Sulla polemica sul crocefisso ha fatto presente che non sono stati gli immigrati a sollevare la questione, e che forse il “caso” preso come pretesto, è più da ricondurre alla volontà mai sopita in Italia di un riconoscimento della laicità. L’incontro si è concluso con un momento conviviale allietato da un ricco buffet ispirato al paese d’origine dello scrittore “migrante”.
Giuseppe Stoppiglia e lo scrittore Karim Metref
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