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Direttore Responsabile
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Cronaca

Il dente del giudizio

Antenne puntate sul Tribunale di Vicenza: depositata dal pm la richiesta di rinvio a processo del patron televisivo Jannacopulos

Pubblicato il 14-06-2023
Visto 10.417 volte

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Elena Pavan

“Minacce a Bramezza: Jannacopulos a processo”.
Così oggi una locandina fuori dalle edicole.
Sotto il profilo strettamente tecnico, non è esattamente così.

Il pm di Vicenza Serena Chimichi, che ha coordinato le indagini della Guardia di Finanza sul patron ed editore di fatto di Reteveneta e del gruppo televisivo Medianordest, ha depositato in tribunale a Vicenza la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dell’indagato, accusato delle ipotesi di reato di minacce e di atti persecutori ai danni del direttore generale dell’Ulss 7 Pedemontana Carlo Bramezza.
Ma questo non significa automaticamente che l’ingegner Giovanni Jannacopulos andrà alla sbarra. A deciderlo sarà il giudice, in sede di udienza preliminare, fissata per il prossimo 10 ottobre.
Sarà quindi il Gup (Giudice dell’udienza preliminare), nel caso in cui ritenga che sussistano gli elementi e i presupposti per procedere, a disporre il giudizio dell’imputato e a stabilire data e ora della prima udienza dibattimentale.
In caso contrario, sarà lo stesso Gup ad emettere una sentenza di non luogo a procedere.
Fine del gioco di società “Il piccolo avvocato”. So bene che si tratta di argomenti di non facile digeribilità, ma era necessario specificare come stanno realmente le cose dal punto di vista del procedimento giudiziario in corso.
Al momento Jannacopolus, difeso dall’avvocato Maurizio Paniz (ebbene sì, proprio lui, il celebre avvocato di Berlusconi nonché già parlamentare di Forza Italia), ha portato in cascina due risultati utili.
Dapprima il Tribunale del Riesame ha annullato la misura cautelare imposta all’indagato dalla Procura di Vicenza del divieto di esercizio dell’attività di editore televisivo e di avvicinamento alla redazione, successivamente la Cassazione ha respinto il ricorso della Procura stessa contro la sentenza del Tribunale del Riesame.
Ora il magistrato inquirente, a seguito della chiusura delle indagini, ha ritenuto che gli elementi raccolti in sede investigativa fossero sufficienti per richiedere il rinvio a giudizio.
Un corposo e articolato materiale desunto dalle intercettazioni che, tra le altre cose, hanno generato nuove rivelazioni a mezzo stampa sul particolare filo diretto dello Jannacopulos con alcuni medici dell’ospedale di Bassano, come riportato oggi con dovizia di particolari da un articolo sul Corriere del Veneto.
Informazioni su delibere dell’Ulss, richieste personali di aiuto o di appoggio, concorsi interni, spostamenti o rimozioni di personale, richieste di intervento presso i vertici della Regione, sollecitazioni per favorire l’arrivo di nuove tecnologie mediche eccetera.
Sono varie ed eventuali le questioni affrontate e le istanze richieste per via telefonica dai camici bianchi a Jannacopulos, con il quale, come riporta sempre il CdV, nel periodo di tre anni sono intercorse oltre 1400 telefonate.
In sostanza, dalla messe di intercettazioni telefoniche delle Fiamme Gialle emerge ulteriormente un quadro di “interconnessione” tra l’homo televisivus del bassanese e una frangia di primari e di medici del San Bassiano particolarmente ostili a Bramezza che nell’appoggio dell’editore avrebbero trovato, per così dire, la chiave di volta di una causa comune su cui incentivare la pressione mediatica.
Secondo i riscontri investigativi - e cito sempre dal quotidiano regionale - l’editore dell’etere avrebbe beneficiato di una “rete di informatori” all’interno dell’ospedale che “gli comunicavano informazioni in virtù della soggezione che nel tempo ha incusso nel personale medico”.
Va ribadito che i professionisti sanitari non sono indagati nell’inchiesta. I loro comportamenti, cioè, non sono stati ritenuti dal magistrato inquirente passibili di reato.
I loro fitti colloqui telefonici costituiscono comunque ampia parte integrante delle evidenze dell’inchiesta che hanno motivato la richiesta del pm di rinviare a processo l’editore di fatto del gruppo Medianordest.
Come ho già scritto, sarà il giudice di competenza a decidere il prossimo 10 ottobre se accogliere o respingere la richiesta del magistrato. Solo allora si saprà se al patron televisivo si metterà a battere o meno il dente del giudizio.

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