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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Il marmo dalla scarpa

Tutto o quasi sulla cerimonia delle premiazioni di San Bassiano. E nel suo discorso Mario Guderzo…

Pubblicato il 19-01-2023
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Fuori piove e quasi nevica, ma dentro il barometro segna sereno variabile.
Serena è l’atmosfera della festa del santo patrono e della cerimonia che ancora una volta, in Sala Da Ponte, richiama il pubblico delle grandi occasioni per il conferimento dei premi ai benemeriti della città.
Variabile è invece il clima dei discorsi dei premiati che possono sempre riservare qualche sorpresa, come poi di seguito accadrà.

Giuseppe Pavanello e Mario Guderzo ritirano il Premio Cultura Città di Bassano (foto Alessandro Tich)

Ma è la cerimonia di San Bassiano: l’appuntamento civico più importante dell’anno.
L’immutabile rito del programma dedica la prima parte dell’evento agli interventi istituzionali.
I discorsi sono lunghi e altrimenti non potrebbe essere, dovendo illustrare in dettaglio il bilancio dell’anno trascorso riguardo alle attività dell’amministrazione comunale in campo culturale e non solo.
Per i ragazzini in tuta arancione della società di basket MBA (pronuncia: embièi), seduti nella fila di poltrone dietro a quella riservata alla stampa, è una prova di resistenza epica.
Ogni tanto capto alle mie spalle qualche giovane e innocente sbadiglio. Ma avranno poi modo di scatenarsi al momento della premiazione della loro società.
Dopo la proiezione di un video introduttivo sulle due mostre del momento al Museo Civico, “Io. Canova. Genio Europeo” e “I Bassano. Storia di una famiglia di pittori”, tocca all’assessore alla Cultura e al Turismo Giovannella Cabion aprire le danze.
Il suo è un articolato resoconto di tutte le iniziative culturali svolte nel 2022 a partire dall’attività museale e dalle “7 mostre di rilievo” allestite in Museo per proseguire con la costellazione di incontri e di eventi che si sono susseguiti nell’anno trascorso.
Biblioteca Civica, Archivio, Operaestate, Turismo e qualità della vita: sono gli altri macro-temi con i quali la Cabion tesse le lodi di quanto realizzato dal settore di sua competenza, lanciando alla fine il suo messaggio in prospettiva: “C’è una “cultura sospesa” che vogliamo affrontare per i giovani. Noi lavoriamo per farla incontrare per le vie di questa città, nei suoi luoghi simbolo.”

Barbara Guidi, la direttrice dei Musei Civici, eminenza tecnica dei successi politici della cultura, alla cerimonia non c’è perché indisposta.
Il suo intervento viene quindi letto dalla presentatrice della celebrazione, l’attrice Monica Vallerini.
È compito sempiterno del direttore del Museo presentare innanzitutto le donazioni al Museo Civico compiute l’anno passato da privati benefattori: opere, oggetti e documenti che vanno ad arricchire ulteriormente il patrimonio museale.
Poi il suo intervento vira sull’attualità: “Quello appena trascorso è stato un anno di grandi sfide che ha visto un vero e proprio rilancio del Museo, cresciuto tanto dal punto di vista dell’offerta culturale che del miglioramento dei servizi e della riqualificazione delle strutture.”
Da qui l’elencazione delle “numerose iniziative espositive e di divulgazione” realizzate “sotto il segno del Canova e secondo un programma che ha come stella polare la valorizzazione del patrimonio locale e la creatività del territorio, ma che intende al contempo aprirsi e confrontarsi con esperienze nazionali e internazionali, con il concorso di istituzioni prestigiose e autorevoli studiosi”.
Inevitabile un riferimento alla mostra in corso su Antonio Canova, ormai prossima ai 40.000 visitatori. Ringraziando curatori, organizzatori e “tutta la bravissima equipe del Museo Civico”, Barbara Guidi afferma: “Abbiamo realizzato una rassegna che è da considerarsi senza dubbio il più rilevante evento espositivo del Bicentenario Canoviano e di cui mi auguro che la città di Bassano, tornata agli onori della cronaca culturale italiana, possa e voglia esserne orgogliosa.”
E annuncia “la prossima, ambiziosa sfida”: “Il riallestimento del Museo Civico, che verrà affrontato con una particolare attenzione all’accessibilità e all’inclusione, affinché il nostro splendido patrimonio possa essere compreso e goduto a pieno da tutti.”

Manca ancora all’appello degli interventi istituzionali il sindaco Elena Pavan.
Ma prima è il turno di un altro momento immancabile della cerimonia, dedicato ai giovani laureati.
Il premio tesi di laurea Virgilio Chini riservato a neo dottori in Medicina e Chirurgia residenti o laureati in Veneto o in Puglia viene assegnato a Francesco Galliotto, per la tesi dal titolo (che copio-incollo): Congenital TrainHeart: development of a fully 3D printed simulator for hands-on surgical training.
Il premio tesi di laurea su argomenti riguardanti Bassano e il Bassanese viene invece conferito a Marta Scomazzon, per la tesi: L’implementazione degli obiettivi dello sviluppo sostenibile a livello locale. Il caso del progetto LIFE “Brenta 2030”.
Prende quindi la parola il sindaco Pavan. A San Bassiano l’intervento del primo cittadino in carica è sempre il discorso più atteso e denso di contenuti, riguardando tutti i principali temi dell’attualità cittadina. In quanto tale merita pertanto uno spazio a parte e me ne occuperò specificamente nel prossimo articolo.
Questioni amministrative a parte, un momento toccante pervade l’aria della Sala Da Ponte quando il sindaco verso la fine ricorda i concittadini illustri venuti a mancare nel 2022.
Per due nomi in particolare, quelli di Elide Imperatori Bellotti e del senatore Pietro Fabris, scatta spontaneo l’applauso del pubblico.
“Al Senatore Fabris - annuncia Elena Pavan - dedicheremo la sezione della Storia della Città del Museo Civico.”

Si arriva ordunque al fatidico momento delle premiazioni.
Il primo della lista è Gianni Posocco, premio “Un gesto per la città”.
Per il premiato il riconoscimento è il suggello “di un percorso di vita per questa città che mi ha adottato e mi ha fatto sentire figlio”.
Il primo dei tre premi San Bassiano viene consegnato all’ANFFAS Onlus di Bassano, rappresentata sul palco dal presidente Diego Dalla Giacoma che ricorda i 50 anni di attività dell’associazione e cita il Centro Diurno di via Carpellina, prima pietra del grande progetto inclusivo di Casa Rubbi.
Si passa quindi al premio San Bassiano per la MBA, società di basket e baskin: a ritirarlo è il presidente Enzo Bonato affiancato dalla vicepresidente Carla Bizzotto.
Bonato spiega come l’attività rivolta ai giovanissimi atleti è mirata “a consentire ai nostri ragazzi di far canestro nel campo ma soprattutto di far canestro nella vita”.
Quindi invita tutti i ragazzini presenti a scandire il motto della società e in Sala Da Ponte si leva all’unisono il grido di battaglia: “Ehi ehi ehi, embiéi!”.
Il terzo premio San Bassiano va infine ad Eusebio Vivian, poeta dialettale, promotore culturale, cultore delle tradizioni locali e autentico guru delle colline bassanesi.
“Il linguaggio è il nostro patrimonio culturale di base - afferma -. Dobbiamo ritrovare le radici, non ho mai visto un albero senza radici che faccia fiori e che faccia frutti.” Quindi Vivian declama a memoria una sua poesia in dialetto appositamente composta per l’occasione: Cartoìna par Bassan. Categoria: indimenticabile.
Si alza di seguito l’asticella delle premiazioni e si arriva al Premio Città di Bassano, assegnato quest’anno alle Forze dell’Ordine e ai presìdi di sicurezza cittadini.
Salgono sul palco in cinque: la dirigente del Commissariato di P.S. e vicequestore Elena Peruffo, il comandante del NORM della Compagnia Carabinieri ten. Antonio Bellanova, il comandante del Gruppo della Guardia di Finanza magg. Alberto Potenza, il capo-distaccamento dei Vigili del Fuoco Roberto Favrin e il comandante della Polizia Locale dell’Unione Montana del Bassanese commissario Giovanni Favaretto.
Vengono invitati tutti a parlare e, dopo un’ora e mezza di cerimonia, si avverte qualche preoccupazione in platea. Ma i premiati in divisa sono bravissimi e soprattutto brevissimi.
Si vede che alle parole preferiscono i fatti.

E finalmente, Ladies and Gentlemen, si arriva al Premio Cultura Città di Bassano, assegnato a due curatori della mostra di Canova Mario Guderzo e Giuseppe Pavanello.
Alzandosi dal suo posto, il professor Pavanello alza le braccia in segno di vittoria e lo rifarà anche sul palco. Mentre Mario Guderzo, il primo dei due che parla al microfono, si toglie un blocco di marmo dalla scarpa.
Guderzo ricorda come 30 anni fa iniziò la direzione del Museo Civico di Bassano, “all’indomani della grande mostra di Jacopo Bassano”. Cita come suoi maestri i già direttori del Museo Bruno Passamani e Fernando Rigon e sottolinea: “C’era un Museo da riproporre al pubblico, incentivando relazioni nuove. Con tre sindaci, Tasca, Gambaretto e Bizzotto e con tre assessori alla Cultura, Fabris, Brunello e Pegoraro, il Museo ha risvegliato l’attenzione della cultura cittadina, un passo alla volta.”
Ricorda anche le grandi mostre da lui curate in città, tra qui quella di Canova del 2003, con Pavanello e Androsov, “con 149.000 visitatori”.
Poi la sua carriera bassanese si è interrotta, per le antiche vicissitudini sulla direzione del Museo che non è il caso di rivangare, e dal 2008 al 2019 è stato il direttore del Museo e Gipsoteca Antonio Canova di Possagno.
“La scelta di allontanarmi da Bassano è stata sofferta ma necessaria - afferma -. Dovevo sopravvivere agli errori degli altri.”
“A Possagno - continua - abbiamo attirato l’attenzione di 50.000 visitatori all’anno con lo stesso metodo sperimentato qui a Bassano.” “Oggi mi sono reso conto che il detto “il tempo è galantuomo” è vero - dichiara Guderzo -. Dedico questo premio a chi mi ha sempre sostenuto seguendo i valori dell’umiltà, della serietà, dell’attenzione e della riconoscenza.”

Se Mario Guderzo è una fonte di messaggi in codice, che faranno sicuramente discutere, Giuseppe Pavanello è invece la felicità in persona.
“Perché si ricordano le città? Per la cultura”, afferma. E parla di un viaggio di anni fa a Salisburgo, quando un suo amico gli disse che “Salisburgo è bella come Bassano”.
“Ma Salisburgo la conoscono tutti per il Festival di Mozart. Perché noi non diventiamo Salisburgo? La volontà è tutto.”
“Cultura vuol dire un Museo che compra, non bastano le donazioni - continua il professor Pavanello -. Il Museo deve anche arricchirsi di pezzi prestigiosi. Avete qui in mostra la “Maddalena Giacente” che non è stata venduta all’asta perché ritenuta troppo cara. Zaia o il ministro Sangiuliano, che parlano tanto, che tirino fuori un paio di milioni.”
“Perché il fratello Giambattista Sartori Canova ha lasciato a voi le lettere, i disegni, la biblioteca, i monocromi e i gessi di Antonio Canova? Perché Bassano aveva la biblioteca. La struttura fa il capolavoro, le famose “radici” sono quelle.”
E conclude: “Non chiediamoci cosa può fare Bassano del Grappa per noi, ma cosa possiamo fare noi per Bassano del Grappa. Facciamolo.”
Così parlò John Fitzgerald Pavanello.
Arriva il momento del rompete le righe, ma non prima della rituale foto conclusiva di gruppo di tutti i premiati. Invitati nuovamente sul palco dalla presentatrice, i destinatari dei riconoscimenti si stringono a coorte attorno a sindaco e assessore per un’ultima e sorridente adunanza collettiva a beneficio di foto e telecamere.
Ehi ehi ehi, vara che bei!

Piccolo aneddoto conclusivo. Dopo le premiazioni il programma prosegue come sempre al Museo Civico per la tradizionale visita alla mostra delle donazioni 2022, quest’anno allestita nell’ultima sala della sezione archeologica Chini al pianterreno.
Tra le varie donazioni elargite da privati cittadini all’istituzione museale mi fa molto piacere vedere anche un’opera del grande maestro novese della ceramica contemporanea Pompeo Pianezzola, donata dalla figlia Anna Pianezzola Emery e destinata ad arricchire le collezioni del Museo della Ceramica di Palazzo Sturm.
Si intitola Vela Nera ed è stata creata dal sommo ceramista nel 1974: un grande quadrato grigio scuro in semirefrattario smaltato, con gli angoli rialzati, attraversato al centro da un solco in tonalità antracite.
Mentre lo osservo si avvicina un tizio, anch’egli reduce dalla cerimonia, che alla vista dell’opera di Pianezzola esclama: “Vara qua, el copertòn dea machina!”.
Viva la cultura.

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