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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Special report

Attualità

Oro, Incenso e Terra

Nell’area di Riva Bianca a San Lazzaro celebrata l’“Epifania della terra” con i Beati i Costruttori di Pace. Don Albino Bizzotto: “Siamo qui perché crediamo a una stella che abbiamo nel cuore ed è madre terra”

Pubblicato il 06-01-2023
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Grande don Albino Bizzotto, fondatore dei Beati i Costruttori di Pace.
Lo avevo intervistato tante volte ai tempi della televisione e non lo vedevo più da un sacco di anni.
Ora lo incontro di nuovo, nell’aia di Casa Bertozzo in via Riva Bianca a San Lazzaro, ubicata nel cuore dell’area interessata dalla doppia richiesta di variante urbanistica produttiva che, se approvata, cambierà i connotati di questa estesa superficie agricola a ridosso della Superstrada Pedemontana Veneta.

Foto Alessandro Tich

Mi è sempre piaciuto don Albino, come prete: informale, brillante, diretto, sempre pronto a dire pane al pane anche quando non parla del pane da distribuire per l’Eucaristia.
E anche questa volta, dopo così tanto tempo, non mi deluderà.
C’è tanta gente, in questa Epifania 2023, che confluisce nello spazio esterno della casa colonica rispondendo all’invito di A.RI.A bassanese che ha organizzato anche quest’anno la celebrazione dell’“Eucaristia dell’Epifania della terra”, assieme ai Beati i Costruttori di Pace.
Un momento di incontro e di preghiera che si tiene, come afferma il testo dell’invito, “in un luogo ad alto rischio di estinzione: a Bassano del Grappa, quartiere San Lazzaro, nei campi di Rivabianca e Rambolina, minacciati da progetti insensibili alla bellezza e alla condivisione della comunità della vita”.
Sono allestite due file di panche per chi assiste alla messa, ma anche un gazebo di A.RI.A bassanese che diffonde il verbo dell’associazione sorta a tutela dei campi agricoli della frazione. Il consiglio di quartiere San Lazzaro presenzia all’incontro con la presidente Roberta Eccessi. Non è l’unico quartiere presente all’appello, c’è anche quartiere Prè col presidente Ivano Piovesan.
Due striscioni appesi ai lati ammoniscono: “Salviamo Riva Bianca dal cemento! Spazio alla natura ed al verde!!” e “Basta cemento che la terra è stanca!”.
Ci sono diversi volti noti della città e del territorio, tra cui il presidente del consiglio comunale di Bassano Stefano Facchin (la cui presenza non passa inosservata) e le consigliere di maggioranza e minoranza Lucia Fincato ed Erica Fontana.
Ma in molti arrivano da fuori. Il segno che la questione San Lazzaro ha ampiamente superato, e non da adesso, i confini dell’interesse locale.
Tra i foresti noto il veneziano Michele Boato, già consigliere regionale e storico esponente dei Verdi, oggi responsabile dell’Ecoistituto del Veneto “Alex Langer”.
C’è anche l’artista Vittorio Riondato, che arriva da Selvazzano Dentro nel Padovano.
Per l’“Epifania della terra” a San Lazzaro ha portato in Riva Bianca la sua barca ecologica, che si chiama Arcaluna. È un’imbarcazione interamente costruita da lui con materiali riciclati: legni, tubi, stoffe, forcelle di bicicletta eccetera.
“Sono 18 mestieri - mi spiega -. Idraulico, falegname, fabbro…”. Arcaluna naviga che è un piacere e può solcare il mare “fino a forza 3”. “È una barca ibrida - mi dice ancora con orgoglio il suo autore -: elettrica, endotermica, remi e vela.”
E prima della celebrazione dell’Eucaristia, l’Epifania di San Lazzaro ha il suo inizio con la benedizione della barca, collocata di fronte all’ingresso di Casa Bertozzo.
Riondato suona la sirena, innalza la variopinta vela e don Albino Bizzotto, in mancanza di acqua benedetta, benedice l’imbarcazione aspergendo un bicchiere di vin brulè.

Tutti dentro l’aia poi, perché la celebrazione, nella forma di messa cantata, ha inizio.
Prima del rito religioso la presidente di A.RI.A bassanese Manuela Mocellin prende il microfono e spiega “a chi non è di Bassano” la situazione che pende sul futuro di San Lazzaro.
“È ancora stabilito che Riva Bianca è un’area agricola ed è scritto che è un’area di valore culturale - afferma la referente dell’Associazione bassanese per il Rispetto Ambientale -. Se passerà il progetto, in quest’area sorgeranno quattro grandi capannoni logistici e produttivi e tre di questi circonderanno questa casa dove ci troviamo.”
“Restando solo alla superficie coperta, un primo capannone copre tre ettari di terreno, un secondo copre altri tre ettari e un terzo ne copre sette - continua la presidente -. Un quarto stabilimento dovrebbe invece sorgere più a nord. Sono in tutto 27 ettari di terreno che rischiano di scomparire.”
Sull’altare agreste predisposto per l’occasione sopra un carro, con le bandiere della pace come paramento, arriva quindi il turno di don Albino Bizzotto, che presiede l’Eucaristia affiancato da fra Antonio Santini.
Il suo stile informale si evidenzia già dai primi secondi. Invita a tutti a rimanere sempre seduti: “alzatevi solo se avete freddo”. Quando poi si giungerà al momento della Comunione, con dei dischi di pane azzimo spezzati e coi pezzetti di pane da intingere in una coppa di vino bianco, il fondatore dei Beati inviterà tutti a comunicarsi, “anche chi non si è confessato”. Spiegandone il motivo: “Perché Dio è Padre e come ogni buon padre ama tutti i suoi figli.” Detto, fatto: la fila dei comunicandi sarà lunghissima.
All’inizio della cerimonia Don Bizzotto scuote lo spirito: “Vi prego di non accettare i pensieri negativi ma di ascoltare quello che abbiamo dentro che è positivo”.
Il celebrante parla dei Re Magi, che erano dei “maghi” e che erano “alcuni”, poi ridotti a tre dalla tradizione cristiana, che prima sbagliano strada andando a Gerusalemme da Erode e poi alla fine, condotti dalla stella, raggiungono il Bambino. Gli donano l’oro perché è il dono che si dà ai re, l’incenso come simbolo del popolo sacerdotale e la mirra che era “il profumo della sposa, perché Israele era la sposa di Dio”.
Poi la scena di Betlemme si trasferisce metaforicamente a San Lazzaro.
“Noi veniamo qui perché crediamo a una stella - sono le parole di don Albino -. Perché tutti noi qua dentro crediamo a una stella più profonda che abbiamo nel cuore ed è madre terra.” “Dobbiamo recuperare energie, fiducia, essere persone che si danno da fare - è un altro passo del celebrante -. Siamo qua per madre terra, non abbiamo castelli né regni.”
“Dobbiamo dare alla terra la possibilità di fare il cibo per tutte le persone e per tutti coloro che credono all’umanità e che hanno la grazia non di possedere ma di condividere, anche la lotta perché la terra appartenga a tutti quanti.”
“I Vangeli scrivono sui Magi che “hanno provato una gioia immensa” - afferma ancora don Bizzotto -. Noi abbiamo bisogno di ritrovare questa gioia.”

Oro, Incenso e Terra. Sembra questa la sintesi estrema dei contenuti e dei valori espressi all’Epifania di San Lazzaro.
Con l’invito rivolto a ciascuno da don Albino Bizzotto a elaborare in silenzio il proprio pensiero, mentre il coro esegue l’ultimo canto, il rito religioso si conclude.
Ma L’Epifania a Riva Bianca non finisce qui. Perché il microfono resta aperto e si susseguono le riflessioni a voce alta e le testimonianze sull’importanza di salvaguardare l’area agricola minacciata dalla variante urbanistica produttiva.
Mentre tutt’attorno la celebrazione sull’aia si trasforma in festa, al profumo di cioccolata calda e vin brulè.

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