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Mai dire spray

Con la mostra del giovane street artist Nicolò Dalla Cà in un negozio sfitto, via Museo reclama una maggiore centralità nelle dinamiche culturali della città

Pubblicato il 24-09-2021
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Elena Pavan

Si intitola “Eco-War”, ma non ci sono armi. Perché è una guerra combattuta a colpi di bombolette spray. Dallo scorso 16 settembre e fino a fine dicembre, nel temporary showroom del negozio sfitto ex Cadore Donna in via Museo 15 a Bassano del Grappa, messo a disposizione dalla nota commerciante Stefania Cadore, è allestita la mostra del giovane street artist bassanese Nicolò Dalla Cà.
La mostra espone una selezione di opere realizzate su tematiche libere - dal dramma delle donne dell’Afghanistan, a visioni della natura e fino al Ponte di Bassano - e ispirate dall’idea concettuale di rivalorizzare i graffiti, sdoganati dai muri e dai sottopassi e trasferiti sulla tela.
La componente “Eco” dell’esposizione è rappresentata dai pannelli in materiali riciclati su cui Dalla Cà esprime la sua arte, con l’utilizzo di vernici ad acqua.

Nicolò Dalla Cà in mostra, vicino alla sua opera dedicata all’Afghanistan (foto Alessandro Tich)

La componente “War” riguarda invece la battaglia personale dell’artista per diffondere il suo stile, nato da un contesto comunemente ritenuto di “serie B” come l’arte di strada, reclamando la dignità artistica della pittura con lo spray. In effetti le opere esposte rappresentano un compendio di ricerca e di evoluzione stilistica, che da composizioni prettamente figurative arrivano a elaborazioni d’immagine più gestuali e stilizzate, in un continuo dialogo di tecniche combinate.
“Io voglio combattere per rivalorizzare l’arte - afferma dalla Cà -, prendere il concetto di graffito visto per strada e sui treni e metterlo alla portata di tutti. Non vuol dire svendermi, ma trasformare il mio stile e concretizzarlo a un pubblico maggiore. In quanto al graffito, si pensa soltanto alla scritta nel sottopasso. No: il graffito è anche abbellimento e può essere anche su tela. Questa è la mia guerra: io voglio sdoganare, in questa città, l’idea dell’arte, soprattutto in una città come Bassano dove ormai l’arte è morta, perché al di là dei circuiti del Comune e del Museo non ci sono più mostre, mentre io voglio vedere le opere e sentire la voce degli artisti locali.” Un appello accorato, quindi, nei confronti di una città che non si mette sufficientemente in mostra.

Come tutti gli street artist che si rispettino, Nicolò Dalla Cà è partito “on the road”.
Ha iniziato nel 2006 nei sottopassi facendo qualche piccola scritta. Ma è stato sempre appassionato di disegno e nel 2008 ha capito che le scritte sui muri non appartenevano al suo livello espressivo.
Da allora si è sempre concentrato sulle figure: rappresentazioni, persone, animali, eccetera.
Ha quindi fatto un primo salto di qualità rivolgendosi ai Comuni del territorio, ai comitati di quartiere e ad altre realtà (parrocchie, Pro Loco, enti vari) e proponendosi per abbellire i muri o gli angoli dei paesi con opere personalizzate, murales o quadri di Street Art. E questo perché, come sottolinea l’autore, “la Street Art, considerata fino a poco tempo fa una forma di abbruttimento o peggio di vandalismo, è oggi comunemente riconosciuta come una importante proposta di riqualificazione urbana e apprezzata sia a livello culturale che di arredo urbano”.
“Mi sono tolto - riferisce Nicolò - da tutto quello che riguarda il mondo illegale dei graffiti lavorando per la comunità e concentrandomi sull’arte, però la mia arte è con lo spray.”
Nel 2015 Dalla Cà è ritornato dall’Australia dove ha trascorso artisticamente un “anno sabbatico” nel quale ha riannodato i fili dei suoi orizzonti creativi. Negli ultimi sei anni si è dedicato prevalentemente alle tele e solo parzialmente ai muri, cercando di far collimare comunque i due ambiti di espressione artistica, a loro volta fertile terreno di evoluzione tecnica. “Non è semplice - sottolinea l’autore -, però voglio tenermi aperto a 360 gradi. Non esiste un sistema che non uso: passo dall’aerografo al pennello, alla spatola. Mi sento completamente libero di sperimentare, senza canoni predisposti stilisticamente.”

Il valore aggiunto di “Eco-War” è che la mostra non è allestita in un negozio sfitto qualsiasi.
Dentro questi muri è stata infatti scritta una pagina di storia del commercio bassanese.
Come ha ricordato Stefania Cadore all’incontro di inaugurazione, parlando anche a nome delle sorelle, qui nel 1940 è sorto il primo negozio dei loro genitori, che vendevano tessuti.
Allora questo punto di via Museo era strategico: di fronte c’erano le Poste e di fianco la sede della Telve, la società telefonica dell’epoca, dove la gente - oltre mezzo secolo prima dell’avvento dei dispositivi mobili - andava a telefonare. Non a caso, il negozio di mamma e papà Cadore, capostipiti della stimata famiglia di commercianti, si chiamava “Tessuti alle Poste”. Sono “graffiti”, nel senso di ricordi, di una centralità e di una frequentazione della via che oggi non ci sono più.
“L’auspicio - ha dichiarato nell’occasione Stefania Cadore - è che l’arte torni a far rivivere questa via di Bassano. Di fronte oggi abbiamo il Museo e riuscire a fare un collegamento, un passaggio diretto su via Museo sarebbe molto importante.” L’assessore comunale Andrea Viero, presente all’inaugurazione, avrà sicuramente preso nota.
Ed è così che grazie a questa mostra temporanea, come temporaneo è lo showroom in cui è allestita, via Museo reclama una maggiore centralità nelle dinamiche culturali della città.
Tutto questo, ma non solo questo, è “Eco-War”: la mostra-manifesto di un giovane autore che è partito dai muri e per il quale i preconcetti sull’arte sono muri da abbattere.

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