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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Mastro Roberto
“La trave reticolare è in legno.” Il vicesindaco Campagnolo ribatte alle critiche di architetti e ingegneri sul restauro del Ponte e contrattacca: “Il reato di lesa maestà è che miglioriamo il Ponte, che per loro dovrebbe essere fragile”
Pubblicato il 12-12-2015
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“La trave è in legno.” Parola di Roberto Campagnolo, vice sindaco e assessore alla Cura urbana (Lavori Pubblici) del Comune di Bassano del Grappa, novello Mastro Geppetto che sottolinea e rivendica come il legno sia il materiale fondante per la realizzazione della sua creatura: il restauro del “Ponte di legname”, così come lo definì Andrea Palladio, altresì noto ai nostri tempi come Ponte degli Alpini.
Altro che Full Metal Jacket, come da noi intitolato in un precedente articolo. Quel pezzo, come ben ricorderete, era riferito alla lettera al sindaco del Gruppo di Riferimento degli Architetti e Ingegneri di Bassano e all'appello al presidente della Repubblica sottoscritto da una parte degli stessi professionisti, nei quali i firmatari dicono “no alla reticolare sull'impalcato”.
E questo perché, dal loro punto di vista, l'intervento non è rispettoso della storia e della valenza architettonica del monumento e “ne snatura completamente l'impianto concettuale originario”.
"Schema in pianta della reticolare" (dalla relazione illustrativa del Progetto Preliminare di restauro e consolidamento statico del Ponte degli Alpini)
Se siete nostri assidui lettori, sapete già qual è l'argomento al centro del contendere: la mega trave reticolare (a forma di rete) che il progetto strutturale per il ripristino e consolidamento statico del Ponte redatto dal prof. Claudio Modena intende collocare sull'impalcato del manufatto, al posto dell'attuale massicciata in fase di rimozione. Un elemento la cui funzione, come da relazione illustrativa del progetto preliminare, è quella di “assorbire l'azione della spinta idraulica e di migliorare nel contempo il comportamento della struttura rispetto all'azione sismica”. Insomma: uno “scheletro”, ancorato all'impalcato e ad altre strutture di sostegno, che consentirà al Ponte - sotto il profilo della statica strutturale - di “tenere botta” alla pressione del fiume, agli imprevisti tellurici e all'usura del tempo.
Quello che in sostanza contestano gli oppositori della soluzione-Modena è l'inserimento di un “corpo estraneo” in uno dei pochi ponti lignei esistenti, con la creazione di un “falso storico e architettonico”.
L'architetto Antonio Guglielmini, uno dei firmatari della lettera al sindaco, spiegava nel precedente articolo che la struttura reticolare in questione “è in acciaio inox”. “Quello che uscirà dal prossimo restauro - ha dichiarato Guglielmini - sarà un Ponte in acciaio rivestito di legno. La struttura in acciaio farà il suo lavoro, ma il legno del Ponte sarà solo una maschera, un rivestimento.” L'architetto Pino Massarotto - un altro dei “grandi contestatori” dell'intervento previsto per il Ponte - precisava poi, in un post a commento di quell'articolo, che “la cosiddetta “trave reticolare” è una mega struttura in legno lamellare e acciaio inox”.
Lo specifica, tra l'altro, anche la relazione illustrativa del prof. Modena: “L'alleggerimento del peso della massicciata, che dal punto di vista della stabilità rispetto alla spinta idraulica non costituisce un problema, grazie appunto alla messa in opera della struttura reticolare, contribuirà ulteriormente a migliorare il comportamento del Ponte rispetto all'azione sismica.”
“Le membrature longitudinali e i traversi della nuova struttura reticolare di impalcato saranno realizzati in legno lamellare - prosegue la relazione -, mentre gli elementi diagonali saranno costituiti da barre in acciaio inox ad alta resistenza.”
Il sasso dalla scarpa
L'Amministrazione comunale rispedisce pertanto al mittente le accuse, così come coloritamente espresse dal consigliere di opposizione Federica Finco, di essere “metallara”. “La trave è composta da un reticolato in legno, in acciaio sono solo i tiranti della struttura - rimarca Campagnolo -. Anche sul Ponte del Palladio c'erano chiodi in ferro. Quando tiri fuori le evidenze storiche degli interventi sul monumento, vedi comunque che legno e ferro sono compatibili.”
Ma la vera questione sulla quale il vicesindaco passa al contrattacco è la presunta “antistoricità” del nuovo modello di restauro rispetto alle caratteristiche architettoniche e strutturali del Ponte di Bassano.
“Perché si mette la trave? E' un elemento che cambia rispetto a prima, prima non c'era - rileva l'assessore -. E' un'idea di Modena per garantire stabilità al Ponte nel tempo. Noi non tocchiamo l'architettura del monumento e non interveniamo sugli elementi in legno, se non quelli da sostituire perché danneggiati o consumati. La reticolare viene inserita al posto della massicciata, che è stata collocata nel restauro del 1990 e che non è un elemento storico del Ponte.”
Campagnolo si è letto e studiato tutte le relazioni degli architetti e affini che nei secoli passati sono intervenuti sul Ponte, per costruirlo o ricostruirlo - compresi il capitolo IX, libro III, dei “Quattro Libri dell'Architettura” di Andrea Palladio, intitolato “Del Ponte di Bassano” e i testi di Bartolomeo Ferracina -, giungendo alla seguente conclusione: “Della presenza di una massicciata nessuno ne parla, non c'è evidenza di una massicciata sul Ponte nella storia.”
“Dal 1990 non ci sono state brentane particolari, eppure il Ponte è andato giù - osserva ancora l'amministratore comunale -. Che cosa pensano i firmatari del ruolo della massicciata? Chi sosteneva che la massicciata è fondamentale per il monumento ha visto che non è così. Dopo che abbiamo tolto la massicciata, il cedimento del Ponte non solo è rallentato, ma in alcuni punti il Ponte si è addirittura rialzato.”
Nell'occasione Campagnolo si toglie anche un sasso - anzi, una prìa del Brenta - dalla scarpa. E questa volta dal punto di vista puramente politico.
“Nel 2004 - afferma - sono state effettuate delle indagini subacquee sotto il Ponte. E' la prima evidenza oggettiva che il Ponte ha problemi nelle fondamenta. Ulteriori indagini, compiute nel 2011, dimostrano che la situazione è già grave. Alcuni dei firmatari della lettera, in quegli anni, facevano parte dell'Amministrazione comunale. Perché non hanno mai evidenziato questi problemi?”
L'attuale vicesindaco non li nomina, ma è chiaro il riferimento all'ing. Stefano Giunta, vicesindaco dell'Amministrazione Bizzotto nel 2004 e capogruppo di maggioranza dell'amministrazione Cimatti nel 2011 e all'arch. Antonio Guglielmini, consigliere di maggioranza dell'Amministrazione Cimatti.
“E' un caso - incalza Campagnolo - che questa Amministrazione non ha nessun tecnico all'interno? Il nostro è un approccio equilibrato e coerente con la storia del restauro del Ponte. Non si va a sostituire la parte storica, cambierà il comportamento strutturale del Ponte. Il reato di lesa maestà è che miglioriamo il Ponte che invece, per i firmatari della lettera, dovrebbe essere fragile.”
Carta canta
Paradossalmente, e nonostante l'inserimento della maxi “reticolare” al posto della massicciata, quello che partirà nei prossimi mesi - secondo il punto di vista del Comune - sarà un restauro molto meno invasivo di altri restauri o ricostruzioni che, di fatto, rendono l'odierno Ponte di Bassano del tutto diverso da quello concepito dal disegno originale del Palladio. E' la novità è tutta concentrata sul metodo di intervento.
Come si legge nella relazione storica correlata al progetto preliminare del restauro - firmata dal prof. Giovanni Carbonara, docente alla Sapienza di Roma e componente del Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici - “l'impegno è quello di continuare nella storica opera di “ottimizzazione”, in una sorta di riedizione aggiornata e coerente dei vecchi principi costruttivi e manutentivi, attuata facendo tesoro dei progressi scientifici e tecnici nel frattempo intervenuti, sia sotto l'aspetto strutturale sia sotto quello tecnologico e dei materiali.”
In merito, inoltre, all'inserimento della struttura da altri definita un “corpo estraneo”, il vicesindaco cita l'articolo 9 della “Carta del Restauro” di Venezia, risalente ancora al 1964: “Sul piano della ricostruzione congetturale qualsiasi lavoro di completamento, riconosciuto indispensabile per ragioni estetiche e tecniche, deve distinguersi dalla progettazione architettonica e dovrà recare il segno della nostra epoca.”
A sostegno della validità dell'approccio, ancora Campagnolo porta acqua al suo mulino mostrando al cronista il parere favorevole sul progetto di ripristino e consolidamento statico del Ponte ottenuto dalla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza e il decreto di approvazione del Piano Strategico “Grandi Progetti Beni Culturali” del Ministero dei Beni e Attività Culturali con l'inserimento del progetto di ripristino del Ponte degli Alpini e il relativo contributo di 3 milioni di euro.
Morale della favola: la storia e la valenza architettonica del Ponte “non vengono snaturate” e quello che uscirà dal restauro non sarà “un Ponte in acciaio rivestito di legno”, ma un Ponte di legno con alcuni elementi interni in acciaio.
Legno e metallo, del resto, coesistono da sempre: garantisce Mastro Roberto.
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