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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Bassano: Confcommercio attacca il Comune
Maxi-multe, regolamento insegne, Piazzale Giardino, parcheggi disabili, concessioni dehors, km zero, mercato ortofrutticolo, tariffe idriche-rifiuti: l'associazione di categoria contesta gli interventi (o non interventi) dell'Amministrazione comunale
Pubblicato il 26-04-2012
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La Confcommercio di Bassano del Grappa, a seguito dei due recenti episodi di maxi-multe comminate dalla polizia locale ad altrettanti esercenti bassanesi e a riguardo di diverse altre questioni inerenti l'attività del Comune di Bassano nei confronti delle imprese del commercio, ha trasmesso in redazione il comunicato stampa che pubblichiamo di seguito:
COMUNICATO
Per ritrovare nella storia un periodo economico così difficile, almeno dal punto di vista del commercio interno e soprattutto per quella parte di aziende commerciali che più rappresentiamo come CONFCOMMERCIO, sia su scala locale ma anche nazionale, bisogna tornare indietro di molti e molti anni, quando i nostri connazionali furono obbligati a cercar fortuna oltre Oceano.
Rispetto ad allora oggi però si sta sviluppando tra gli imprenditori un male ancor più silente e dannoso e cioè l’assoluta sfiducia nel futuro e soprattutto verso le Istituzioni che certo non hanno dato un grande esempio di integrità e di sacrificio.
I gesti estremi di cui abbiamo avuto notizia, numerosi anche in Veneto, sono un campanello d’allarme ed una reale testimonianza del preoccupante contesto in cui oggi si lavora ma, paradossalmente, rappresentano un atteggiamento di “reazione civile” all’incapacità della politica di gestire la situazione, laddove, in altri periodi o in altri Paesi, sicuramente avremmo assistito ad azioni ben più gravi ed aggressive.
Non occorre essere dei grandi scienziati per comprendere i motivi di tanta sfiducia.
In primo luogo una significativa spinta inflazionistica, trainata da una crescita senza limiti del prezzo della benzina e del gasolio, accompagnata da una pressione fiscale senza eguali (dove ormai rimane solo da tassare “l’aria che si respira”) e da un mercato del lavoro dove è sempre più complicato trovare una occupazione stabile, con costi sociali elevatissimi per finanziare tutti gli “ammortizzatori” oggi utilizzati continuamente.
E questo è ancora nulla se aggiungiamo l’enorme peso che la burocrazia pone in capo alle imprese, in termini economici e di tempo, oltre all’ultima “mazzata commerciale” che è stata inflitta alla categoria con tutte le semplificazioni e liberalizzazioni introdotte dal Governo.
Insomma, la “pentola” è piena, bollente e sottopressione e certo, almeno a livello locale, dove dovrebbe essere maggiore la collaborazione fra cittadini, imprenditori, funzionari pubblici e politici, è quanto mai inopportuno accendere certi “inneschi” che rischiano pericolosamente di farla esplodere.
Scintille che invece da troppo tempo ormai si susseguono, in particolare modo nel Comune di Bassano del Grappa, rendendo difficili se non impossibili, anche le più elementari e semplici attività di gestione dell’impresa.
Le due maxi-multe di cui si è fatto un gran parlare nei giorni scorsi, rappresentano solo la punta dell’iceberg di un ben più complesso apparato, dove i “lacci e lacciuoli” per le aziende, sono così ingarbugliati da rendere introvabile ogni via d’uscita.
La politica locale ed i funzionari di riferimento si sono dimostrati sordi ad ogni nostra richiesta, istanza o osservazione e non solo nei grandi temi legati alla viabilità, alla ZTL o ai nuovi insediamenti di grandi Centri Commerciali (che, come più volte abbiamo ripetuto, certo non piovono per caso nel territorio ma per una chiara volontà degli amministratori pubblici), ma anche su quelle piccole cose di ogni giorno che però rappresentano il confine tra la vita e la morte delle aziende.
Alcuni semplici esempi renderanno più chiaro ciò che vogliamo dire.
Quando il Consiglio Comunale non recepisce le nostre osservazioni sul regolamento per le insegne è ovvio che, tra pignoleria degli uffici, commissione edilizia, bozze e planimetrie, le ditte molto spesso sono portate a rinunciare a quelle visibilità di cui invece abbisognano i piccoli negozi e magari sono costrette a lasciare installata la vecchia insegna perché sostituirla vorrebbe dire andare ad infilarsi in un calvario.
Quando si chiede di non impedire l’inversione a U attorno al General Giardino, con una semplice modifica al progetto e ci si sente rispondere con un secco “niet”, si dovrebbe anche sapere che così facendo si incide pesantemente sulla redditività di quelle 5 o 6 attività che in quella zona sono ubicate da tempo immemore.
Quando per una assurda non-logica si tolgono i parcheggi dei disabili di fronte ad un negozio di “Sanitaria” per spostarli in un’altra posizione, non ci si può poi lamentare se molte aziende chiudono i battenti in centro e pensano di spostarsi altrove.
Quando non si rinnova la concessione per il dehors di un pubblico esercizio o la si limita, non dandogli la possibilità di installare anche due ombrelloni, per chissà quale logica o per chi accontentare, è inutile illudersi che l’azienda potrà continuare a lavorare in utile.
Quando l’Amministrazione verbalmente si dichiara più che favorevole alla costituzione di una commissione mista di controllo sui prodotti venduti a km zero dai produttori agricoli (al pari di molti altri Comuni) e poi, nonostante numerosi solleciti, tutto giace nel silenzio, non si venga ad esaltare la tutela del consumatore o a dire che non si usano due pesi e due misure.
Quando non vengono accolte le richieste per sistemare la vecchia infrastruttura dove lavorano i nostri operatori del mercato ortofrutticolo, quando l’articolazione tariffaria del servizio idrico è pesante soprattutto per le imprese, quando un negozio di abbigliamento, sebbene di grande superficie, paga 12.000 euro all’anno per smaltire un sacchetto di rifiuto secco alla settimana e nessuno fa nulla per cambiare le cose o vuole prendersi mezza responsabilità, forse è il caso di cominciare a rendersi conto che i veri problemi nascono qua, nel nostro territorio e non a Venezia o a Roma.
Se poi ci troviamo a dover ricorrere contro una sanzione di oltre 5.000 euro solo perché un barista, per un atto di carità cristiana, concede ad un venditore ambulante (in regola e con licenza) di sostare nello spazio prospiciente la sua attività, allora capiamo bene che di questo passo non andiamo da nessuna parte ma si sta solo assistendo all’affossamento definitivo dell’economia locale !!!
E’ questo che si vuole ????
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