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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Il Kitsch nervoso
Pacchiane, banali, patetiche. Contro le cartoline illustrate di Bassano, cariche di antiquati luoghi comuni, monta una crociata sui social. A cui mi associo anch'io
Pubblicato il 01-07-2015
Visto 6.383 volte
Oh, finalmente anche qualcun altro se ne è accorto.
Io me ne ero accorto già da tempo, facendomi scattare - ogni qual volta mi è capitato di imbattermi, in città, sull'oggetto di questo editoriale - il Kitsch nervoso.
Sto parlando di cartoline. Già: proprio di cartoline illustrate.

Nonostante la nuova era dei selfie e dei social network - con l'aggiornamento delle immagini delle proprie vacanze in tempo reale, fatte condividere anche a chi non gliene frega un fico secco - c'è ancora chi le scrive. E che trova anche il tempo di comprare un francobollo, e di imbucarle in qualche cassetta della posta. Roba del secolo scorso, ormai.
Se poi le cartoline in questione non rappresentano in modo adeguato il luogo raffigurato e per di più sono anche di cattivo gusto, la frittata è fatta.
Accade a Bassano del Grappa, dove sta mondando sui soliti social una piccola sollevazione contro le cartoline illustrate messe ancora in vendita ai turisti soprattutto a ridosso del Ponte degli Alpini.
Molte delle quali continuano a proporre i soliti eterni luoghi comuni associati all’immagine del Ponte e ai “Saluti da Bassano”: grappa e fiorellini, alpini e cuoricini, picozze e stelle alpine, e persino il “piccolo alpino bevitore” che istiga in modo neanche tanto subliminale all’alcolismo minorile. Insomma: la fiera del pacchiano, antiquata e piena di anacronistici cliché che ben poco hanno a che vedere con la Bassano turistica 2.0.
Ad accorgersi dell’incongruenza e a pompare la questione sulla Rete - ripreso oggi da un articolo del Corriere del Veneto - è stato il solito ed immancabile Roberto Astuni, albergatore in quel di Sant'Eusebio e presidente degli albergatori bassanesi, rimasto allibito di fronte alle cartoline di Bassano lasciategli da spedire da un turista tedesco.
Astuni - uomo di consorzi di promozione turistica, di marchi d'area e di tavoli di marketing territoriale - ha postato le sue critiche considerazioni sul suo profilo facebook, sottolineando l'inadeguatezza, per le attuali necessità di attrattività turistica del nostro territorio, di questi patetici oggetti postali che vanno a finire in giro per il mondo. Dando la stura in questo modo a una frizzante polemica estiva, e a una crociata balneare a cui mi sento di aderire anch'io.
E il popolo del web sembra concordare con lui, definendo le immagini che rappresentano la città “scialbe, banali, scontate, dozzinali”. In una parola: “da vergognarsi”. Da qui le proposte per risolvere la questione, come ad esempio quella di indire un concorso fotografico.
Ma è solo una - e oltretutto neanche la più importante - delle lacune in corso d'opera dell’immagine turistica di Bassano. Che a quanto pare non riesce ancora a scrollarsi di dosso il suo logorato stereotipo, che ha titillato per decenni l'immaginario collettivo: quello di una città dove l’unica cosa interessante da fare è quella di stare sul Ponte, con un cappello di alpino in testa e la grappa nello stomaco, in attesa di un’improbabile ragazza per un bacin d’amor.
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