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Redazione
Bassanonet.it
Amici di facebook
Da sconosciuti a partecipi spettatori delle esistenze altrui
Pubblicato il 24-03-2010
Visto 4.043 volte
Fino a qualche tempo fa la definizione della parola "amici" era piuttosto chiara a tutti e comprendeva un numero limitato e chiaramente identificabile di individui, non appartenenti alla propria famiglia, ma con i quali era possibile dividere la sfera più intima, privata, delicata della propria esistenza. C'era una linea piuttosto netta che separava quella personalissima élite dal resto del mondo.
Con l'avvento di facebook, tuttavia, quella linea è andata sfumandosi pian piano, con impercettibile tenacia ed è comparsa di pari passo un nuova categoria di persone: "gli amici di facebook". Il dato interessante emerge nell'osservare che le "amicizie" dichiarate nel social network da ogni individuo raramente sono meno di 200. Certo, tra quei volti c'è qualche vero amico, qualche parente, il collega con cui si divide la scrivania. E poi? Nella zona grigia, indefinibile, impalpabile degli "amici di facebook" c'è un po' di tutto: c'è l'amico che non si vede dai tempi dell'asilo, il collega che a malapena si saluta e persino la ragazza conosciuta in villeggiatura vent'anni fa. Gli utenti più maturi, forse più legati al vecchio significato della parola "amicizia", generalmente fanno un uso più consapevole e più circoscritto del social network, limitando con attenzione il numero degli "amici di rete". Ma il modo di dire è talmente diffuso e accreditato, che persino loro faticano a sottrarsi dall'usarlo. La seppur labile categoria sociologica prende piede, attecchisce, travalica il web e si inserisce anche nelle conversazioni reali, concrete, della vita vera. Ormai sembra difficile trascorrere un'intera serata con qualcuno che abbia meno di trent'anni senza sentirsi dire: "Un mio amico di facebook…".
E grazie a questa amichevole parvenza, il privato diventa pubblico e si finisce col dividere dettagli intimi della propria esistenza con quegli amici che a pensarci bene tanto amici non sono. Sentendosi legittimati da quella parola che campeggia vivace sopra i volti sorridenti e gioviali che compaiono sulla propria pagina personale, si finisce col condividere, con quelli che fino a poco tempo fa si etichettavano come "semplici conoscenti", i particolari più scottanti della propria vita privata. E allora un po' tutti si scoprono inguaribili guardoni, inebetiti dal fascino voyeristico che ci offre questa finestra sul cortile telematica. Il seppur positivo allargamento di orizzonti e conoscenze che offre il social network finisce, indirettamente, con lo svilire le relazioni autentiche, fatte di esperienze reali e passioni comuni vissute davvero insieme e non condivise scambiandosi un link. Ecco allora che quella "relazione complicata" di cui un tempo ci si lamentava con poche amiche davanti a una tazza di tè diventa di pubblico dominio, quasi una sorta di soap opera locale che si può seguire assiduamente, senza perdere alcuna sconcertante svolta. Passo dopo passo si evolvono le vicende telematiche di quei quasi-sconosciuti che senza accorgercene abbiamo cominciato a chiamare amici. E in effetti, come gli amici di un tempo, ne conosciamo gusti, passioni, interessi, vita privata e relazioni, salvo poi non averci scambiato, dal vivo, più di un saluto fugace. Ma è troppo affascinante continuare a seguire il morboso grande fratello personale in cui si è trasformato il social network. Il rischio drammatico è perdersi nell'osservare i riflessi delle vite degli altri, dimenticandosi della propria.

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