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Continua “La bella stagione” al Teatro Politeama di Marostica con le opere di produzione firmate da ATS Teatro di Comunità (Associazione Teatris, Argot Produzioni, La Piccionaia Centro di Produzione).
Sono tre infatti i lavori originali che verranno presentati nelle prossime settimane sul palcoscenico del Ridotto, che caratterizzano la direzione artistica di Maurizio Panici, in scena in prima persona anche come attore in uno straordinario “Leopold - La giornata di un uomo qualunque”, liberamente ispirato all’Ulisse di Joyce (venerdì 17 e sabato 18 marzo, ore 21, - in replica anche a Roma dal 23 al 26 marzo, al Teatro Argo Studio di Trastevere); e poi, con la compagnia Teatris, come regia di “Zio Vanja” di Anton Cechov (1 aprile, ore 21) e dell’atteso “Dogville”, di Lars Von Trier (12 e 13 maggio alle ore 21 e 14 maggio alle ore 17).
Leopold Bloom è il protagonista di Ulysses di James Joyce e ha una funzione parallela a quella di Ulisse nell'Odissea omerica. Il personaggio di Bloom è basato per alcuni tratti su Italo Svevo, che fu allievo di Joyce. Tutti noi siamo Leopold, noi che attraversiamo le nostre vite in modo più o meno consapevole, in preda ai nostri istinti e alle nostre pulsioni primarie, consumandoci in un tempo che è la nostra stessa vita. Il testo è corroborato da alcune riflessioni di Fernando Pessoa, tratte dal suo magnifico “Libro dell’inquietudine” e racconta la semplice giornata di Leopold Bloom che, come un novello eroe novecentesco, affronta la sua giornata e sé stesso in un libero flusso di pensieri.
L’allestimento colloca il protagonista in uno spazio mentale e metafisico costruito con l’aiuto di una realtà virtuale, che rende spiazzante e onirico il mondo che lo circonda.
Non sapremo mai quanto sia vera questa realtà abitata dall’eroe, o semplicemente una proiezione di questa nostra realtà, dove non si distinguono più i contorni del reale e dove nella libertà di esprimere tutto quello che pensiamo, i confini tra le due dimensioni sono estremamente labili. Leopold è anche l’espressione di una fragilità che non ha più punti di riferimento né maestri e si trova come un guscio di noce a galleggiare nella tempesta.
Una amara e ironica rappresentazione, non priva di comicità, di quello che siamo diventati in questo tempo liquido e sfuggente.
Zio Vanja è uno dei testi più importanti e rappresentati del grande autore russo che ha segnato in maniera indelebile la drammaturgia del Novecento e la nascita del teatro moderno. Si tratta di una grande rappresentazione del mondo attraverso l’affresco di una piccola società di persone legate da relazioni parentali dirette o acquisite: costellazioni familiari che muovono i desideri, le mancate realizzazioni e le aspettative di una comunità, confinata all’interno di una proprietà, collocata ai margini della società e dei cambiamenti di un tempo che segnerà la fine delle loro relazioni.
Vanja è l’eroe di un quotidiano sbiadito e privo di ambizioni, che provoca insoddisfazioni e rabbia per una condizione alla quale non sa reagire attivando un processo autodistruttivo che non riesce ad evolvere e a cambiare. Gli echi di questo spettacolo sono purtroppo a noi suoni conosciuti: giovani privati del futuro, uomini incapaci di vivere in un presente sempre più difficile da decodificare, donne che si impegnano nel disegnare un mondo nuovo ma al contempo sono oggetto di pressioni e desideri di maschi che non conoscono l’amore. Tutto troppo reale in un tempo come quello che stiamo attraversando.
Infine, testo attualissimo per la sua crudeltà e durezza del vivere, Dogville, nato dalla penna e dal genio di Lars Von Trier, racconta l’arrivo in una tranquilla cittadina di provincia di una donna misteriosa, ricercata per ragioni oscure dalla polizia. Il suo arrivo sconvolge i superficiali fragili equilibri di una comunità chiusa, arroccata in un ordine apparentemente felice. L’arrivo del diverso mette in moto dinamiche violente di assoggettamento e sfruttamento di chi, più fragile, si espone al più turpe ricatto pur di essere accettato.
Un testo esemplare che all’interno di una cupezza che non ci lascia respirare sa trovare momenti di grande lirismo e muove alla “pietas”, come solo la grande tradizione dei tragici greci ci ha insegnato. Ed è proprio una grande tragedia contemporanea che Dogville ci racconta, la tragedia di una umanità che per paura e vigliaccheria ci mostra il suo lato peggiore, difendendosi dagli stranieri e dai diversi, da qualsiasi latitudine essi giungano.
Nel programma anche gli ultimi appuntamenti del cartellone con ospiti nazionali: in “Andromaca”, da Euripide, Massimiliano Civica e I Sacchi di Sabbia tornano insieme su un classico dell’antichità, esplorando i confini tra comico e tragico (25 marzo, ore 21); e “U scrusciu du mari”, un viaggio alla scoperta della Sicilia, in compagnia dei racconti di Andrea Camilleri, di antichi canti, pupi siciliani, aneddoti e vecchie storie, interpretati da Antonino Varvarà (15 aprile, ore 21).
La rassegna teatrale “La bella stagione” è promossa da ATS Teatro di Comunità (Associazione Teatris, Argot Produzioni, La Piccionaia Centro di Produzione) in collaborazione con la Città di Marostica e il supporto di Fondazione Banca Popolare di Marostica - Volksbank.
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