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Quattro salti a Libriamo

Una cartolina ricordo, un reportage non cronachistico dal festival della letteratura di Vicenza

Pubblicato il 17-06-2012
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Elena Pavan

L’immagine presa a prestito dal reparto surgelati è un po’ condizionata dalle temperature di questi giorni e dal fatto che il festival quest’anno ha offerto anche molti incontri dedicati alla gastronomia, è anche leggermente adulterata perché i quattro salti a Vicenza sono stati in realtà due, ma visto che gli eventi di cui parla questo piccolo reportage sono quattro, i conti alla cassa tornano.
Venerdì scorso alla libreria Galla si è parlato di L’educazione cattolica, il romanzo inedito di Neri Pozza, l’illustre uomo di cultura a cui è stata dedicata questa settima edizione di Libriamo. Gli interventi di Marco Cavalli, che ne ha curato la pubblicazione assieme a Giulia Basso, di Angelo Colla, editore del volume, a lungo segretario e amico di Pozza, e di Evaldo Violo, direttore per trent’anni della Bur – che con le sue parole ha acceso un riflettore interessante anche sull’imprenditoria, sull’aspetto commerciale del lavoro editoriale –, partendo dalla prova d’autore del romanzo, hanno offerto ai presenti un ritratto a tutto tondo dell’artista, dell’uomo e della sua opera facendo l’omaggio forse più grande per una persona che non c’è più: riportando alla memoria pregi e meriti (tanti) ma rammentando anche quelle imperfezioni che chiamiamo difetti, i relatori hanno restituito a Pozza un aspetto vivo, per niente monumentale, ricco di umanità. Al termine dell’incontro sono state ricordate le altre iniziative dedicate a Pozza collocate all’interno del festival: il convegno all’Odeo del teatro Olimpico, dove con Cavalli, Colla, Violo e altri esperti si vuole analizzare l’opera completa di Neri Pozza e approfondire l’importanza del suo ruolo civile – i tratti incisi che partono dall'ambiente artistico-culturale in cui ha vissuto e che continuano oggi a creare movimento, prospettive di modernità –, e poi gli itinerari letterari, due passeggiate tra le vie cittadine guidate da letture suggestive tratte dai suoi libri.
Sabato 16 i tre salti rimanenti sono stati affidati alle scelte dagli organizzatori, è un salto triplo da fermi in realtà: a volte per rompere gli schemi e per osservare in maniera diversa ci si toglie di mezzo e si fa anche così, si sceglie un luogo, i Chiostri di Santa Corona, e ci si lascia scorrere davanti, senza ammantarli di aspettative, gli incontri stabiliti dal programma. Sul corso in tre, alla mia risposta “vado a Libriamo”, mi hanno chiesto “cos’è?” e poi hanno commentato “eh, ma lì bisogna intendersene” e poi “hai la laurea in Lettere?”: viene da pensare che la comunicazione viaggia su binari ben strani, e quasi si vede il muro di gomma fatto di malintesi che fa rimbalzare altrove il desiderio di un incontro solo curioso, non studiato, con i libri e i loro autori.

Mail art: dall'esposizione a Casa Cogollo, Vicenza

Ai Chiostri l’appuntamento delle ore 17 ha visto come protagonista Oliver Pötzsch con il suo libro La figlia del boia. L’autore discende realmente da una stirpe di boia, in passato questo lavoro era tramandato di padre in figlio, e Pötzsch nei suoi romanzi attinge a piene mani dalla storia di famiglia. Boia e stregone sono figure archetipiche, ricorrono in molte civiltà, lui le ha riunite in un unico personaggio e ne ha fatto l'elemento forte del suo racconto. Il pubblico era composto solo da donne, molte hanno riso forte quando Pötzsch ha raccontato un episodio tanto tragico da risultare comico occorso durante un’esecuzione, è stato un fenomeno curioso quella risata gelida che attraversava il tempo, anche all’epoca la gente presente alla decapitazione deve aver riso così.
Alle ore 18.30 e poi alle 21.30 sono salite sul palco due persone rese somiglianti solo dall’opera del tempo che ha travestito entrambe da nonne, un ruolo di secondo piano in cui sembrano divertirsi molto, dove ritornano finalmente a giocare: la prima, Sveva Casati Modigliani (è uno pseudonimo) è una scrittrice che troviamo da tanti anni ai primi posti nelle classifiche delle vendite dei romanzi, ai Chiostri ha presentato il suo nuovo libro intitolato Léonie; la seconda, Luciana Castellina, è stata una figura mitica del Comunismo italiano e ha portato a Vicenza il suo diario La scoperta del mondo, finalista allo Strega nel 2011. L’inversione che non ci si aspetta è che la scrittrice di storie d’amore ha il piglio sicuro di un generale, tanto che ha guidato lei in porto la presentazione, ha anche comunicato decisa al pubblico e alla conduttrice quando era giunta l’ora di chiudere l’incontro, e invece la pasionaria fiera, piena di determinazione, che è stata una combattente all’interno del Pci, non si è fatta scudo di nessuna barricata e ha confessato anche le sue ingenuità, i suoi errori, ha esibito con tranquillità anche l’imperfezione, l’inadeguatezza, ha portato con sé la bimba che era e il suo salto nel mondo raffigurato bene sulla copertina del libro.
Sono assaggi di libri quelli offerti dai festival, un antipasto a buffet da gustare con leggerezza.

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