Connessioni contemporanee
Un dialogo col presente
4-11-18 Settembre 2025
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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Pubblicato il 01-03-2018
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Innanzitutto una doverosa premessa: non sono un animalista.
Adoro la mia cagnetta e ritengo che tutte le bestie e bestiole - laddove se ne verifichino le condizioni e limitandoci a quelle a quattro e a due zampe - debbano poter vivere la miglior vita possibile. Ma gli allevamenti di animali da carne non mi scandalizzano (per quanto luoghi tristissimi essi siano), le sperimentazioni sulle cavie per il progresso della medicina le considero un male necessario e i cacciatori non li capisco, ma li rispetto. Eppure la maestosa tigre bianca, che costituisce l'attrazione principale del circo attendato in questi giorni a Bassano del Grappa e che campeggia sui cartelloni sparsi in tutta la città, mi fa peccato. Umanamente la compatisco: non fosse altro che per il fatto che invece di muoversi liberamente nel suo habitat naturale le tocca condurre una dura vita da dipendente, e neppure salariato. Tutto il giorno in gabbia per poi trasferirsi alla sera in un gabbione più grande per eseguire degli esercizi che non le sono stati certamente insegnati con le carezze: che palle. Non mi è dato sapere, al momento, di che tipo di tigre bianca si tratti. E se cioè sia una tigre bianca del Bengala oppure una tigre bianca siberiana.
Me lo sto chiedendo in queste ore di fitta nevicata a Bassano, con le strade coperte dalla coltre bianca e i mezzi del Piano Neve comunale in azione dalle 4 di questa mattina.
Foto Alessandro Tich
Che la tigre sia dell'una o dell'altra specie, tuttavia, non fa differenza.
Perché se il feroce gattone (da non confondere col gatto delle nevi) che allieta il pubblico dello spettacolo circense è originario dell'India, per quanto sia il re delle foreste pluviali appartiene a una specie abituata anche alle terre dei ghiacci: l'enorme estensione della sua diffusione comprende infatti anche il Nepal.
Se invece il felino striato ha il passaporto della Siberia, contiene il freddo e anzi il gelo - per definizione - nel suo Dna. Ecco perché mi piace pensare che la tigre bianca del circo, con le temperature rigide di queste ore e la neve che fiocca neanche fossimo a Courmayeur, senta un po' aria di casa. Un po' di temporaneo sollievo, nella noia infinita tra le grate della gabbia, favorito dalle condizioni ambientali in formato sottozero.
Insomma: “La tigre e la neve”, come il titolo del film di Benigni.
Venghino siori venghino, oggi lo spettacolo è da brividi.