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Il gioco delle carte
Concluse le indagini della Guardia di Finanza sulla frode fiscale da 19 milioni scoperta l'anno scorso nel Bassanese con l'arresto di 5 persone. Individuate altre 20 aziende che hanno utilizzato 9 milioni di euro di fatture per operazioni inesistenti

Carte false, frodi milionarie e fondi neri. Accade anche questo nel territorio del Bassanese. Un sistema che permette di accumulare, col compiacente coinvolgimento di società fittizie e società reali, proventi illeciti a sei zeri: fino a che non intervengono gli 007 della polizia finanziaria.
La Compagnia della Guardia di Finanza di Bassano del Grappa, nei giorni scorsi, ha infatti concluso le verifiche fiscali alle società bassanesi coinvolte nelle indagini di polizia giudiziaria che nel febbraio 2012 (notizie.bassanonet.it/cronaca/10386.html) avevano portato all’arresto di cinque persone, tra cui Simone Girardi, 41enne residente a Romano d'Ezzelino.
Nel corso delle attività ispettive sono stati rilevati costi non deducibili per quasi 2 milioni di euro, IVA dovuta all’erario per oltre 2,5 milioni di euro e proventi illeciti per circa 1,5 milioni di euro.
Sono state inoltre individuate ulteriori 20 aziende operanti in altre province del Nord Italia che hanno illecitamente beneficiato delle false fatturazioni emesse dalle società “cartiere” ideate e create dal Girardi, alle quali sarà contestato l’utilizzo di altri 9 milioni di euro di fatture per operazioni inesistenti.
Nel corso delle indagini, durate circa due anni, i finanzieri bassanesi hanno indagato 30 persone che, a vario titolo, hanno avuto ruoli attivi nella composita ed organizzata frode fiscale. I militari hanno inoltre eseguito, 50 perquisizioni personali e locali ed hanno, a più riprese, effettuato “sequestri preventivi per equivalente” di beni mobili ed immobili per un valore di oltre 4,5 milioni di euro, al fine di assicurare allo Stato il pagamento delle imposte evase.
A tale scopo le Fiamme Gialle bassanesi, a garanzia dei crediti erariali, hanno sottoposto a sequestro, nel 2012 e 2013, ben 11 immobili in varie località venete riconducibili agli indagati, tra cui la lussuosa villa con piscina di Romano d'Ezzelino e due appartamenti a Romano e a Vedelago di proprietà del maggior responsabile della frode, Simone Girardi.
A nulla è valso, infatti, il tentativo del Girardi di far confluire tali proprietà su un fondo patrimoniale, verosimilmente costituito per porre le stesse al riparo da eventuali azioni di rivalsa dello Stato. Al contrario, tale pianificazione è valsa un ulteriore capo di imputazione a carico dello stesso responsabile principale dell'illecito giro e della coniuge per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
In particolare, l’attività di polizia economico finanziaria - coordinata, per gli aspetti penali, dalla locale Procura della Repubblica - aveva portato alla luce una articolata frode “carosello”, posta in essere sempre dal Girardi con la collaborazione di “prestanome“ e attuata tramite la costituzione di aziende “cartiere”, di cui una in territorio estero, dedite abitualmente all’emissione di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti.
I militari avevano rilevato, in capo a tali aziende di comodo, la mancanza di strutture idonee a porre in essere effettivi rapporti commerciali e l’omesso adempimento degli obblighi tributari.
E’ stato conclusivamente accertato che le imprese principali beneficiarie della frode - effettivamente operative, prevalentemente, nel settore della produzione di macchinari per l'industria enologica e della carpenteria metallica - hanno annotato nella propria contabilità fatture false complessivamente pari a 19 milioni di euro, ottenendo così la disponibilità di ingenti “fondi neri”.
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