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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Il "Tich" nervoso

Elogio della fioretta

A proposito di attrattività del territorio, di comunicazione diretta, di turismo enogastronomico e di valorizzazione dei prodotti De.Co.

Pubblicato il 11-08-2016
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Ieri mi è capitato di andare a Recoaro Terme. Ci sono stato più volte in tempi recenti per motivi di lavoro, ma è tutta un'altra cosa andarci per diporto, quando sei padrone del tuo tempo e del tuo spazio.
Sono partito a metà mattinata da Bassano con la pioggia, poi dopo Thiene le nuvole si sono diradate e una volta arrivato nella Valle dell'Agno è spuntato, rimanendoci per quasi tutta la giornata, uno splendido sole.
Ho potuto così godere in pieno e in tutta la sua bellezza, incastonata dalle Piccole Dolomiti, l'incredibile atmosfera di Recoaro: una località dagli antichi fasti turistici che oggi appare tanto piacevole nell'aspetto e nell'ambiente quanto tristemente abbandonata a sé stessa. Una vecchia signora di bella presenza che si guarda malinconicamente allo specchio, ricordando i tempi in cui faceva strage di cuori.

Gli Gnocchi con la fioretta De.Co. di Recoaro Terme (fonte immagine: locandaseggiovia.com)


Pausa pranzo e pausa turismo

Ne parlo perché in questo portale scrivo spesso di turismo e di attrattività del territorio. Il famoso “petrolio sotto i nostri piedi” che non riusciamo ancora a trovare nonostante le continue trivellazioni, e stimolazioni, dei promotori e degli esperti del Marchio d'Area e del marketing territoriale.
Perché è fuor di dubbio che lo sviluppo turistico non porta solo benefici ai “portatori di interesse” più diretti (albergatori, ristoratori, pubblici esercenti, istituzioni museali, gestori di impianti e di percorsi sportivi eccetera), ma da esso trae vantaggi anche l'economia diffusa della comunità ospitante, che diventa comunità “turistica” perché consapevole di esserlo.
E parlare di Recoaro significa presentare un esempio emblematico, a solo un'ora di macchina da Bassano, della Grande Bellezza che circonda i nostri territori e che si trova ancora chiusa, per i più svariati motivi, in un apparente vicolo cieco.
Ti accorgi della realtà delle cose quando arrivi nel grande parcheggio della seggiovia - lo storico impianto di risalita verso Recoaro Mille, oggi diventato cabinovia - dietro al municipio dopo il ponte sull'Agno: uno dei tanti punti del centro da cui si apre un panorama incomparabile. Parcheggio vuoto e cabinovia ferma. Cabine sospese nell'aria per la pausa pranzo: per risalite e discese, se ne sarebbe riparlato alle 15. Del resto, visti i pochi esseri umani che ho incontrato per strada, l'orario continuato sarebbe inutile.
Sono arrivato nel centro termale verso le 12.30, accorgendomi, proprio per l'orario, che allo stato attuale delle cose Recoaro non è un paese per turisti.
I negozi del centro, peraltro molto carini, erano tutti chiusi o stavano per chiudere. Pausa pranzo anche per loro.
Persino il Bar Caffè Fiume - un locale pittoresco affacciato sull'Agno dove mi sono sfamato con un generoso panino con la porchetta - ha aspettato che me ne andassi dopo la consumazione per chiudere i battenti.

Non toccate il Gingerino

Ad attirare la mia attenzione, passeggiando per le vie del centro recoarese, è stata una fila di bottigliette di Gingerino e di Acqua Brillante Recoaro esposte in bella mostra sulla vetrina di uno dei negozi chiusi. Sopra le bottiglie, un avviso indirizzato alla Nestlè-San Pellegrino: “Questo è il nostro patrimonio e non si tocca”.
Il segno di una ferita che fortunatamente non si è aperta.
Perché non di solo turismo vive l'uomo, soprattutto in un luogo dove la cultura turistica sembra oggi per molti versi un ricordo dei tempi che furono.
Per mesi, lo spettro della crisi (reale) si è abbattuto sulla più importante realtà di produzione economica del Comune: lo storico stabilimento di imbottigliamento della Recoaro, situato all'entrata del paese, messo in vendita dalla proprietà Nestlè-San Pellegrino. C'è stato il concreto rischio che la multinazionale alimentare si liberasse della fabbrica tenendo per sé, e portandoli a produrre altrove, i due storici marchi Gingerino e Acqua Brillante: fonte di redditività e di stabilità occupazionale.
Ci sono stati scioperi, cortei, pubbliche manifestazioni. A sostegno del mantenimento dello stabilimento e della produzione delle due famose bibite a Recoaro lo scorso 15 luglio sono scesi in strada i sindaci e amministratori comunali di tutta la provincia: c'era anche il Comune di Bassano del Grappa, rappresentato dall'assessore Angelo Vernillo. Provincia di Vicenza e sindaci hanno scritto una lettera alla Nestlè, perorando la causa dei lavoratori e dei sindacati. E alla fine tanta mobilitazione ha avuto ragione.
E' dei giorni scorsi infatti la notizia che la Nestlè-San Pellegrino cederà lo stabilimento al gruppo Refresco. Con un positivo compromesso: il marchio Recoaro resterà in paese, così come la produzione di Gingerino e Acqua Brillante, che rimarranno tuttavia di proprietà della San Pellegrino.
E' una storia, questa, sintomatica dei nostri tempi: soprattutto laddove le istanze locali si scontrano coi fenomeni della finanza industriale e del mercato globalizzato.
La qual cosa può portare, come in questo caso, all'esito auspicato. Oppure no.

Overlook Hotel

Me ne sono reso conto al momento clou della mia giornata recoarese: l'immancabile visita alle Fonti Centrali.
Le mitiche Fonti del compendio delle Terme di Recoaro, un tempo luogo di massimo richiamo del turismo termale.
Attualmente la struttura sta veleggiando in sospeso, come il Ponte di Bassano. Tutto, in questo posto, è in stato provvisorio.
Dopo la messa in liquidazione della società Terme di Recoaro Srl, detenuta dal socio unico S.V.E.C. Spa (società controllata al 100% dalla Regione Veneto), la selezione del soggetto a cui concedere in affitto per il prossimo triennio l'intera azienda operativa delle Terme si è risolta con un nulla di fatto. Si era trovato un possibile concessionario - la “Recoaro Benessere Terme Srl” - ma la firma sull'accordo con la S.V.E.C. non è arrivata. Presunti intoppi finanziari, emersi all'ultimo momento, all'origine del flop.
Si è arrivati così a una soluzione-tampone: la S.V.E.C - Società Veneziana Edilizia Canalgrande S.p.A., pure in liquidazione, ha ripreso in mano temporaneamente la situazione e ha garantito l'apertura delle Fonti fino al 30 settembre. Ma il compendio, inevitabilmente, funziona a scartamento ridotto e non secondo le sue potenzialità.
Sono arrivato sul posto poco dopo le 14. Davvero un paradiso terrestre o, come avrebbe scritto George Sand, “un pezzo di cielo caduto sulla terra”.
Paesaggi mozzafiato, giardini sontuosi e aiuole floreali curatissime.
E anche qualche anima viva: un gruppetto di cinque-sei persone impegnate in una lezione di nordic walking sull'ampio piazzale del complesso. Nulla più.
Ho chiesto alla banconiera del bar del compendio se si può “provare” un bicchiere di acqua termale allo stabilimento idropinico.
“Dalle 15”, mi ha risposto. Sempre a quell'ora: prima della quale tutto a Recoaro appare fermo.
Delle Fonti Centrali colpiscono anche alcuni grandi edifici fatiscenti e in attesa, ormai da anni, di ristrutturazione. Davvero una splendida tristezza.
Mentre da fuori - attraverso le vetrate - osservavo la grande sala congressi dell'immobile principale, già salone delle feste ai tempi d'oro, gli altoparlanti irradiavano soffusamente all'esterno la musica di Moonlight Serenade di Glenn Miller. Per un attimo mi è sembrato di rivivere la scena della sala da ballo all'Overlook Hotel del film Shining. Un po' inquietante, per la verità.
E in quanto all'acqua termale, sarà per un'altra volta.

Per fortuna c'è la fioretta

Si salva dunque qualcosa, in tutta questa magnifica decadenza e desolazione?
Probabilmente sì: e sono gli Gnocchi con la fioretta De.Co.
Avete letto bene: il riscontro più efficace in termini di comunicazione è un piatto a Denominazione Comunale che Recoaro Terme presenta ai suoi visitatori come il proprio fiore all'occhiello. In piazza e in altre vie grandi cartelloni annunciano la prossima “Festa dei Gnocchi con la Fioretta” in programma dal 26 al 28 agosto. Viene spiegata la storia del piatto, originario della tradizione dei malghesi locali, e si ricorda che la specialità De.Co. può essere degustata “tutto l'anno nei ristoranti e nelle trattorie di Recoaro”.
Altri avvisi del genere campeggiano all'esterno dei locali, alcuni dei quali - finalmente! - sono frequentati da diversi avventori.
La cosa mi ha interessato e ho appreso che la “fioretta” è la ricotta liquida, prodotto della lavorazione del latte, raccolta al suo primo affiorare.
Ne vengono fuori dei morbidissimi gnocchi, ottenuti impastando la fioretta con la farina bianca e conditi con burro di malga fuso e salvia oppure con lardo soffritto e formaggi.
E' stato il gestore del Bar Caffè Fiume, una persona molto cordiale, a spiegarmi su mia richiesta gran parte di queste cose e a dirmi che la tradizione della pietanza, di matrice cimbra, arriva dalla confinante Lessinia veronese.
Così facendo, inconsapevolmente, il barista ha fatto del sano e puro marketing territoriale: mi ha informato, mi ha incuriosito e mi ha fatto venire l'acquolina in bocca, contribuendo a suo modo all'attrattività del territorio recoarese.
Ma ormai avevo già mangiato il suo paninazzo con la porchetta: anche per questa esperienza De.Co., sarà per un'altra volta. Ma tale è stata l'efficacia della comunicazione diretta, che parlo e scrivo di questo piatto tipico senza averlo ancora provato.

Epilogo alla bassanese

Comunque sia, questa è la realtà delle cose: Recoaro Terme ha la sua specialità gastronomica a Denominazione Comunale, sancita da un apposito atto del Comune, e per la sua valorizzazione tutti i ristoratori ma anche i pubblici esercenti che non la propongono nel menù, assieme alla Pro Loco che organizza la Festa, remano per tutto l'anno nella stessa direzione.
Potrebbe essere un piccolo insegnamento anche per Bassano del Grappa, l'aspirante città turistica dove - dal punto di vista dello sviluppo di un tipico e autentico turismo enogastronomico - oltre l'Asparago è il nulla.
Ne sanno qualcosa i promotori del registro dei prodotti a Denominazione Comunale De.Co., istituito ancora nel 2013 sotto l'Amministrazione Cimatti e fino ad oggi rimasto impastoiato nelle consuete sabbie mobili alla bassanese.
Il broccolo di Bassano? Le castagne di Valrovina? La cipolla rosa di Bassano?
Oppure - nel campo dei dolci - la meringa o i forti bassanesi?
Perché uno di questi prodotti possa eventualmente aspirare alla De.Co. dovrà aspettare altri tempi e, probabilmente, altre Amministrazioni comunali.
E che dire del piatto bassanese per eccellenza, e cioè i Ovi e Sparasi?
Men che meno: il suo possibile inserimento tra le De.Co. della provincia di Vicenza è fortemente osteggiato dai sostenitori del marchio dell'Asparago DOP.
E allora sapete cosa vi dico? La prossima volta che ne avrò l'occasione prendo nuovamente la macchina e me ne torno a Recoaro.
Ma lascio stare le Terme e la cabinovia. Andrò in uno dei ristoranti indicati dal portale di Vicenzaè comunideco.it, per andare appositamente a degustare gli Gnocchi con la fioretta De.Co. Con un Gingerino Recoaro, pure prodotto orgogliosamente sul posto, come aperitivo: sarà veramente il top.

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