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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Esclusivo
L’Aquila bicipite
“Salviamo i Frati a Bassano”: intervista a Giuseppe Aquila, presidente e amministratore delegato di Elmo & Montegrappa. “Legato al convento nel ricordo di mio padre, la partita sembra persa ma noi ci siamo sempre”
Pubblicato il 07-04-2023
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Entri nella sede in via Cà Erizzo a Bassano della Elmo & Montegrappa, ovvero Penne Montegrappa per gli amici, e nel giro di poche sale ti ritrovi tutto il mondo attorno.
Nell’atrio d’ingresso, dove è ubicato lo shop aziendale, vieni sorpreso dalle teche che esibiscono preziose e pregiate penne da collezione, in edizione limitata, dedicate ai grandi miti dell’immaginario collettivo, compresa la saga di Harry Potter.
C’è ad esempio, fra le tante, la bat-penna: una stilografica prodotta in occasione dell’uscita di The Batman, il film del 2022 sul Cavaliere Oscuro, con un look futuristico che ricorda la corazza in Kydex dell’eroe mascherato.

Giuseppe Aquila (foto Alessandro Tich)
Ma c’è anche la penna 007, realizzata per i 60 anni dall’esordio al cinema dell’agente segreto al servizio di Sua Maestà e contenuta in una valigetta alla James Bond, equipaggiata con scomparti segreti e dotata di avveniristici accessori.
È qui - tra tutte queste meraviglie in forma di stilografica, di sfera o di roller - che mi accoglie Giuseppe Aquila, amministratore delegato di Elmo & Montegrappa Spa e anche presidente dell’azienda dopo la scomparsa, avvenuta l’anno scorso, di suo padre Gianfranco: il “signore delle penne”, gentiluomo e imprenditore napoletano, innamorato di Bassano, che qui in riva al Brenta ha costruito la fortuna dell’attività di famiglia.
Giuseppe Aquila mi accompagna al piano superiore, dove accanto all’incredibile show-room, che da sola meriterebbe una visita prolungata, si trova la sala riunioni costellata alle pareti da centinaia di foto di personaggi famosi (e per famosi si intende di fama mondiale) a cui negli anni sono state dedicate penne Montegrappa da collezione o personalizzate. Sotto la foto di ciascun personaggio, un esemplare dello “strumento da scrittura” che porta il suo nome. Attori, scrittori, sportivi, rockstar, Papi, capi di Stato.
David Bowie, Al Pacino, Frank Sinatra, Michael Jackson, Quincy Jones, Pelé, i Queen, solo per citare i primi che mi vengono in mente. C’è anche “la” Queen, per antonomasia: Elisabetta II d’Inghilterra, accanto alla foto dell’allora principe Carlo. Entrambi con la “loro” penna made in Bassano del Grappa.
Non mancano la foto e la penna di Mick Jagger. L’occasione per apprendere in anteprima che la prossima estate la Elmo & Montegrappa produrrà la nuova penna “limited edition” dedicata ai Rolling Stones.
Mi colpiscono - inevitabilmente - due foto con penna personalizzata correlata: quelle di Boris Yeltsin e di Vladimir Putin. Yeltsin fu il primo presidente della Russia a possedere una penna Montegrappa a lui dedicata. Aquila mi mostra sul telefonino un vecchio servizio di telegiornale, recuperato da YouTube, sul passaggio di consegne da Yeltsin a Putin alla presidenza della Russia. C’è un’immagine in primo piano della penna e poi si vede Yeltsin che la cede a Putin dicendogli: “Con questa penna io ti do la Russia in mano”.
Il buon Vladimir, come lo chiamo io, avrebbe poi ricevuto una sua penna personalizzata e sarebbe diventato un collezionista affezionato delle penne bassanesi.
Quando Cremlino fa rima con pennino.
Non sono qui però per scrivere di strumenti da scrittura, anche se si potrebbe andare avanti con il viaggio alla scoperta dei tesori ad inchiostro di Montegrappa Italia senza soluzione di continuità.
Sono qui per intervistare Giuseppe Aquila sull’iniziativa “Salviamo i Frati a Bassano” - promossa dall’assessore regionale Elena Donazzan e dal presidente del raggruppamento di Bassano di Confartigianato Sandro Venzo per salvare la permanenza dei frati Cappuccini nel convento del Margnan e poi purtroppo rivelatasi senza l’esito sperato - di cui il Ceo di Elmo & Montegrappa è stato uno dei più grandi sostenitori.
E lo faccio adesso, a bocce ferme, di Venerdì Santo, dopo che lo scorso 4 marzo il Capitolo della Provincia Veneta dell’Ordine dei Frati Cappuccini ha annunciato la chiusura del convento di Bassano e dopo che a metà marzo i due promotori della mobilitazione e raccolta firme hanno ufficialmente alzato le mani.
Nei due mesi di “Salviamo i Frati a Bassano” Giuseppe Aquila ha praticamente condotto la sua azienda, che dista a pochi passi dal convento, con due teste. L’Aquila bicipite.
La prima testa concentrata sulla gestione di un’azienda con un mercato mondiale. La seconda testa concentrata, in contemporanea, sull’iniziativa per salvare la permanenza a Bassano di Padre Lanfranco e fratelli.
È stato lui a favorire l’intervento dei famosi testimonial a supporto della raccolta delle firme per mantenere i Cappuccini in città: Paulo Coelho, Jean Alesi, Remo Girone, Salvatore Esposito e altri. Ed è stato sempre lui, assieme ad altri colleghi, in testa alla cordata di imprenditori che hanno fondato l’associazione Onlus per supportare economicamente i frati e il loro convento. Tutto inutile?
Giuseppe Aquila, da dove nasce questo rapporto col convento dei Cappuccini di Bassano al di là del fatto che è vicino a voi?
Nasce innanzitutto da una frequentazione del convento da parte della famiglia ma soprattutto di mio padre. Mio padre aveva stretto un rapporto bellissimo con Lanfranco e con tutti gli altri frati, già da tantissimi anni. Poi nel periodo della sua malattia, e sappiamo che lui purtroppo ha avuto una malattia lunga, i frati e in particolare Lanfranco gli sono stati molto vicini. Lui andava a messa ai frati tutti i giorni. Non ci andava nel weekend, diceva “io nei periodi di alta stagione non vado”, ma frequentava durante la settimana. Nel periodo invece della malattia Lanfranco lo andava a trovare a casa molto spesso e gli è stato molto vicino. Quando poi è uscita la notizia, e io conosco molto bene Elena Donazzan che mi ha raccontato di questo problema, è stato un fulmine a ciel sereno. Non eravamo a conoscenza della decisione che il convento dovesse chiudere e quindi mi sono sentito coinvolto e insieme ad Elena e ad altri miei amici ho voluto cercare di fare qualcosa per evitare la chiusura. Francamente nessuno si aspettava che non ci fosse poi nulla da fare.
Ma il suo rapporto personale col convento qual è?
Anch’io ovviamente lo frequento, però devo dire che ho visto, per mia esperienza personale, i frati molti vicini a mio padre in un momento molto difficile per tutta la mia famiglia. Sicuramente io sono molto riconoscente e sono molto legato a Lanfranco e a tutti i frati.
Secondo lei la partita dei frati a Bassano è definitivamente persa?
Dalle informazioni che ho, si direbbe proprio di sì. Ovviamente è una scelta dolorosa che, come sappiamo, comunque non nasce da motivazioni economiche ma proprio da una crisi vocazionale. Effettivamente non abbiamo nessuna possibilità di intervenire. Con un gruppo di imprenditori avevamo anche fatto un programma di sostegno per il convento e soprattutto per le attività caritatevoli che il convento svolge, però il problema non è quello. Il problema è un altro. Non ci sono preti, non c’è una continuità a livello vocazionale, per cui dubito che si possa fare molto.
Facciamo finta che succeda quello che è stato annunciato. Cioè: il convento chiude però, come previsto dal Capitolo, in qualche modo viene consegnato alla comunità. Voi sareste ancora presenti come imprenditori?
Sicuramente, se si verificasse questa situazione, ci riterremo comunque chiamati in causa perché ci siamo impegnati per sostenere i frati e io penso che il convento sia un punto di riferimento generale per Bassano, per quello che fa. Dare da mangiare a 60-70 persone al giorno già è un impegno importante e sono sicuro che come me anche altri imprenditori sarebbero pronti a sostenerlo.
In questa sua vicinanza al convento dei Cappuccini quanto c’è del suo attaccamento a Bassano e quanto c’è invece del suo sangue napoletano?
Come si dice, buon sangue non mente. C’è sicuramente un legame forte con la mia città natale ma io ho comunque vissuto più tempo della mia vita a Bassano che non a Napoli. Mi sento bassanese d’adozione, come lo era anche mio padre. Siamo molto vicini alla città, noi abbiamo qui in azienda 60 persone che sono per il 90 per cento tutti bassanesi o del territorio. Quindi facciamo parte di questo tessuto sociale. Poi si sono sviluppate nel tempo grandi amicizie, al di fuori ma anche soprattutto all’interno dell’azienda. Il legame è forte con la città.
Voi avete fatto penne dedicate ai vip di tutto il mondo, dalla regina Elisabetta a Michael Jackson. Ma in futuro potrebbe nascere una penna dedicata ai frati?
In realtà io avevo già promesso di sviluppare una penna dedicata ai frati, per raccogliere fondi in loro sostegno. Si tratta di una penna con la riproduzione del dipinto del Martirio di San Sebastiano, che è il quadro che si trova dietro l’altare del convento. E sono pronto ovviamente a svilupparla e a farla, nel momento in cui sappiamo che i fondi raccolti possono effettivamente essere destinati ai frati o che ci sia comunque un destinatario reale, vero, di questi fondi. La situazione adesso è poco chiara, quindi sarebbe inutile fare qualcosa senza sapere dove vadano questi soldi.
Se dovesse nascere un accordo tra il Capitolo e la città per il prosieguo in qualche modo dell’attività del convento, le piacerebbe o no che venisse firmato con una penna Montegrappa?
Questo sicuramente. Sarebbe motivo di grande orgoglio.
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