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Rinascimento in bianco e nero

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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Mazzinga Z

Sportello del cittadino, sede unificata di uffici comunali, sede di un ITS, sede staccata del Conservatorio di Castelfranco Veneto: i tanti volti del possibile futuro della scuola Mazzini. Intervista al sindaco Elena Pavan

Pubblicato il 04-08-2022
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Visto che siamo in tema scolastico, incominciamo subito con un bel dubbio grammaticale: si dice “la Mazzini” o “il Mazzini”? Femminile come “scuola” o maschile come “plesso”?
Ahi ahi ahi, ci troviamo di fronte a una questione di genere. Speriamo non se ne accorga il consigliere Gianluca Pietrosante.
Ma tant’è: non complichiamoci la vita. Pubblichiamo in questo articolo la seconda parte dell’intervista rilasciata a Bassanonet dal sindaco di Bassano del Grappa Elena Pavan, il cui primo stralcio (uso un termine un po’ alla Polo Museale Santa Chiara) è contenuto nel precedente articolo intitolato “Dono di natura”.

Foto Alessandro Tich

La questione di cui all’oggetto, dopo aver affrontato gli argomenti del museo naturalistico e della collocazione della Collezione Luca, è infatti proprio il destino della scuola Mazzini, eternamente in sospeso. Una parte della città (vedasi raccolta firme di Bassano per Tutti) è fermamente convinta della necessità di mantenerla come scuola, l’amministrazione Pavan intende invece voltare pagina.
Ma come? Buona lettura.

Sindaco Pavan, dunque per il futuro della Mazzini che prospettive ci sono?
Rispetto alla Mazzini, sappiamo che si toccano dei tasti delicati e sensibili. C’è un dato oggettivo che è quello della denatalità e c’è stata anche la brutta sorpresa che si siamo trovati e cioè quella di scoprire le condizioni effettive della scuola dal punto di vista statico e quindi è un nuovo problema che si aggiunge ai problemi più salienti della città. Vanno tenute in considerazione sicuramente alcune questioni, a partire proprio dalla denatalità. Abbiamo visto che trasferire i bambini della Mazzini all’interno della Vittorelli, per quanto magari sia una soluzione che neanche personalmente avrei espresso come scelta prioritaria, si è rivelata una buona scelta perché all’interno della Vittorelli ci sono degli spazi per fare stare tutti. Ci sono 25 aule, di cui 11 destinate alle medie e 5 per la Mazzini e quindi si riesce a far fronte alle necessità.

Per lo stabile della Mazzini, quindi, cosa si pensa di fare?
Per quel che riguarda lo stabile della Mazzini, sicuramente si tiene conto del rapporto affettivo della città con quello spazio e nell’ipotesi di una sua sistemazione sarebbe bello comunque che diventasse un centro nel quale il cittadino si trovi al centro di questo spazio. Sicuramente potrà esserci una parte dedicata alla formazione. Magari si potrebbe anche ragionare - e in questo senso avevamo anche ragionato in maggioranza - di creare lì uno sportello del cittadino: quindi portare lì una parte di uffici comunali, destinata ai rapporti con il pubblico. Possono essere i servizi demografici, l’Urp, l’Informagiovani e tutti quegli sportelli che sono rivolti alla gente, in modo da creare un centro unico dove ci si può recare per avere risposte alle domande che vengono rivolte all’amministrazione. Questo era un progetto anche per razionalizzare gli spazi, visto che sappiamo che le sedi comunali sono disseminate nella città e a volte anche il dialogo tra gli uffici perde di connessione. E quindi servirebbe per creare un punto per i cittadini e anche di maggiore coesione di alcuni uffici. Questo però per una parte, perché ricordiamoci che il Mazzini è molto grande.

E quindi l’altra parte?
Quindi un’altra parte potrebbe essere destinata alla formazione, e da capire in che accezione. Non escludiamo neanche che possa essere usato per l’istruzione obbligatoria. Dall’altra parte ricordiamoci che è uno stabile vincolato, quindi con poca libertà di azione rispetto a un eventuale adeguamento di quegli spazi alle esigenze contemporanee dell’insegnamento. Ci piacerebbe poter portare lì all’interno anche un ITS, per esempio, rispetto al quale siamo in dialogo anche con Confindustria che ha anche in mente un filone innovativo che riguarda le esigenze delle aziende. Se riusciamo a far decollare la sede distaccata di Conservatorio a Bassano, una volta sistemato il Mazzini potrebbe trovare sede lì dentro. Comunque il Mazzini, che è grande e in un posto centrale della città, ce lo immaginiamo vivo, vitale, al servizio dei ragazzi ma anche dei cittadini.

Lei però mi dà una notizia che sembra scontata ma che per me è nuova. Cioè cos’è questa “sede staccata del Conservatorio”?
Siamo in dialogo col Conservatorio Steffani di Castelfranco Veneto. In realtà i colloqui erano partiti ancora prima della pandemia, poi inevitabilmente il Covid ha posticipato alcune progettualità. E adesso siamo appunto in dialogo per capire se abbiamo gli spazi e le risorse per poter far partire una classe per l’anno 2023-24. La domanda va presentata al ministero entro gennaio 2023.

Quindi alla Mazzini tutto è possibile. Tutto e il contrario di tutto…
Allora: la cosa che desideriamo - e questi sono dei ragionamenti che abbiamo fatto a voce alta in maggioranza - è quella di affrontare la realtà. Ad esempio l’assessore Scotton ha presentato varie volte in commissione sociale anche i dati della denatalità perché occorre fare una riflessione ad ampio spettro su tutta la città, oltre che per capire dove sono le situazioni più delicate e più critiche dal punto di vista delle iscrizioni. Ricordiamoci che i genitori possono iscrivere i figli dove vogliono, non c’è un vincolo di mandare i propri figli nella scuola più vicina di quartiere. Però è anche un discorso per razionalizzare i lavori pubblici, perché occorre concentrare le risorse sulle strutture che probabilmente hanno un numero maggiore di studenti. È proprio una questione di razionalità, per non trovarci, come accade ahimè a Marchesane dove c’è la scuola media ma dove però per i numeri quest’anno non parte una prima. Si rischia di avere uno stabile nel quale si sono investiti molti soldi con qualcosa da inventarsi per mantenerlo vivo in maniera alternativa rispetto alla scuola. Comunque sono tutte questioni molto delicate rispetto alle quali noi vogliamo assolutamente creare un processo partecipativo: con la città, con tutti i portatori di interesse, con la cittadinanza. Però occorre anche essere molto onesti e razionali, perché le cose stanno cambiando e dobbiamo un po’ adeguare la città a questi cambiamenti.

Morale della favola: sul futuro “del” o “della” Mazzini, il sindaco Elena Pavan lascia ancora aperte tutte le possibilità. L’unica cosa certa - rispetto a quello che ha detto il sindaco, ma soprattutto rispetto a quello che non ha detto - è che nelle intenzioni dell’amministrazione lo storico edificio scolastico della città non è destinato ad ospitare il futuro nuovo Museo di Storia Naturale, come era invece stato indicato dalle ben pagate consulenze delle società Mesa e GrisDainese per l’elaborazione del concept museale e progettuale del cosiddetto Hub Urbano per la Cultura e l’Innovazione. La partita della collocazione del museo naturalistico, come da dichiarazione in conferenza stampa della stessa Pavan e come dall’articolo precedente, rimane “dormiente”. Sogni d’oro.
Per gli spazi del/della Mazzini si prospettano invece una serie di ipotesi tutte ancora da confermare in concreti atti amministrativi: sportello del cittadino, sede unificata di alcuni uffici comunali, sede di un ITS (Istituto Tecnico Superiore), persino sede staccata del Conservatorio Agostino Steffani di Castelfranco Veneto. Di tutto di più.
Ammesso e non concesso che le idee trovino il modo e i mezzi economici per realizzarsi, la prospettiva è che all’interno della ultracentenaria scuola di Bassano trovi posto una nuova macchina del futuro, costruita attraverso l’assemblaggio di componenti diverse: Mazzinga Z.
E questo perché, come dichiara lo stesso sindaco Pavan in conclusione di intervista, “le cose stanno cambiando e dobbiamo un po’ adeguare la città a questi cambiamenti”.
A proposito: come diceva quella famosa frase? Caspita, ce l’ho sulla punta della lingua…
Ah, sì, ora me la ricordo: #Si Cambia.

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