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Rinascimento in bianco e nero

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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Per chi suona la campANAC

Ponte: delibera ANAC a firma del presidente Cantone. Mossi diversi rilievi al Comune di Bassano. “Validazione del progetto redatto avvenuta in carenza dei presupposti di legge e in difetto di un'esaustiva valutazione dello stato dei luoghi”

Pubblicato il 23-01-2019
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Rinascimento in bianco e nero

Eccolo qua. Il nuovo “malloppone” della Pontenovela è un documento di 20 pagine, a firma del presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone.
Si tratta della delibera conseguente all'adunanza del Consiglio dell'ANAC svoltasi lo scorso 17 gennaio in merito al procedimento istruttorio attivato nel confronti del Comune di Bassano del Grappa sui “lavori di ripristino e consolidamento del Ponte Vecchio detto anche Ponte degli Alpini” a seguito di due separati esposti trasmessi dall'ex appaltatore Nico Vardanega Costruzioni e dal Comitato Amici del Ponte Vecchio di Bassano.
Da qui l'istruttoria dell'ANAC, avviata in data 5 novembre 2018, per la verifica di tre aspetti specifici della sofferta gestione del cantiere: la “concreta disponibilità delle aree di proprietà della ditta Nardini necessarie per l'esecuzione dei lavori”, la “concreta reperibilità dei materiali da costruzione con caratteristiche aderenti alle specifiche di progetto” e “ulteriori diverse problematiche progettuali e/o esecutive venute in rilievo”.

Foto: archivio Bassanonet

Buona parte del testo della delibera riguarda la cronistoria dell'approvazione del progetto, del procedimento di gara e del conseguente appalto alla Vardanega; il contenuto degli esposti e delle informazioni acquisite; i rilievi mossi al Comune in avvio di istruttoria; le risposte dell'Amministrazione comunale sui punti oggetto della verifica e le ulteriori informazioni acquisite dai presentatori dei due esposti.
Nel documento il presidente Cantone specifica che la competenza dell'Autorità Anticorruzione è quella di vigilare “affinché sia garantita l'economicità dell'esecuzione dei contratti pubblici” e di accertare “che dalla stessa non derivi pregiudizio per il pubblico erario”. Non è compito invece dell'ANAC entrare nel merito delle questioni di progetto: “L'azione del controllore (...) non può comunque estendersi fino alla censura dell'idea progettuale poiché ciò costituirebbe un'indebita ingerenza nella sfera di responsabilità del progettista.”

La prima e invero brevissima parte dei rilievi dell'Anticorruzione conseguenti alla “analisi della documentazione complessivamente acquisita” rappresenta, per così dire, un punto a favore dell'Amministrazione comunale. Riguarda infatti la “non disponibilità sul mercato del legname come richiesto dal Capitolato speciale d'appalto”, così come contestato dalla Vardanega che ha sempre segnalato l'irreperibilità del legno della categoria e classe di resistenza e umidità richiesta in progetto.
Per l'ANAC “gli accertamenti condotti portano a ritenere superabili i profili problematici rappresentati”. “Lo stesso progettista (...), rilevando la particolarità dei materiali da eseguire - si legge nella delibera -, ha asserito che l'impresa, in accordo con la Direzione Lavori ed il collaudatore, può proporre una fornitura che possa soddisfare per quanto possibile i requisiti di resistenza definiti dal progettista. La problematica posta dall'appaltatore dunque, indipendentemente dalla sua sussistenza e rilevanza, può trovare soluzione a mezzo corretta interlocuzione con la Direzione dei Lavori e il progettista.” D'altro canto “è responsabilità della D.L. provvedere all'accettazione dei materiali acquisiti dall'appaltatore e, ove ritenuto, richiedere o far predisporre idonee prove atte a verificarne l'idoneità secondo le specifiche di progetto, rinvenendosi altresì nell'ordinamento i meccanismi e gli strumenti per la composizione di eventuali controversie, anche di natura tecnica, e per l'eventuale introduzione di modifiche/varianti al progetto”.
Insomma: legno no problem. Bastava “interloquire” opportunamente.
Ma al punto successivo, relativo alla “non disponibilità/accessibilità della cosiddetta spalla Nardini”, la musica cambia.

Le considerazioni dell'ANAC partono dal 5 agosto 2015, data nella quale è stata firmata la bozza della Convenzione tra il Comune e la Ditta Nardini per la costituzione della “servitù perpetua” consistente nell'ancoraggio del Ponte alla spalla attraverso la trave reticolare di impalcato e le opere connesse.
Il 26.11.2015 “veniva effettuata la verifica e conseguente validazione del progetto da porre in gara”. Nel verbale di verifica si legge che “è stata depositata una proposta di accordo per la costituzione delle servitù e dell'occupazione delle aree necessarie alla cantierizzazione da parte della Ditta Bortolo Nardini S.p.A.”.
Il verbale inoltre dichiara che in data 16.09.2015 “la ditta Nardini richiedeva integrazione della documentazione per procedere alla firma dell'accordo” e che “si rimane in attesa dell'atto conclusivo”. “La verifica del progetto - rileva l'ANAC - attestava pertanto l'assenza dell'atto conclusivo, ovvero l'assenza della Convenzione firmata da ambo le parti (...).”
“Si rileva al riguardo - scrive l'Anticorruzione - che in carenza di un documento comprovante l'effettiva volontà delle parti interessate al procedimento, probante ai fini dell'effettiva eseguibilità delle opere, non erano da ritenersi sussistenti tutti i presupposti per la validazione del relativo progetto.” Come sottolinea la delibera, la validazione di un progetto “è l'atto formale con il quale si dà atto (...) dell'effettiva eseguibilità del progetto” e pertanto “la validazione non può essere emessa nelle more dell'acquisizione di un documento definitivo probante ai fini della realizzabilità delle opere stesse, come invece è avvenuto nel caso in esame”. “Come già evidenziato - rimarca Cantone -, il procedimento di gara veniva avviato in data 27.11.2015 mentre l'accordo-convenzione con la dittà Bortolo Nardini S.p.A. veniva definitivamente approvato in data 01.03.2016, con deliberazione di Giunta Comunale n. 38.”

L'ANAC focalizza quindi la sua attenzione sui (per noi) famosi articoli 15 e soprattutto 16 della Convenzione Comune-Nardini che impongono precisi obblighi all'ente pubblico.
Su tutti la verifica strutturale sulla spalla sinistra e sul sovrastante fabbricato, da eseguirsi prima dell'inizio dei lavori sulla spalla medesima, affidata alla altrettanto famosa (per noi) perizia Rizzo. Perizia fondamentale dal momento che, come ricorda l'Autorità, “qualora i risultati delle verifiche tecniche, da effettuarsi prima dei lavori, non fossero condivisi dal tecnico prescelto dalla proprietà Concedente, la costituzione dei diritti a favore del Comune (...) verrà meno e perderà ogni effetto, risultando di fatto l'opera, progettata e già appaltata, non realizzabile”.
“Tali condizioni poste nella convenzione - ammonisce l'ANAC - riducono considerevolmente quei margini di ragionevole certezza di eseguibilità del progetto che la procedura di validazione intende garantire.” “Certamente i termini di un Atto convenzionale così concepito - prosegue il documento - possono, in relazione alle circostanze che in concreto potranno determinarsi, ancora incidere significativamente sui tempi di realizzazione dell'opera (per l'esecuzione delle verifiche ed i necessari contraddittori tra progettista e consulente della Nardini), se non addirittura sul buon esito della stessa.”
La delibera approfondisce quindi le varie “interlocuzioni” tra la ditta Nardini e il Comune, la relazione del maggio 2017 a firma del consulente di Nardini ing. Gilberto Sarti e le due relazioni attualmente agli atti dell'ing. Giorgio Rizzo, da cui emergono “opinioni discordanti riguardo lo schema di calcolo adottato dal progettista”.
“A fronte di ciò - rimarca l'Anticorruzione - suscita perplessità l'evenienza che, ad appalto in corso, lo schema di calcolo adottato per il ponte sia ritenuto non definitivo, risultando ancora da effettuarsi indagini ulteriori ed integrative in particolare sui materiali delle spalle del ponte.” “Da quanto sopra rapportato - è il risultato della lunga e articolata analisi dell'ANAC, di cui ho riportato solo pochi ed essenziali elementi - si evince conclusivamente che la problematica dell'effettiva accessibilità alla spalla Nardini per l'esecuzione dei lavori come da progetto appaltato (...) non è ancora adeguatamente risolta.”

Insomma: la delibera firmata da Raffaele Cantone mette nero su bianco la circostanza che il progetto è stato appaltato senza la certezza della completa disponibilità dei luoghi.
“Tale evenienza - osserva l'Autorità - non risulta ascrivibile a fatti imprevedibili sopravvenuti, bensì è discendente dall'aver procrastinato l'acquisizione del definitivo assenso alla realizzazione delle opere insistenti sulla proprietà Nardini a dopo la consegna dei lavori, rinviando alla fase di cantiere ulteriori valutazioni tecniche e indagini sulle spalle del ponte per la esatta caratterizzazione dello stato dei materiali costituenti le stesse.”
L'ANAC ne ha anche per le “indagini e studi sul ponte, ancora oggi in via di completamento”, per le quali “numerosi risultano gli incarichi affidati direttamente a enti e professionisti del settore” tra i quali vengono ricordati, coi rispettivi compiti affidati, l'Università degli Studi di Padova - ICEA, la società Foppoli Moretta Associati Srl, il prof. Giovanni Carbonara e l'ing. Giorgio Rizzo. “A fronte di ciò, pur dando atto della complessità dell'intervento a farsi su una peculiare ed importante infrastruttura storica - scrive il documento -, risulta di non agevole comprensione la logica adottata dalla Stazione Appaltante che non ha ritenuto di affidare ad un unico soggetto la responsabilità di uno studio complessivo sul ponte comprensivo dello svolgimento di tutti gli accertamenti, i saggi e le indagini funzionali alla più completa ed approfondita conoscenza degli elementi di interesse da porre alla base della successiva progettazione.”
“Sarebbe stata auspicabile, in tal senso - continua il testo -, una più accurata individuazione, ab origine, delle esigenze dell'Amministrazione, ed una più adeguata quantificazione degli importi riferibili ai servizi di ingegneria e/o alle indagini e saggi da commissionare, procedendo al successivo relativo affidamento nel più aderente rispetto della norma ed evitando l'eccessivo frazionamento degli incarichi che pare, invero, essersi nella fattispecie verificato.”

In conclusione, l'Autorità Nazionale Anticorruzione delibera “di ritenere la verifica finalizzata alla validazione del progetto di ripristino e consolidamento del Ponte degli Alpini in Bassano del Grappa non pienamente rispettosa delle puntuali previsioni regolamentari di cui all'art. 53 comma 2 del d.p.r. 207/10, avendo i soggetti coinvolti nel procedimento ritenuto rinviabili alcune verifiche regolamentari a momenti successivi all'avvio dell'appalto”. Inoltre delibera “di ritenere la validazione ex art. 55 del d.p.r. 207/10 del progetto redatto avvenuta in carenza dei presupposti di legge ed in difetto di una esaustiva valutazione dello stato dei luoghi”, risultando “l'eseguibilità delle opere, di fatto, subordinata all'acquisizione di ulteriori assensi all'occupazione temporanea di aree ed immobili adiacenti al ponte, in pendenza di ulteriori valutazioni di natura tecnica e di ulteriori saggi ed indagini su materiali e strutture.”
Morale della favola: l'ANAC dà mandato al proprio Ufficio Vigilanza Lavori “di monitorare l'ulteriore corso del procedimento” e in particolare “gli esiti delle interlocuzioni tra la Stazione Appaltante e i soggetti proprietari degli immobili/aree adiacenti al ponte e ad esso interconnessi per la completa definizione degli interventi funzionali alla realizzazione del progetto”. La delibera, trasmessa al segretario generale del Comune, al responsabile del procedimento e al direttore dei lavori, oltreché ai presentatori degli esposti, è stata inoltre trasmessa - “per opportuna conoscenza” e “tenuto conto della normativa tecnica di livello nazionale e regionale allo stato vigente” - anche al competente Genio Civile Regionale.

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