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Chiudiamo il cerchio dell’avventura romana dei grandi elettori vicentini e bassanesi riprendendo il filo del racconto dalle ultime due righe dell’intervista al senatore Pierantonio Zanettin (“In diretta da Montecitorio” www.bassanonet.it/news/29641-il_senatore_vicentino_pierantonio_zanettin_in_dire.html). «Quindi la politica supplicherà il presidente Mattarella di restare ancora? Si potrebbe arrivare a questo scenario solo alla fine di un lungo percorso travagliato». In effetti è stata una settimana sicuramente travagliata e complicata per le 8-9 persone che hanno gestito in prima linea le trattative quirinalizie. Per il resto dei grandi elettori si è trattato di poco più di una gita. Il vicentino Giacomo Possamai, grande elettore in qualità di consigliere regionale del Pd, ha anticipato il voto a Sergio Mattarella già nella votazione precedente a quella decisiva.
Con che spirito ha scritto il nome di Mattarella?

Giacomo Possamai davanti Montecitorio
«Con un misto di serenità e soddisfazione. La sua rielezione è sicuramente una garanzia di stabilità per il Paese. Mi rendo pur conto della responsabilità di aver chiesto un ulteriore sforzo ad una persona che aveva fatto intendere di non volere proseguire».
Vi è passato proprio tutto sopra la testa? Ogni tanto qualche capocorrente faceva il gesto cortese di sondare il polso del corpaccione dei grandi elettori?
«La stragrande maggioranza dei passaggi politici è avvenuta tra i leader “supremi”. Ci sono stati dei momenti importanti di condivisione, ma si parla di riunioni con 150 persone presenti».
Da “lettiano” di ferro ha avuto un filo diretto con il segretario del Pd?
«Con lui ho un rapporto di vecchia data. L’ho incrociato più di una volta in Transatlantico e a margine delle riunioni di gruppo».
Cosa vi siete detti?
«In un paio di occasioni mi ha chiesto di fare dei sondaggi di gradimento informali con politici che conosco e che militano in altri partiti».
Qualche veneto, inteso come appartenente alla categoria geografica, ha contato qualcosa a livello personale?
«Non ci sono veneti tra i segretari di partito. Qualche passaggio lo ha vissuto forse in prima linea il capogruppo di Coraggio Italia, il padovano Marco Marin. L’unica veneta veramente in pista, ma come candidata, è stata la Casellati».
A quale ipotesi avete creduto almeno un pochino?
«All’ipotesi Draghi nei primissimi giorni. Poi Salvini si è messo in testa di voler eleggere a tutti i costi un presidente di centrodestra e ha tenuto in “ostaggio” i grandi elettori per una settimana».
Sulla proposta Casellati avete vacillato?
«A me è sembrata una scelta assurda, Salvini si è imprigionato da solo nella sua narrazione di come dovevano andare le cose».
Ha ricevuto qualche messaggino?
«Nessun messaggino e mi risulta che non siano arrivati nemmeno ad altri del Pd».
Poi è arrivato il turno dell’Ambasciatrice Elisabetta Belloni.
«Un’ipotesi bloccata subito da Matteo Renzi e da Forza Italia. Era chiaro a tutti che senza di loro non si andava da nessuna parte».
Che voto dà al suo segretario Letta?
«Tenuto conto che il Pd aveva il 12% dei grandi elettori gli darei un 8 abbondante. Ha fatto da argine alle forzature di Salvini e con la rielezione di Mattarella ha contribuito a garantire al Paese stabilità e serietà, anche agli occhi del mondo. Forzature di altro genere avrebbero creato il caos istituzionale e un impatto micidiale sulla tenuta del governo».
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