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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Girano le pale
Centro operativo e direzionale di Protezione Civile con eventuale eliporto, sede del magazzino comunale e del magazzino SIS: la giunta Poletto approva un atto di indirizzo sulla “rigenerazione” dell'ex caserma Fincato
Pubblicato il 27-01-2017
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Girano le pale, in prospettiva, all'ex caserma Fincato a Bassano del Grappa.
Sul futuro dell'area militare dismessa si delinea infatti una possibile destinazione d'uso quale centro di riferimento per i servizi della Protezione Civile, dotato persino di eliporto per le emergenze.
È l'ipotesi scaturita dalla giunta comunale, che ha approvato un atto di indirizzo sulla “rigenerazione” dell'area di oltre 23mila metri quadrati, di proprietà comunale, ubicata in via Cunizza Da Romano a nord del quartiere San Vito.

Veduta parziale dell'area dell'ex caserma Fincato a San Vito (fonte immagine: Google Maps)
Già oggetto ancora nel 2011 di un'asta per la vendita ai privati bandita dal Comune e andata deserta, il complesso dell'ex caserma è stato individuato da alcuni anni quale sede comune per alcune associazioni di volontariato inserite nel Piano Comunale della Protezione Civile.
Dal canto loro le associazioni si sono impegnate fino ad oggi, su base volontaria e col sostegno del Comune, in operazioni iniziali di manutenzione degli immobili presenti nell'ex compendio militare e delle aree afferenti.
Le stesse associazioni hanno sottoscritto un accordo di collaborazione per la costituzione del coordinamento “Bassano Emergenze Protezione Civile” condiviso con l'Amministrazione. In più il Comune di Bassano è sede, oltre che del C.O.C. (Centro Operativo Comunale), anche del C.O.M. (Centro Operativo Misto - intercomunale) della Protezione Civile. Attualmente i due Centri fanno riferimento alla sede degli Uffici Tecnici comunali in piazza Castello degli Ezzelini che tuttavia, come afferma la delibera di giunta, risulta “problematica sia per questioni di sicurezza, sia per questioni di accessibilità con mezzi e personale, sia per questioni di adeguamento tecnologico”.
Tutti elementi che, messi assieme, hanno spinto l'Amministrazione Poletto a considerare il progetto di concentrare tutti i servizi in un unico e adeguato spazio, individuato proprio nell'area della ex Fincato.
Il tutto allo scopo di “individuare una sede per la Protezione Civile dove raggruppare le funzioni di supporto che concorrono al suo funzionamento (ordinario e straordinario), fornendo così alla Pubblica Amministrazione uno strumento operativo in grado di dare risposta efficace nel superamento delle emergenze e degli eventi straordinari che possano verificarsi nel territorio”.
Ma anche con l'obiettivo di “creare un sistema capace di unire e coordinare tutte le “forze” operanti in caso di emergenza” e, in definitiva, di “individuare nel compendio dell'ex caserma Fincato il centro operativo comunale e di coordinamento intercomunale, date le sue peculiarità e potenzialità che fa intravvedere, quale la localizzazione strategica in cui è collocata e le caratteristiche dimensionali”.
Ma poiché l'ex presidio militare ha una capacità “molto superiore a quella richiesta per necessità in emergenza”, nell'ipotesi di “rigenerazione” del complesso immobiliare rientra anche il trasferimento in quella sede di varie attività e strutture stabili. Ovvero un centro direzionale permanente di Protezione Civile a livello regionale e un eventuale eliporto ma anche la sede del magazzino comunale e del magazzino SIS “al fine di una ottimizzazione delle risorse e di una gestione delle stesse sia in emergenza che in regime normale”.
Questa, dunque, è l'idea. Ora, per non restare nel campo delle pie intenzioni, dal dire bisogna passare al fare. La giunta comunale ha pertanto incaricato il dirigente dell'Area Lavori Pubblici di provvedere all'affidamento - con l'utilizzo dei fondi per la progettazione assegnati nel PEG (Piano Esecutivo di Gestione) - di “incarichi a professionisti con adeguata competenza ed esperienza”.
I professionisti esterni in questione dovranno, da una parte, compiere una “verifica di vulnerabilità sismica di edifici strategici ai fini della Protezione Civile” e, dall'altra, redigere una vera e propria “proposta di rigenerazione dell'ex Caserma Fincato” al fine di determinarne l'idoneità per tutti gli scopi sopra elencati. E poiché tutto il mondo gira attorno alla vile pecunia e una riqualificazione del genere implica dei costi molto consistenti, la “proposta di rigenerazione” che verrà sarà quindi presentata “nelle sedi opportune per l'ottenimento di finanziamenti atti alla realizzazione del progetto”.
Sarà comunque, come è inevitabile nel campo delle Opere Pubbliche, una lunga storia. Come già lungo, e pieno di pause negli anni, è stato il cammino politico e amministrativo che ha tentato di intravvedere un futuro per l'ex base di supporto logistico dell'Aeronautica Militare.
Una cosa, però, è certa: l'orientamento della giunta Poletto decreta la sepoltura definitiva dell'unica, vera proposta concreta e alternativa per la riqualificazione urbanistica dell'ex caserma. Ci riferiamo, ovviamente, al Masterplan San Vito Nord: la proposta di progettazione partecipata - consegnata all'Amministrazione Cimatti nel 2013 e firmata a titolo gratuito da una trentina di professionisti raggruppati nel team di lavoro b_urbanpro - che ridisegnava spazi e funzioni dell'ex compendio militare di via Cunizza da Romano. Con una forte impronta di “quartiere di comunità”, di impostazione agro-urbana (orti, fattoria sociale, parco rurale) delle attività di vicinato e di apertura a un'edilizia sostenibile vocata alle nuove necessità dell'Housing Sociale.
Un progetto che appena martedì scorso - ironica coincidenza - è stato presentato dal suo coordinatore, architetto Massimo Vallotto, tra le buone pratiche territoriali selezionate dal congresso internazionale sull'ambiente e la sostenibilità CARE's in Alta Badia.
Ora quel Masterplan resta quello che è: una buona pratica, appunto, senza applicazione pratica. Tornato di attualità proprio nei giorni che ne hanno sancito, di fatto, il de profundis: segno di quei destini urbani che a Bassano continuano ad incrociarsi ma senza incontrarsi mai.
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