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Alessandro TichAlessandro Tich
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Attualità

Viale delle Fosse. Oscure

Le impressioni di un cronista-cittadino sullo spegnimento notturno dell'illuminazione pubblica a Bassano, che ieri sera ha interessato alcuni punti cruciali del centro storico

Pubblicato il 20-08-2014
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Dove eravamo rimasti? Ah, sì: all'oscurantismo cimattiano.
Più volte, nella passata legislatura a Bassano, mi sono occupato del provvedimento (applicato alla grande, del resto, anche nella leghista Rosà) dello spegnimento a turno dell'illuminazione pubblica serale e notturna nei vari quartieri della città deciso dall'Amministrazione comunale per risparmiare sulla bolletta della luce.
Un problema alquanto sentito, soprattutto in quelle vie e rioni del tessuto urbano bassanese dove il black-out genera un diffuso senso di insicurezza tra i residenti. Ma probabilmente non sentito abbastanza, se è vero che in campagna elettorale il ripristino dei lampioni accesi di notte in tutta la città era stato uno dei cavalli di battaglia del candidato sindaco Federica Finco (per la quale fu coniato persino lo slogan “IlluminiAmo Bassano”), rimasta - nonostante ciò - al palo.

Il boulevard pedonale del tratto sud di Viale delle Fosse ieri sera alle 21.45 (foto Alessandro Tich)

Sarà per questo che, forse, la nuova Amministrazione bassanese non sembra includere l'eliminazione del buio procurato tra le sue priorità, nonostante una mozione per il ripristino dell'illuminazione pubblica notturna presentata a luglio in consiglio comunale dalla consigliera Tamara Bizzotto della Lega Nord. Mozione che è stata respinta al mittente dalla maggioranza.
Motivazione: il parco illuminazione del territorio comunale (8100 punti luce) è di vecchia generazione e consuma molto di più delle attuali e più moderne tecnologie di illuminazione sostenibile. Occorre pertanto sostituirlo, prima di ridare il “Fiat Lux” a tutta la città anche nell'ottica del risparmio energetico, ma le somme per le spese da sostenere sarebbero notevoli e impossibili da attingere dal bilancio comunale.
Il vicesindaco e assessore alla Cura Urbana Roberto Campagnolo ha comunque auspicato il rinnovo della dotazione delle luci urbane “in tempi brevi”, ma il sistema per arrivarci (come ad esempio un accordo pubblico-privato o un'iniezione di risorse ad hoc con un ulteriore ricorso all'indebitamento, parola peraltro quasi vietata dall'attuale governo cittadino) è ancora tutto da stabilire.
La questione, oggi come oggi, resta quindi ancora sospesa nel limbo dei “vedremo” e “valuteremo” e la nuova era dell'oscurantismo polettiano, in vigore fino a data da destinarsi, è un dato di fatto.
Scrivo queste note perché ieri sera il turno di spegnimento dei lampioni ha interessato, ancora una volta e “a macchia di leopardo”, alcuni punti cruciali del centro storico. Dove il buio procurato, grazie anche alle vetrine illuminate dei negozi, magari non crea quell'atmosfera di isolamento notturno tipica dei quartieri più periferici toccati dal provvedimento ma dove comunque - in una città che si riempie la bocca di parole come turismo, accoglienza e vivibilità - l'effetto-coprifuoco viene inevitabilmente moltiplicato.
Un black-out che ha ottenebrato, tra le altre, piazza Garibaldi e la zona di piazzale Trento con via Remondini. Buio anche al parcheggio “Le Piazze” e in via Chilesotti, ovvero il viale della stazione ferroviaria, la quale fortunatamente brillava di luce propria: comunque non certamente il massimo, vista l'ora e la zona, in quanto a condizioni di sicurezza.
Il culmine delle “tenebre” è stato però raggiunto in viale delle Fosse, spento totalmente nel tratto compreso tra piazzale Trento e il semaforo all'altezza dell'intersezione con via da Ponte e l'ex Ospedale. 300 metri - o giù di lì - di oscurità assoluta, squarciata solamente dai provvidenziali fari delle automobili: davvero un'impresa, per chi aveva parcheggiato l'auto sotto gli alberi, scorgere a occhio nudo la propria vettura.
Il buio ha coperto anche l'attraversamento pedonale del viale all'altezza della via della stazione, che già in condizioni normali, alla sera, non è il massimo della luminosità. Ho attraversato due volte, andata e ritorno, le zebre oscurate per provare l'effetto Mogol-Lucio Battisti (“A fari spenti nella notte...”) e vi assicuro che l'adrenalina non è mancata.
Niente male, per essere l'ottava città del Veneto e aspirante città turistica da “marketing territoriale” che in questo periodo di estate avanzata - maltempo permettendo - dovrebbe invece creare le condizioni necessarie e sufficienti per richiamare la gente a frequentare il centro nelle ore serali.
E allora auspico che il sindaco Poletto, con la sua Amministrazione, non faccia come il “Re Tentenna”, soprannome dato al re Carlo Alberto di Savoia perché troppo indeciso, ai suoi tempi, nel concedere le riforme. I tempi ormai sono fin troppo maturi, e la pazienza dei cittadini - propaganda elettorale a parte - fin troppo messa a dura prova, per dire che la soluzione al problema del buio cittadino va affrontata una volta per tutte senza se e senza ma.
Perché la sicurezza e la vivibilità di Bassano vanno garantite alla luce del sole, anche dopo il tramonto.

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