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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Marchio d'Area Volkspartei

“Un Ponte di Stelle”: uno chef stellato altoatesino e sette chef del nostro comprensorio sposano la causa di Territori del Brenta. Sul senso e sullo scopo della serata, alcune nostre considerazioni

Pubblicato il 02-12-2016
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Eccoli qua, nella foto pubblicata sopra e scattata dal nostro Gianpaolo Giampi Giacobbo, gli otto testimonial culinari del Marchio d'Area Volkspartei.
È il “modello Alto Adige”, infatti, l'esempio di riferimento del Tavolo di Marketing Territoriale Territori del Brenta che da tre anni a questa parte sta gettando, con non poca fatica, le fondamenta dell'ambizioso progetto dello sviluppo dell'attrattività d'area del nostro comprensorio in prospettiva turistica.
Nella Provincia Autonoma a statuto speciale il Marchio d'Area è una realtà consolidata. E sotto l'ombrello del marchio di destinazione “Alto Adige-Südtirol” vengono promosse e coordinate le diverse attività di valorizzazione e comunicazione del territorio locale.

Da sin.: Alex Lorenzon, Riccardo Antoniolo, Martino Zardo, Alessio Longhini, Norbert Niederkofler, Giovanni Scapin, Alessandro Favrin, Teo Zanus (foto Gianpaolo Giacobbo)

Ci sono poi persone che fanno marketing territoriale, attirando turismo, semplicemente con il loro lavoro.
È il caso di Norbert Niederkofler. Professione: chef. Ubicazione: ristorante St. Hubertus, San Cassiano in Alta Badia. Segni particolari: 2 stelle Michelin.
Il suo è quasi un prototipo di promozione del territorio attraverso l'alta cucina.
Ma anche attraverso la riscoperta dei prodotti della natura e dell'agricoltura del luogo, parte fondante dei suoi menù.
La sua attività in Alta Badia è a sua volta un generatore di economia: molti giovani si sono dati all'agricoltura e altri talenti sono cresciuti in cucina.
È insomma uno chef che fa reparto da solo: ma attorno al quale, nella sua area di riferimento, sono nate e stanno ancora nascendo interessanti potenzialità imprenditoriali. Il tutto premiato da costanti flussi di visitatori che arrivano a San Cassiano per vivere il cosiddetto “turismo esperienziale”: fatto di gusti e sensazioni oltre che di bei paesaggi da fotografare.
Sembra una puntata di Heidi, ma è proprio così.
Ed è convinzione dell'associazione Territori del Brenta che un simile approccio fatto di alta cucina, di rinnovata cultura gastronomica e di riscoperta della ruralità nel piatto possa rappresentare un'eccellenza in grado di richiamare anche da queste parti nuovi flussi di turismo sostenibile.
Il problema, tuttavia, è sempre lo stesso: i talenti dei fornelli qui non mancano, alcuni dei quali - peraltro anche giovani - davvero di prim'ordine.
Ma manca ancora un “disegno” che faccia percepire i Territori del Brenta (li chiamo sempre così, se scrivo “Bassano” o “il Bassanese” poi gli strateghi del Tavolo di Marketing Territoriale mi sgridano) come una destinazione turistica da scegliere, accanto ad altre attrattività, anche per i piaceri del palato.
E così, per il secondo anno consecutivo, il ristorante Villa Ca' 7 di Bassano del Grappa ha ospitato l'evento “Un Ponte di Stelle”, cena di gala per la promozione del Marchio d'Area voluta e organizzata dall'associazione Territori del Brenta, rappresentata nell'occasione dai due co-promotori del progetto di Marketing Territoriale Massimo Vallotto e Roberto Astuni.
La cena di gala, come l'anno scorso, ha proposto una parata di piatti degna di tale nome. Ma più che sui copiosi contenuti enogastronomici della serata, in questa sede mi concentro sul senso e sullo scopo dell'appuntamento conviviale.
La formula dell'evento ha ripetuto e “raddoppiato” quella dello scorso anno. Protagonista della serata è stato difatti ancora una volta Norbert Niederkofler, giunto nuovamente dalla sua Alta Badia per dimostrare, con le sue creazioni culinarie, che una cucina di alto livello basata sui prodotti del bosco, dei prati, dei frutteti e della campagna non è una missione impossibile.
Ma assieme a lui hanno proposto le loro pietanze - con la stessa filosofia gastronomica mirata alla valorizzazione dei prodotti locali e collaborando reciprocamente - anche altri sette chef del nostro comprensorio.
Ovverosia, in ordine strettamente alfabetico: il raffinato ricercatore del gusto Riccardo Antoniolo (800 Simply Food, Bassano); il bravissimo bassanese tra le Dolomiti Alessandro Favrin (Ristorante La Corte del Lampone, Hotel Rosapetra, Cortina d'Ampezzo); l'affermato allievo di Niederkofler Alessio Longhini (Stube Gourmet, Hotel Europa, Asiago); il geniale cuoco “padrone di casa” Alex Lorenzon (Villa Ca' 7, Bassano); l'inossidabile “marchio di garanzia” Giovanni Scapin (Antica Trattoria Da Doro, Solagna); l'altamente creativo Teo Zanus (Cucina Teochef, Bassano) e il maestro del buon gusto Martino Zardo (Osteria Al Portego, Cittadella).
Niederkofler, dalla sua, ha una caratteristica molto positiva: è uno che non se la tira. La qual cosa non può certo dirsi di altri suoi sussiegosi colleghi che si fregiano delle stelle della Guida Michelin. L'unione di intenti nella cucina del Ca' 7 è pertanto filata liscia come l'olio. Ovviamente di Pove.
Onore al merito, dunque, ai “magnifici 8”: il loro lavoro di squadra, che non ha coperto e ha anzi evidenziato le rispettive personalità, ha prodotto un menù davvero degno delle aspettative, come confermato dai commenti a tavola e dagli interventi al microfono del noto giornalista ed enogastronomo Paolo Massobrio e del due volte campione del mondo di Rally, nonché appassionato di enogastronomia, Miki Biasion.
Applausi, consensi e soddisfazione. È la sintesi della risposta dei commensali.
Ma cosa rimane dopo cotanta dimostrazione di arte culinaria, quando delle specialità degustate resta solo il ricordo e il buon Niederkofler se ne è tornato nella sua splendida Alta Badia? È una domanda che è lecito porsi, vista la motivazione della cena di gala. La quale, in quanto tale, era rivolta a un pubblico di élite e non alla cittadinanza diffusa.
Resta intanto molto lavoro ancora da fare per la promozione del Marchio d'Area ovvero per la diffusione della “consapevolezza”, nel territorio, su questa carta da giocare per costruire dalle nostre parti un rinascimento turistico.
Ossia, come ha detto nell'occasione Massimo Vallotto, “per generare economia e creare nuovi posti di lavoro, come fanno altri territori, con un punto di riferimento che è il Trentino e l'Alto Adige”.
Ma serve lavorare per fare anche in modo che i Territori del Brenta - di cui fanno parte a pieno titolo gli artisti dei fornelli che hanno dato sfoggio del loro talento al Ca' 7 - si trasformino da “insieme di distinte personalità” a “sistema”.
Il Marchio d'Area, qualora diventasse realtà, è un segno di identità territoriale condivisa. Significa quindi, anche e soprattutto, remare tutti nella stessa direzione e non solo nella pur prestigiosa occasione di una serata di gala.
E arriverà il momento - e lo auspico sinceramente, senza timore di essere frainteso - in cui i Territori del Brenta non dovranno più avere bisogno di un Norbert Niederkofler per promuovere se stessi.
Vorrà dire che la consapevolezza territoriale sull'attrattività d'area come volano di una nuova economia turistica è stata finalmente raggiunta.
E che la macchina delle eccellenze locali, in primis enogastronomiche, si starà muovendo con le proprie ruote. E gli pneumatici non dovranno essere necessariamente Michelin.

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