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Stefano Poda: “Il mio Nabucco è un ritorno all'antico”

L'opera verdiana apre questa sera il cartellone 2012 di Bassano Opera Festival. Parla il regista, scenografo e costumista dell'allestimento bassanese, artista di fama internazionale: “L'intento è quello di recuperare la magia dell'arte pura”

Pubblicato il 30-11-2012
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Elena Pavan

Il Nabucco di Giuseppe Verdi non è solo il “Va' pensiero”. E' la pietra miliare da cui è partito un modo nuovo di intendere il teatro d'opera italiano, capace di fondere i grandi quadri della storia del passato con l'intensità delle espressioni individuali, fissate nella grandezza di una partitura che dimostra ancora ai giorni nostri una vibrante e sorprendente attualità.
E' l'impegnativa sfida con la quale Bassano Opera Festival 2012 inaugura il suo cartellone, con la doppia rappresentazione di questa sera, venerdì 30 novembre ore 20.30 e di domenica 2 dicembre alle 15.30 al PalaBassano.
Una nuova sfida - come lo è, del resto, ogni nuova rappresentazione di un'opera del repertorio tradizionale - anche per chi ne firma l'allestimento: Stefano Poda - talento italiano impostosi all'attenzione del pubblico internazionale in quasi vent'anni di carriera sviluppata prevalentemente all'estero - che del Nabucco “bassanese” cura la regia, le scene, i costumi e le luci.

Stefano Poda: "Un allestimento che va oltre la tradizione, il preconcetto, il cliché e la moda"

Poda è infatti tutto questo: regista lirico, scenografo, costumista e light designer. Più settori creativi riuniti in un'unica dimensione artistica per dare all'interpretazione operistica, come spiega la sua biografia, “la rigorosa unità estetica di un teatro fondato sulla totalità delle arti e rivolto a una percezione integrale, plastica e ricca di visioni”.
In Spagna il quotidiano El Paìs lo ha definito “una mente che sa pensare in termini di palcoscenico”. “I suoi - ha ancora scritto il quotidiano spagnolo - sono allestimenti tremendamente carichi concettualmente, con intricate seconde e terze letture, che però funzionano anche alla prima, nell'immediatezza della sensualità scenica.”
Morale della favola: la regia operistica di Poda racchiude in contemporanea una doppia chiave di interpretazione ad hoc sia per il melomane, che dalla rappresentazione sul palco ricerca dettagli e sensazioni da navigato esperto, che per lo spettatore “novizio” che si avvicina al mondo del melodramma per la prima volta.
“Il mio è un tipo di lavoro per persone che o hanno una cultura e sensibilità estremamente particolare, oppure sono vergini - conferma Stefano Poda a Bassanonet -. E' un Nabucco che si apre quindi una fascia intermedia di pubblico andando oltre la tradizione, il preconcetto, il cliché e la moda. L'intento è quello di recuperare la magia dell'arte pura, qualcosa che nasce oltre la verbalità del testo. E' come la messa in latino per il credente, un mistero che supera la codifica del linguaggio.”
“Lo spettacolo non è iconografico e non segue la moda della trasposizione del dramma nell'epoca contemporanea - sottolinea ancora il regista -. E' un allestimento che vorrebbe essere antico, per permettere a chi già conosce l'opera o a chi si accosta al Nabucco per la prima volta di riscoprire o di scoprire la partitura, e di scoprirla veramente.”
E' allora? Viva Verdi, in versione speciale per un pubblico contemporaneo ma attento alle radici del linguaggio della musica.
“Non è un Nabucco tradizionale, e non è moderno: è antico - conclude Poda -. Un teatro semplice, primitivo, fatto di terra e luci di candela. Niente tecnologia, niente moda, niente trasposizioni concettuali. L'allestimento ha il proposito di togliere il rito dell'abitudine e di sedurre, attraverso la rappresentazione di tematiche universali e eterne, per ogni latitudine.”

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