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Federico Visentin, presidente nazionale di Federmeccanica e amministratore delegato di Mevis S.p.A., non nasconde le difficoltà che il settore manifatturiero dovrà affrontare nel 2025.
Tra costi energetici in aumento, crisi delle forniture, riduzione del personale e stagnazione economica, il panorama appare sfidante, soprattutto per il Nordest, cuore pulsante della manifattura italiana. Tuttavia, Visentin invita a non arrendersi alla congiuntura negativa, esortando le imprese a ripensare i propri modelli di business e a investire su innovazione e aggregazione.

Federico Visentin, presidente nazionale di Federmeccanica
Il 2025 sarà un anno complesso, ma non possiamo restare fermi
Secondo Visentin, il 2025 si prospetta come un anno di stallo per molte imprese. Nei prossimi sei mesi, una su cinque prevede di ridurre il personale, mentre il 41% teme un peggioramento del portafoglio ordini. Anche la liquidità delle imprese continua a deteriorarsi, e appena il 30% delle aziende dichiara di voler incrementare gli investimenti.
“Sono segnali preoccupanti”, afferma Visentin, “che richiedono risposte pronte ed efficaci”.
A peggiorare la situazione contribuisce l’aumento delle richieste di cassa integrazione, che ha visto un’impennata del 14% in Friuli Venezia Giulia e del 50% in Veneto.
“È evidente che le crisi non sono più limitate al settore auto, ma si stanno diffondendo ad altri comparti industriali”, osserva.
Crisi energetica: una tempesta prevedibile
Un’altra spina nel fianco delle imprese italiane è il costo dell’energia, ulteriormente aggravato dal taglio delle forniture di gas naturale dalla Russia.
“Era un problema prevedibile”, sottolinea Visentin, che critica la mancanza di un piano nazionale per affrontare la crisi energetica.
“Draghi aveva cercato di calmierare i costi, ma ora non vediamo iniziative concrete dal governo. Gli Stati Uniti sono pronti a venderci gas a prezzi elevati, ma questo non risolve il problema strutturale della competitività energetica”.
Manovra finanziaria deludente
Visentin si dice profondamente deluso anche dalla recente Manovra finanziaria, che definisce “timida e poco coraggiosa”. Tra le principali critiche, la mancanza di semplificazione normativa per l’industria 5.0 e l’esiguità dei fondi per il settore automotive. “Abbiamo perso un’occasione importante”, dichiara, riferendosi al taglio dei contributi per l’automotive, passato da un miliardo l’anno a soli 200 milioni per il 2025. Anche l’Ires premiale, pur interessante, esclude molte aziende che fanno ricorso alla cassa integrazione, penalizzando ulteriormente le imprese in difficoltà.
Transizione verso l’auto elettrica: un percorso insostenibile
Un altro tema caldo è la transizione verso l’auto elettrica, che Visentin ritiene insostenibile nei termini attuali. “Il 2035 full electric è un obiettivo punitivo e irrealistico”, avverte. “Serve un approccio più pragmatico, con una revisione del calcolo delle emissioni di CO2 e una maggiore collaborazione tra i Paesi europei”. Pur apprezzando l’iniziativa del governo italiano di anticipare la verifica al 2025, Visentin teme che il cambiamento arrivi troppo tardi.
La strada per il futuro: innovazione e aggregazione
Nonostante il quadro critico, Visentin invita le imprese a guardare avanti. “Dobbiamo uscire dalla comfort zone e cogliere questa crisi come un’opportunità per ripensare i nostri modelli di business”, sostiene. Tra le priorità, investire in ricerca, sviluppo e digitale, oltre a favorire le aggregazioni tra imprese per creare realtà più strutturate e competitive. Allo stesso tempo, chiede allo Stato politiche attive per la formazione e il sostegno alle imprese.
Visentin lancia un appello alla politica e agli imprenditori: “Non possiamo permetterci di restare fermi ad aspettare che le cose migliorino. Serve coraggio, visione e determinazione per guidare il cambiamento e uscire più forti da questa crisi”.
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