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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

In tutte le salse

Quando il cibo diventa cultura. Tutto esaurito alla Trattoria Da Doro a Solagna per la rappresentazione sul ruolo sociale della cucina tradizionale proposta da Saga Salsa, la cena spettacolo di Operaestate Festival

Pubblicato il 05-08-2022
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Parla come mangi. Soprattutto se si sta parlando del mangiare e di come dietro al cibo emergano racconti di famiglia e di vita.
È il filo conduttore di Saga Salsa, la cena spettacolo di Operaestate Festival 2022.
Una serata dove non c’è confine fra tavolo e palcoscenico e dove gli spettatori diventano commensali, per vedere tre attrici in azione e ascoltare storie raccontate tra una portata e l’altra.

Un momento della cena spettacolo preso dal ‘dietro alle quinte’ (foto Alessandro Tich)

L’arena dell’evento del Festival è la Trattoria Da Doro di Solagna, trasformata per l’occasione - e ancora un volta - in un luogo di teatro all’aria aperta. Tutto esaurito per l’appuntamento e pubblico accomodato su due file di tavoli allestiti sull’ansa del borgo tra via IV Novembre e via Ferracina su cui si affaccia il locale, pittoresco tratto lungo la strada principale del paese che per l’occasione viene chiuso al traffico.
No problem per i residenti solagnesi: a Solangeles, come viene spiritosamente chiamato dagli stessi il primo Comune a sud della Valle in sinistra Brenta, le vie alternative per arrivare a casa non mancano di certo.
Il canovaccio attorno a cui si sviluppa la trama dello spettacolo da vedere e da gustare è la vicenda che vede per protagoniste tre donne di tre generazioni diverse - una nonna, una mamma e una figlia -, interpretate da Francesca Albanese, Silvia Baldini e Laura Valli, dirette da Aldo Cassano. Sono le conduttrici del ristorante di famiglia, che diventa il luogo e insieme l’argomento di una rappresentazione in cui il passato viene messo in tavola e dove il pasto da consumarsi non è fatto solo di cibo ma anche di emozioni, sapori e storie.
Il pubblico è invitato ad entrare nella narrazione e a diventare non solo spettatore ma anche commensale del ristorante di famiglia, in quello che è proprio l’ultimo giorno di apertura del locale. Sul pubblico esercizio a gestione familiare, onore e vanto delle tre donne, incombe infatti una minaccia: potrebbe infatti essere costretto a chiudere definitivamente i battenti. Da qui la nascita di un turbinio di dubbi e paure per le tre protagoniste: finirà la saga della preparazione della salsa al pomodoro, la vita intorno ai tavoli, l’esistere in relazione a che cosa mangi e come cucini?
Il mangiar bene e il rito della tavola sono messi a rischio dalla proposta di fare di quel locale un luogo del consumo veloce di cibo, del mangiare spuntini e panini appollaiati su uno sgabello con davanti un vassoio, invece di mettere le gambe sotto al tavolo e prendersi un tempo di piacere e condivisione del desco.
Le padrone del locale si trovano così a dover affrontare un dilemma quasi interiore: da un lato scegliere se continuare a perpetrare la tradizione del ristorante di famiglia, continuando a consumare la loro vita tra i tavoli e le portate, dall’altro compromettere l’identità del locale, trasformandolo in luogo del consumo veloce e superficiale.
Tradizione versus Fast Food: un problema reale per la ristorazione contemporanea.
La scelta sul futuro incombe e conduce al racconto di una saga familiare strettamente connessa al cibo e alla preparazione di un piatto speciale: la tradizionale salsa al pomodoro di famiglia, sublimata dal canto in coro dell’inconfondibile “Viva la pappa col pomodoro” del Nino Rota e del Gian Burrasca del tempo che fu.
Fra un susseguirsi di parole, azioni e suoni il cibo diventa la scenografia olfattiva e visiva, protagonista dei racconti. Piatti, bicchieri, vassoi e grandi applausi.
Lo spettacolo porta la firma di Qui e Ora Residenza Teatrale, compagnia artistica di Milano ma con le radici nel Bergamasco, dove si è costituita nel 2007, che opera in ambito nazionale e internazionale con produzione di spettacoli, organizzazione di rassegne, curatela di laboratori e inchieste teatrali. Lavora su una “drammaturgia autografa” e cioè di propria produzione e ama confrontarsi e collaborare con altri artisti per dare vita alle proprie opere.
L’opera presentata a Solagna per Operaestate affronta un tema antico come il cibo: siamo ciò che mangiamo e anche il modo di mangiare incide sul nostro benessere. Una riflessione sul ruolo dell’alimentazione non solo come necessità biologica ma anche come motore delle relazioni sociali e del dialogo tra le persone che si generano - nonostante l’epoca del cibo veloce e dei menù digitali - attorno alla tavola.
Chi non ha recitato ma si è comunque calato perfettamente nella parte è stato lo staff della Trattoria Da Doro, trasformato per una sera nel personale del ristorante delle tre protagoniste. Ritmi ben studiati per creare un continuum tra le entrate e uscite dei piatti e le fasi dello spettacolo nell’intertempo tra le portate.
Un applauso dunque anche al ristoratore Giovanni Scapin alias “Doro”, alla moglie Annamaria, al caposala Serse Stevan e a tutta la squadra: loro la loro salsa al pomodoro, presa a simbolo della cucina tradizionale locale, continuano a prepararla e a servirla tutti i giorni, in stretta e orgogliosa conduzione familiare. Coi tempi che corrono, e col cibo che nei Fast Food corre ancora di più, è una gran cosa.

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