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Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
A tu per tu con Bepi De Marzi
Tra slanci d’amore e d’odio per il silenzio
Pubblicato il 09-12-2009
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Un Alfiere per un alfiere. Lei è sempre stato una voce di primo piano anche per la sua attenzione per l’attualità. L’alfiere va in battaglia su caselle bianche o nere e si sacrifica... per il suo Re.
Il mio Re, il mio Dio. Sarei pronto a donare tutto me stesso per una Chiesa povera tra i poveri. Sogni! Il papa legge discorsi vestito da prezioso cioccolatino. Intanto il potere dello Stato ci sta furbescamente etichettando in guelfi e ghibellini.

il Maestro Bepi De Marzi
Dov’è Maestro, la sua “Contra’ de l’acqua ciara”?
Dove si sapeva stare in silenzio aspettando la meraviglia delle stagioni. E il ritorno degli amori.
“L’acqua ciara” che è dono e vita, e che dovrebbe essere di tutti.
Altro sogno. Ora abbiamo anche chi si impossessa delle fonti e dei ruscelli. L’uomo che è al potere sta vendendo anche le nostre lacrime.
Il suo incontro con la fede. C’è sempre un attimo in cui ci coglie la consapevolezza delle scelte compiute, dei cammini “giusti” imboccati agli innumerevoli bivi della vita senza segnalazioni, quelli che tanto spesso si incrociano in montagna.
La fede di mia madre e di mio padre. Poi i preti della fatica e del coraggio. Gli anni con padre Turoldo. Sono stato fortunato. Da lì i miei canti sacri. Anche il lungo lavoro dei Salmi. Pur senza cercare, tutto mi è stato posto davanti sapendo che avrei scelto la fatica e l’inquietudine.
In vetta c’è il canto del silenzio. Restituire in musica la magia di una nevicata è un dono dato alla poesia. In alta quota si ascolta una musica che avvicina al Cielo, al Signore delle Cime.
Oh, la neve! Maria, per me, è un turbine di neve leggera. Anche una carezza di vento. Nessuno mi crede, lo so, ma so ben vivere le contraddizioni. Il mio più grande amore è il silenzio.
L’uomo in guerra, quello cui lei ha dedicato tanta musica e tante parole, è un uomo più vero e più degno di essere cantato?
È l’uomo della sofferenza, dell’incredulità davanti alla follia. L’eroismo è disperazione. Rigoni Stern mi raccomandava “Vai e racconta quanto abbiamo sofferto”. Sto con Don Milani che diceva “L’obbedienza non è una virtù”.
L’immagine universale che in moltissime culture rappresenta la “Verità” è quella di una madre che allatta al seno. E’ questa l’intuizione forse non percepita con la mente, ma sentita con il cuore, che commuove e incanta di chi ascolta la sua Ave Maria?
Dell’Ave Maria, si sa, sono vere solo le prime parole. Il resto è devozione. Filastrocca. La melodia che mi ha preso la mano e il cuore sale e sale nella speranza. Quanti anni sono passati! Ora canto Maria viene dal mare sui barconi della disperazione. E c’è chi, usando a fini politici la croce di suo figlio, la respinge nel deserto della morte.
Un messaggio di pace da un alfiere. E’ la bellezza che salverà il mondo?
È venuto dai campi e dalle colline il papa buono con parole d’amore. Ora stanno distruggendo la sua opera. Ma tornerà, ne sono certo. Dio non può lasciarci in questa amara solitudine. Tornerà con parole familiari. Canterà le storie delle contrade, delle periferie, anche delle terre desolate dove andrà a cercare l’alba senza tremori. Bellezza e poesia. Braccia aperte. Mani che cercano mani. E sorrisi fraterni.
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